FRANCESCO E ANGELINA (a mia mamma e mio papà, bambini)

  FRANCESCO  E  ANGELINA
Stamattina, niente scuola.
Francesco si sveglia con tutta calma, si stira, sbadiglia e si gratta il naso.
Poi, la giornata prende una strana piega; va in bagno, beve dal rubinetto del lavabo e si sciacqua il viso; ma
quando si raddrizza per guardarsi allo specchio… PUFF…la stanza è sparita : la finestra in fondo e le tende bianche… i vasi di fiori e le saponette colorate… le piastrelle con le foto del mare… la doccia, gli accappatoi e tutte le cose che vedeva riflesse non ci son più.
Al loro posto, a dieci centimetri dal suo naso, SBAM!! IL MURO, contro cui gli sembra di sbattere la faccia.
Dov’è finito lo specchio ?!? Ieri sera era qui. Che scherzi sono?
I suoi sono usciti presto e non torneranno prima di cena; così non sa neanche con chi arrabbiarsi.
Gli pare che volessero cambiarlo, questo sì, ma smontarlo senza dire niente….
Rimuginando su questi pensieri, mentre si lava i denti, gli sembra di notare un pezzo d’intonaco diverso dal resto. Sarà l’umidità? No, no, sicuramente c’è sotto qualche mistero.
Prende il primo aggeggio che fa al caso suo – una lima per i piedi! – e raschia l’intonaco fino ai mattoni.
Tutti uguali. Anzi, tutti diversi, e perciò tutti uguali.
Volendo, ma proprio volendolo tanto, ce n’è uno forse un po’ stortino… inizierà a lavorare su quello.
Usa un paio di forbicine ricurve per attaccare la malta tra mattone e mattone, che è sabbiosa e si sgretola facilmente.
Quando le forbicine si rivelano troppo corte, trova un ferro più lungo (da calza, d’ora in poi inutilizzabile) e continua con quello; allorché gli sembra di essere arrivato abbastanza in profondità, cioè quando è stufo e ha fame, prova a smuovere il mattone.
Tira, spingi, molla, gira.. si muove! Con uno strattone a tradimento, ecco che gli rimane in mano, urrà !!
Sbircia incautamente nel buco e deve trattenere un urlo di spavento allorché, dall’altra parte, vede due occhi neri e assassini che lo fissano.
OH, NO! E’ la figlia dei vicini: ha due anni meno di lui ma lo batte nella corsa, è dispettosa e si dà un sacco di arie.
Si chiama Angelina, ma lui la chiama Diavolina.
E adesso? Non può chiederle Cosa ci fai lì? : logicamente, starà facendo la stessa cosa che fa lui. E nemmeno può rimettere a posto il mattone come se nulla fosse.
Così le dice: “Ci vediamo in giardino, alla scaletta.”
E ritappa il buco immediatamente.
Prende pane, cioccolato, latte, due bicchieri e va incontro al suo destino come l’eroe del suo libro preferito.
Mentre fanno colazione parlano, parlano, parlano… non sono poi così diversi, a parte il fatto che lui è un maschio, chiaro, e che è allampanato e biondo quanto lei è morettina e minuta.
Di sicuro, hanno in comune tre cose: amano ridere, leggere ed esplorare il mondo.
Così, terminata la colazione, si lanciano alla riscoperta del giardino che circonda le villette a schiera delle loro famiglie; c’era un recinto di divisione, ma, molti anni prima, era stato smontato e usato per costruire la capanna sul noce che troneggia dietro l’edificio, dove ci sono anche il garage e la rimessa degli attrezzi.
Francesco mostra ad Angelina il cespuglio nascosto ed inselvatichito che fa le rose più profumate del mondo; la tomba della sua tartarughina; uno strumento (sperimentale) che dovrebbe risuonare con la luna piena.
Angelina, in cambio, gli mostra come strisciare di nascosto nella rimessa dei vicini, dove una gatta ha fatto i gattini (da non toccare, eh!); gli mostra il suo nascondiglio di pietre focaie e una rientranza dove le piacerebbe allestire una sorta di teatro.
Ed è propri lì, curiosando tra altri oggetti, che scoprono gli specchi rimossi dal bagno. 
Si bloccano, trattenendo il fiato: dentro, ognuno nel proprio specchio, col giardino come sfondo, vi sono riflessi loro due , in pigiama e con lo spazzolino da denti appoggiato ad una pietra, che discorrono silenziosamente, come se si conoscessero da sempre.
E’ a questo punto che Francesco pensa: Chissà, se non ha il fidanzato, forse da grande la sposerò.

 

 Fine