Rubo il titolo ad un romanzo per darlo a questo post, che dedico a un uomo che mi manca da più di sei anni, e a un’amica da uno soltanto.
Una notte di quasi undici anni fa, attraversando in auto
la Lunigiana, lui mi disse: “Cosa ci fa una nave sulla collina?” Era là, in gran pavese, con tanto di chiglia, fumaiolo, ponte di comando e murate fitte di oblò. “Ci fermeremo al ritorno, se non sarà salpata.”
Ripassandoci di giorno, apparve chiaro che una nave non era. Però rivelò un’altra sorpresa: il campanile della chiesa aveva tutta l’aria di essere un faro. “A Lanterna!” esclamò il mio compagno di viaggio, genovese.
Altre volte ripassammo, rimandando ogni volta la sosta: che mai si fece, perché salpò prima lui. Ma qualche mese dopo Mostrillo ed io fummo invitati da amici di amici a passare parte dell’estate nella loro casa di famiglia, diventata ‘residenza estiva’. In un paesino della Lunigiana, mai sentito nominare.