sturiellett del 25 aprile

A OVEST DEL LAGO, 1945

Non conto più le primavere: sono così tante! Ma sempre, allo schiudersi delle viole, ripenso a quella bambina…

Non so che nome avesse, nessuno di noi mocciosi lo sapeva. Era approdata all’istituto prima dell’armistizio; dormiva poco, mangiava tanto, e taceva.
Anch’io tacevo appena arrivato; conoscevo solo il mio dialetto e non spiccicavo una sillaba; in compenso, minacciavo di spiaccicare il naso di chiunque osasse canzonarmi.
Poi, sapete come funzionano queste cose:
s’impara una parola (anzi, parolaccia) da scambiare coi compagni, si azzarda la prima frase, ci si fa il primo amico… ed è fatta, in un crescendo esponenziale. Al contrario, la muta scivolò in un circolo vizioso: iniziò male, restò tagliata fuori da quel branco di scervellati che eravamo e non poté che andarle peggio; qualcuno la maltrattava, qualcuno la compativa, ma perlopiù pensavamo che fosse scema e la trattavamo come tale. In classe la tempestavamo di biglietti derisori, se non proprio offensivi; tanto non è in grado di leggerli, pensavamo.
Del resto, non era facile avere a che fare con lei: ci guatava da lontano e non invogliava ad invitarla nei nostri giochi.

Stessa solfa con le suore: collezionando brutti voti metteva il muso e così, ci scommetto, perdeva la voglia di imparare alcunché.

Veramente non so se ci fosse qualcuno, o qualcosa, che la interessasse. A parte il trastullarsi con la terra. Quello sì, la appassionava: si era impossessata di un pezzetto di cortile sterrato e passava i giorni a seppellirvi roba manco fosse un cane, ad alzare argini come un castoro, scavare come una talpa e sporcarsi come un maiale; con cucchiaio e forchetta sottratti in mensa raschiava e rivoltava per ore quel riquadro di fango che il direttore chiamava giardino.
Con l’inverno smise di pasticciare; mentre noi ci sfinivamo a palle di neve, quella matta difendeva il suo pezzo di terra con tale ferocia e determinazione che nessuno osava avvicinarvisi; va da sé che divenne lei il nostro bersaglio preferito.
Poi la neve sparì e sparì pure lei, qualcuno se l’era venuta a riprendere.
Rivoletti gelidi serpeggiavano per il cortile, evaporando al primo tepore. Un tepore che rammolliva i nostri cuori, tant’è che dovetti confessare a me stesso di sentire la mancanza della scema, col rimpianto di non aver voluto scoprire qualcosa di lei, chissà, qualche storia avventurosa, un segreto, un mistero…

La fine della guerra civile si annunciò con musica, grida, richiami, campane in festa, campane e ancora campane che assediavano e scavalcavano le mura dell’istituto. Ci portarono sul terrazzo in alto a guardar lontano, cantare e sventolar bandiere. Sembrava che fosse scoppiata la pace!

Invece, finalmente, era scoppiata la primavera. Pareva che tutti i fiori avessero aspettato proprio quel giorno per sbocciare.
Fu così che, affacciandoci, restammo a bocca aperta: molto più in basso, sul pezzetto di prato dominio della scema, un ghirigoro di margherite, primule e violette sfolgorava sull’erbetta verde formando la scritta ‘Scemo chi legge’. Ci aveva fregato! Toccava a noi rimanere senza parole.

Non rivedemmo mai quella bambina; sarebbe stata contenta di sapere che, da quel momento, anziché la Scema la chiamammo Flora.

fine

30 pensieri su “sturiellett del 25 aprile

  1. finisce sempre così, a viver di rimorsi e rimpianti e per chi vive la solitudine , a trarne gloria solo dopo la sua scomparsa…
    Mi è piaciuto il tuo tocco poetico di accostare la fine della guerra allo sbocciare della primavera .
    baci

  2. Sì, la fine della guerra, il 25 aprile!!!! Non so se questa storiella l’ hai inventata tu o vissuta.. e poi che importa? E’ scritta con un lessico ricco e curato…. Brava Lillo!!!! Bacione

  3. Ma che splendida storia! Purtroppo è anche una metafora molto realistica dei rapporti umani che, troppo spesso, sono così superficiali da non lasciare il tempo alle persone di esprimere se stessi, di farsi conoscere o anche solo di scalfire ciò che appare ma spesso non è.
    Un caro saluto.

  4. E’ un’idea che hai approfondito con la scrittura oppure una storia vera? Scusami se ti faccio la stessa domanda… oggi in più ti mando un bacetto e ti auguro un sabato di serenità.

  5. Bel racconto. Istintivamente, avrei cercato di diventare amico di Flora. Mi piace quel genere di persone.

  6. Magari nella vita reale s’incontrasse ogni trent’anni qualcuno che lascia segni di sé così geniali, anche adulto. Capace di programmare di nascosto la terra di rispondere a tutti suscitando una colpevolezza che non si può riscattare e una perenne nostalgia solo da soffrire, in tutti. “Vi mancherò per sempre”, ma è incantevole il contrasto tra la grandezza del mezzo e il contenuto del messaggio proprio di una bambina. Veramente bellissimo, cara Lillo.

  7. Bellissima storia! E poi empatizzo e simpatizzo facilmente con chi vive ai margini (il mio primo anno di collegio ero una specie di Flora ma molto meno geniale).
    E tu sei proprio brava a coniugare significato e semplicità!
    Sei anche una blogger incivile, come hai ben detto tu: potevi anche lasciarmi il link dopo avermi invitata a leggere la sturiellett!! ahahahaha!!!!! :D :D

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