Klary ed Ugo:
LA GUERRA DEI BOTTONI 2
Come un fulmine a ciel sereno, senz’ombra di preavviso, Ugo si innamora. Non è l’ amore a prima vista dei dodicenni; bensì un amore a primo contatto.
Succede a scuola: vedendo incedere per il corridoio la bionda Klary, una tipa di terza media tutta piercing e abiti borchiati, se ne sente irresistibilmente attratto. L’interesse dev’essere reciproco, dato che lei, passandogli accanto, avverte la stessa sensazione.
I due si guardano pieni di stupore: “Ma come,” pensa lui “cosa c’entra con me questa valchiria?’’ E lei: “Ma come, da dove salta fuori questo microbo?’’ Nondimeno, quando la campanella decreta la fine dell’intervallo e dell’idillio, lo stupore rasenta lo sgomento.
La faccenda va avanti per un po’. La scintilla non sempre scocca: a volte, pur sfiorandosi, si ignorano. Ma quando accade… eccoli lì, occhi negli occhi, che faticano a staccarsi.
E’ immaginabile che prima o poi si rivolgano la parola: e infatti accade. Non è invece scontato che vadano d’accordo; invece accade anche quello.
Il seguito è facile da prevedere: cominciano con il dividersi la merenda a scuola e poi anche ai giardini; si scambiano il numero di telefono e poi libri e videogame; si invitano nelle proprie camerette e si imbattono nelle rispettive famiglie. Infine l’amicizia prevale sull’ amore, ma il sentimento che li unisce si è fatto forte.
Un pomeriggio che bivaccano a casa di Klary arriva il nonno di lei, Benjamin.
Si avvicina corrucciato a Ugo e lo apostrofa: “Dove hai preso questo?” “Mah… me l’ha comperato la mamma al mercato.” “No, non il cardigan: questo, il bottone che ostenti come spilla!” “Eh…” risponde un po’ imbarazzato Ugo “Me l’ha portato Diablo, il mio porcellino d’India; fa vita notturna e di certo conosce un sacco di ratti. Penso che venga… ehm… dalle fogne. Perché?” “Uhmm…” fa il nonno “sedetevi che vi racconto una storia.” Chiede a Ugo il suo gingillo e si schiarisce la voce.
“Quand’ero in guerra… Intendo la Seconda Guerra Mondiale, ignoranti!! Quand’ero in guerra, dicevo, avevo un bottone simile sull’uniforme, mimetizzato tra gli altri. Ma non era un bottone qualunque: ecco, vedete com’è fatto? E’ una bussola; un po’ rudimentale, ma provvidenziale, se ti trovi a dover scappare dai tuoi aguzzini e non sai da che parte voltarti. Funziona così: la si appende a un capello e si considera verso quale direzione volgono questi due punti fosforescenti nascosti: lì, c’è il Nord; il punto singolo indica il Sud. Non indovinereste mai quanti soldati inglesi siano riusciti a tornare a casa – come me – o almeno ad aver salva la vita grazie a una spillina come questa! A volte, purtroppo, il tentativo di evasione falliva, e allora bisognava far sparire il bottone; di solito lo si ingoiava… e… recuperava – vi lascio immaginare con che difficoltà – per poi ritentare la fuga.
Ma questo non lo racconta mai nessuno nelle eroiche cronache dal fronte, perché è la parte sporca della guerra… Non ridete, sciocchi!! I corpi a brandelli dei compagni… paura… puzza… Per noi combattenti – e purtroppo non solo – gran parte delle battaglie significava proprio questo. Insomma: lo si recuperava e si ritentava la fuga. A volte era impossibile riprenderlo, e allora addio, giù per lo scarico.
Ed ecco che il tuo topo indiano ne trova uno e lo porta proprio a te, un bambino italiano! ” Esclama il nonno, ritrovando il sorriso. “Non sono un topo! Cioè, non sono un bambino, e Diablo non è un topo!” finge di offendersi Ugo. Ma il nonno non ha ancora finito: “Altro che amore! Altro che irresistibile attrazione: tu con la tua bussola, lei con tutta quella ferraglia addosso!” E scoppia finalmente a ridere.
Questa volta è Klary a ribattere: “La mia non è ferraglia!!” Ma i due giovani sono molto impressionati e alla fine tacciono.
“Benedetti ragazzi!” conclude il nonno “ Io vedo questo bottone e ripenso alla guerra; per voi, invece, è una scusa per amoreggiare!”
E se li abbraccia commosso.
FINE
La ‘VERA LYNN’ del video (Vera Margaret Welch, Londra, 20 marzo 1917) è una cantante inglese, diventata nel 2009 la più anziana artista vivente ad entrare nella classifica dei 20 album più venduti del Regno Unito. Attiva soprattutto nel periodo della seconda guerra mondiale, si prodigò per portare conforto ai soldati inglesi al fronte e visitò, negli ospedali, le vittime dei bombardamenti. La canzone ‘We’ll Meet Again’ citata dai Pink Floyd diventò il simbolo delle persone che, separate dalla guerra, desideravano potersi un giorno reincontrare. (da Wiki, + o -)
Dieci e lode!
Grazie Maestra. Non è un po’ ferraginoso? (a proposito di ferraglia e calamite…)
Ma che spettacolo! Mi hai lasciato letteralmente a bocca aperta! Questo è un piccolo capolavoro
Ne avrei di sturiellett che mi piacciono, ma temo sempre che sian troppo lunghe… :-/
Dici di no?
proprio una bella storia. è vero, l’amore e l’odio sono due aspetti della stessa verità. il dualismo non esiste. lo yin e lo yang non sono solo una teoria.
Qualcuno (me :-D) direbbe che teoria e pratica ben combinate sono il lavoro compiuto!
Assolutamente ti proibisco di togliere questa chicca, innegabilmente imperdibile
E’ bellissima e non aggiungo altro.
Oh, ora che ho avuto la tua benedizione la oscuro – un coprifuoco fino a giugno!
(se ci riesco, senza rischiare di cancellarla…)
OT ti metto l’URL del video della bimba che scopre la pioggia
Come promesso.
Buona visione
Pura felicità!!!!!!!!!
(ps: il tuo video compensa quello d’apertura, ‘VERA’ , che mi stringe sempre il cuore e la gola… )
Le tue storie sono piene di sentimento , i due ragazzi, il nonno. Ma dimmi è tutto vero??? Un bacione lietta
Mannò! Non è TUTTO vero! Sono storielle ricamate intorno a fatti veri, meno fantasiosi; scritte per i miei familiari e dintorni (veri). Contenta che ti piacciano!
Vere o di fantasia scrivi molto bene e le tue storie si leggono benissimo. Non so come ringraziarti : mi hai inondato di commenti. Questa mattina quando ho aperto il pc, ho trovato tanta posta per me. Grazie di cuore. Sei stata molto cara. ciao–Lietta
Dedico volentieri tempo alle amiche, serve anche a me. (Tanti i commenti, perché tanti i tuoi post!)
Lo stesso oggetto può avere usi e significati (in questo caso anche ricordi) diversi a seconda di chi lo usi e lo guardi. Questo è certo. Non c’è da stupirsene. In questo caso suscita sentimenti del tutto opposti, ma è lecito e possibile anche questo.
Bella questa del carattere rifrangente degli oggetti!
Dai Lillo, trova il tempo per un nuovo post!!!! Attendo! Bacione Lietta
Al volo!