Sui nostri quattro giorni a Barcellona, regalo collettivo per il compleanno del Mostrillo Alejandro .
Ho scoperto che i viaggi mordi e fuggi non fanno per me: ho bisogno di troppo tempo per ambientarmi, soprattutto se mi sposto in aereo (d’obbligo, in questi casi).
Ma il soggiorno si è rivelato più che gradevole, grazie alla sistemazione: un micro appartamento a Santa Caterina, quartiere piuttosto centrale, in zona pedonale, con LA finestra affacciata su una piazzetta che offriva, oltre al mercato rionale: Kebab, Pizza Paco, ristorantino tipico gestito da due ragazze italiane (e cuoca Catalana), un bar tipo happy-hour e uno tipo bicér de vin, in cui seguire la partita Barça-RealMadrid (purtroppo perduta); e, soprattutto, schiere di ragazzini/e con pallone che dalla strada chiamavano: Alejandro!!! Clemente!!! Vamos a jugar! (in Spagnolo, dato che al Catalano non eravamo preparati).
Insomma, a parte las Ramblas, Gaudì, el Barrio; Le chiese, le tapas, il flamenco… e soprattutto CAMP NEU (lo stadio) che ci ha preso un giorno intero… la solita vita
Ma non a tavola.
La cosa che più mi è piaciuta,
oltre alla vita di quartiere? Il ponte girevole! e IL VENTO, e gli spostamenti coi mezzi pubblici, quando i piedi si rifiutavano di portarci oltre.
(segue)