STRATEGIA DELLA TENSIONE QUOTIDIANA

 
( Sul  treno  da  o  per  Zonzo )   
 
Mostrillo – mio figlio – dorme; è il solo, ma la sonnolenza è diffusa; sferragliare di rotaie…  luci nel buio di case intraviste dal treno…
Dall’altoparlante, improvvisa, una voce: “Due agenti della Polizia Ferroviaria nell’ultima carrozza…  Due agenti della Polizia Ferroviaria nell’ultima carrozza…”
Càpita: qualcuno colto da malore, oppure una valigia abbandonata, od un portoghese che non vuole – o non può – pagare il biglietto… Niente di particolare, insomma. Tranne una cosa: noi SIAMO nell’ultima carrozza!!
E’ del tipo open- space, in cui si vede tutto quel che accade.
Siamo in nove, più uno sulla piattaforma della “ritirata” (ma rientrerà a precipizio).
Controllo: è proprio l’ultimo vagone, guardandomi alle spalle vedo fuggire i binari.
Tutto procedeva come di consueto, all’insegna della più discreta ed educata disattenzione sociale: Un breve cenno del capo al dirimpettaio, una sbirciata alle sue scarpe (ricambiata), una sua celata curiosità per il titolo del libro in mano mia (io, idem).
Gli altri passeggeri? Mah..! Indifferenza percettiva reciproca.
Questo, fino al momento dell’annuncio.
Dopodiché, in pochi secondi tutti si alzano in piedi; io li imito.
Guardiamo a destra, a sinistra, davanti, dietro; ci studiamo l’un l’altro, chi incredulo, chi sospettoso; tutti, comunque, con atteggiamenti da film western.
TUTTI CONTRO TUTTI:  CHI SPARERA’ PER PRIMO ?
Il messaggio ci ha messo in allarme, ma qualcosa ci sfugge:
Dov’è il pericolo?
Ci risediamo, ma rimaniamo rigidi.
Rompo la tensione dicendo, futilmente, al dirimpettaio: Ma questa è l’ultima carrozza! E lui, sorprendendomi per l’affinità dei nostri pensieri: “Sembra una scena western!”
Dopo qualche minuto, invece dei Polfer arriva Tizio (sùbito segretamente bollato da noi tutti “un giovinastro”), uno magro e alto, che si pianta a gambe larghe in corridoio, ci osserva uno per uno, allarga appena anche le braccia…
 
E’ a questo punto che penso (ma è solo un lampo: il pensiero compiuto lo formulerò solo dopo, a “pericolo scampato”) che penso ad Orwell ed a un suo libro, in cui raccontava come le cronache di una guerra fittizia ottenessero una tensione che generava paura, e creassero situazioni che, alla fine, richiedevano per davvero l’intervento dei gendarmi o della Polfer.
Insomma, il massimo effetto sociale di allarme si otterrebbe quando il pericolo non c’è, o meglio, quando non è verificabile.
 
Per concludere la storia:
Tizio, scuotendo la testa, lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, gira i tacchi e se ne torna donde è venuto, scomparendo alla nostra vista.
Noi tutti tiriamo un sospiro di sollievo: CI HA RISPARMIATI !!!
 
Ed i Polfer?  Non arriveranno mai.
 
E i mandanti della strage di Bologna?..
E Ustica?..
E l’ Italicus?..