W i Remigini! (Sturiellett)

Qualcuno dei miei Visitors si chiama Remigio? Sì?

Allora AUGURI !

E a proposito di nomi, e di scuola, ecco la STURIELLETT scritta per la piccolina di un’amica.

 

M I A


“Buongiorno, bambini, sono il vostro insegnante. Mi chiamo Guido, e voi?”
“Io sono Chiara!” risponde pronta la morettina del primo banco, capelli corvini e occhi carbone.
“E io Bruno” esclama un grandone da sotto una zazzera rossa, da cui sbucano gli occhi verdi e il naso cosparso di lentiggini.

E’ il turno di Rose: viene dal Congo, e se non si può dire che sia proprio nera…beh, è marrone scurissimo; di fianco a lei c’è Angelo, che smette per un attimo di stuzzicare i compagni e si presenta, ridendo, con la sua aria da diavoletto.
“Non sarà facile ricordare questi nomi” pensa il maestro “son così discordanti da chi li porta!”

Difatti, la musona dell’ultima fila, interpellata, risponde seccamente: “Gaia.”

Io, invece, sono Patrizio” dice un bimbo accuratamente dimesso nei suoi jeans strappati e la felpa stinta.

Quindi è la volta di Serena, la bambina dagli dagli occhioni tristi; e di Massimo, che, manco a dirlo, è il più minuto della classe.
Manca la piccolina, tutta intenta a disegnare. I compagni la guardano incuriositi.

E tu come ti chiami? Sei dei nostri?” le si rivolge infine il maestro, bonario.

Lei ripone con cura i colori, si alza in piedi e dichiara con orgoglio: “Io sono Mia.”
“Ecco un nome che non dimenticherò di sicuro” pensa lui sorridendo.

 fine

R.R.IMG

Se Maometto non va al Mare….

 

 E’ ARRIVATO IL MARE.   Eccolo, dalla mia finestra.

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:-D    Non è vero!!!!!!!!!

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Eallora mi sa che ci andrò io ‘pirsonalmente di pirsona’, direbbe Catarella. Avrei già dovuto essere in Sicilia, e invece, anche per quest’anno, nisba. Sarò comunque al Sud, sull’isola di Corfù, da un’ amica: partenza improvvisa(ta)!

Purtroppo mi toccherà tornare per la fine del mese, dato che il Mostrillo si farà altre due settimane con gli Scout.

Avendo poco tempo a disposizione, piuttosto che i prediletti treni e traghetti ci serviremo dell’aereo, che non amo: la mia vita totalmente consegnata nelle mani di qualcun altro… Beh, va’, tutto sommato è meglio che ci pensi il pilota :-D !

L’unico vantaggio è che, avendo optato per il solo bagaglio a mano, viaggeremo leggeri, molto leggeri, AH! Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando giravo da sola, e nello zaino avrei potuto infilarmici pure io, pur avendo tutto l’indispensabile. 

Avete notato com’è facile e veloce preparare i bagagli quando si viaggia in auto? Quando ci si può caricare di qualunque ciarpame, che ‘non si sa mai’? Invece, ho iniziato a preparare la mia borsa ieri, e passo più tempo a levare roba piuttosto che a infilarcela.

Una cosa che resterà qui è il PC (e lo smartphone l’ho dato al Mostrillo), per cui vi saluto ora, dalla Terraferma benedetta. Viva l’Itaglia!

A presto, cari Visitors!

sturiellett extra Mundial

EXTRAMUNDIAL

1.

Comandante, finalmente abbiamo individuato l’area per l’ancoraggio della navetta. E’ perfetta  e, inoltre, vi sono forme di vita sorprendentemente affini alla nostra.”

“Bene. Allora, se il nostro Esploratore è pronto, si proceda al suo sbarco.”

2.

 Il campetto da calcio della scuola non aveva mai ospitato una partita di tale livello; forse, non s’era mai visto niente di simile nemmeno allo stadio olimpionico.

Il pallone pareva stregato, i passaggi erano velocissimi e fantasiosi, i calciatori – categoria ‘Pulcini’ – giocavano d’anticipo come professionisti; il risultato, però, rimaneva bloccato sullo zero a zero, grazie alle parate dei mini portieri che intercettavano i tiri più imprevedibili.
Proprio assistendo a quella memorabile partita, Nino decise di iscriversi alla squadra di calcio del quartiere.

3.

Comandante, è il vostro Esploratore che vi parla.
Quaggiù, le condizioni ambientali sono eccellenti, ma gli indigeni sono molto aggressivi.
Sono stato attaccato su tutti i fronti senza possibilità di dialogo e ho faticato parecchio a non essere ucciso a calci. Per un tempo interminabile mi han dato la caccia  tentando di spingermi in trappola, cioè una rete, anzi due, da cui, presumibilmente, sarei stato prelevato per esser poi divorato. Cosa strana, due di loro mi difendevano strenuamente dall’essere catturato; ed io, appena potevo, saltavo loro in braccio. Ma dovevano essere due pazzi, perché, come mi agguantavano, con una pedata mi rispedivano senza pietà nella mischia.
Poi, all’improvviso e senza motivo apparente, tutti hanno rinunciato all’inseguimento e se ne sono andati com’erano venuti, lasciandomi solo.
Allora ho esplorato i dintorni, ho scoperto parecchi individui della nostra razza,  completamente soggiogati: non mi rispondono, non reagiscono a nessuno stimolo  pur essendo tonici, elastici e in buona forma fisica. Temo che siano drogati, o terrorizzati.
Suggerisco il ricongiungimento con l’Astronave Madre, dove concordare un piano per trarli in salvo.
Col vostro permesso, vorrei essere prelevato al più presto.

4.

Il campetto era ormai deserto, solo Nino ciondolava trasognato.
Provò a calciare un pallone, e quello fece:
“AHI!”

 

fine

 

Aggiorno con un post scriptum: dai commenti constato che la sturiellett non è molto chiara… C’è qualcuno che l’ha capita? Devo risistemarla?

 

 

Sturiellett bambinett

Ho riaccompagnato a Milano la mia SuperZia Sandra, dopo un mese e oltre passato qui insieme. Dato che è uno spirito bambino -nel senso migliore del termine- le dedico questa filastrocca (scritta per la fine dell’anno scolastico di un’amica mia, maestra, appunto, d’asilo).

 

SANDRINA LASCIA L’ASILO

Ben nascosto nel nostro giardino,

ci sta un Orso Piccolino.

Annusa i rumori, accarezza gli odori,

osserva i sapori ed ascolta i colori.

E tutti i sassi vuole assaggiare

perché gli piace sperimentare.

Non si canta alle pietre, non si mangiano i fiori!”

Persino in tivù l’hanno detto, i Dottori!

E invece ci insegna la nostra Maestra

che tutto va visto da sinistra e da destra,

da sopra e da sotto, da dentro e da fuori..

ma soprattutto usando anche il cuore.

Io le ho creduto e comincio a capire,

con la mia testa già riesco a pensare.

Così, non son più quell’Orsetto Piccino,

ma un po’ mi dispiace lasciare il giardino.

 

 

Disegno di Daniela Rahel Schneider-Ventura

Disegno di Daniela Rahel Schneider-Ventura

Per Emergency

“Ciao, per favore condividete  :-) Spero in qualche commissione, a fronte di un contributo non a me ma ad Emergency.  Stefano”

(Chi è interessato si rivolga a me nel caso non riesca a contattare direttamente
https://www.facebook.com/jjstt/media_set?set=a.10203818943183359.1073741828.1513210082&type=1.

Se fate girare l’appello, grazie)

Locandine per eventi vari (40 foto)

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Mostra fotografica di Emergency Al Tempio D’oro

 

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sturiellett del 25 aprile

A OVEST DEL LAGO, 1945

Non conto più le primavere: sono così tante! Ma sempre, allo schiudersi delle viole, ripenso a quella bambina…

Non so che nome avesse, nessuno di noi mocciosi lo sapeva. Era approdata all’istituto prima dell’armistizio; dormiva poco, mangiava tanto, e taceva.
Anch’io tacevo appena arrivato; conoscevo solo il mio dialetto e non spiccicavo una sillaba; in compenso, minacciavo di spiaccicare il naso di chiunque osasse canzonarmi.
Poi, sapete come funzionano queste cose:
s’impara una parola (anzi, parolaccia) da scambiare coi compagni, si azzarda la prima frase, ci si fa il primo amico… ed è fatta, in un crescendo esponenziale. Al contrario, la muta scivolò in un circolo vizioso: iniziò male, restò tagliata fuori da quel branco di scervellati che eravamo e non poté che andarle peggio; qualcuno la maltrattava, qualcuno la compativa, ma perlopiù pensavamo che fosse scema e la trattavamo come tale. In classe la tempestavamo di biglietti derisori, se non proprio offensivi; tanto non è in grado di leggerli, pensavamo.
Del resto, non era facile avere a che fare con lei: ci guatava da lontano e non invogliava ad invitarla nei nostri giochi.

Stessa solfa con le suore: collezionando brutti voti metteva il muso e così, ci scommetto, perdeva la voglia di imparare alcunché.

Veramente non so se ci fosse qualcuno, o qualcosa, che la interessasse. A parte il trastullarsi con la terra. Quello sì, la appassionava: si era impossessata di un pezzetto di cortile sterrato e passava i giorni a seppellirvi roba manco fosse un cane, ad alzare argini come un castoro, scavare come una talpa e sporcarsi come un maiale; con cucchiaio e forchetta sottratti in mensa raschiava e rivoltava per ore quel riquadro di fango che il direttore chiamava giardino.
Con l’inverno smise di pasticciare; mentre noi ci sfinivamo a palle di neve, quella matta difendeva il suo pezzo di terra con tale ferocia e determinazione che nessuno osava avvicinarvisi; va da sé che divenne lei il nostro bersaglio preferito.
Poi la neve sparì e sparì pure lei, qualcuno se l’era venuta a riprendere.
Rivoletti gelidi serpeggiavano per il cortile, evaporando al primo tepore. Un tepore che rammolliva i nostri cuori, tant’è che dovetti confessare a me stesso di sentire la mancanza della scema, col rimpianto di non aver voluto scoprire qualcosa di lei, chissà, qualche storia avventurosa, un segreto, un mistero…

La fine della guerra civile si annunciò con musica, grida, richiami, campane in festa, campane e ancora campane che assediavano e scavalcavano le mura dell’istituto. Ci portarono sul terrazzo in alto a guardar lontano, cantare e sventolar bandiere. Sembrava che fosse scoppiata la pace!

Invece, finalmente, era scoppiata la primavera. Pareva che tutti i fiori avessero aspettato proprio quel giorno per sbocciare.
Fu così che, affacciandoci, restammo a bocca aperta: molto più in basso, sul pezzetto di prato dominio della scema, un ghirigoro di margherite, primule e violette sfolgorava sull’erbetta verde formando la scritta ‘Scemo chi legge’. Ci aveva fregato! Toccava a noi rimanere senza parole.

Non rivedemmo mai quella bambina; sarebbe stata contenta di sapere che, da quel momento, anziché la Scema la chiamammo Flora.

fine

Venerdì Santo

Le tre madri   (DeAndré)


http://www.youtube.com/watch?v=wUhrjoW1bsI

“Tito, non sei figlio di Dio
ma c’è chi muore nel dirti addio”.
“Dimaco, ignori chi fu tuo padre
ma più di te muore tua madre”.

“Con troppe lacrime piangi, Maria,
solo l’immagine di un’agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno,
il figlio tuo farà ritorno;
lascia noi piangere, un po’ più forte,
chi non risorgerà più dalla morte”.

“Piango di lui ciò che mi è tolto,
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora
che vedo spegnersi ora per ora.

Figlio nel sangue, figlio nel cuore;
e chi ti chiama  Nostro Signore 
nella fatica del tuo sorriso
cerca un ritaglio di Paradiso.

Per me sei figlio, vita morente,
ti portò cieco questo mio ventre;
come nel grembo, e adesso in croce,
ti chiama amore questa mia voce.

Non fossi stato figlio di Dio
t’avrei ancora per figlio mio”.

Abbraccio tutti!!!

A presto

 

 

AMOR DI MAMMA

Amor di mamma  :-)

Questa me l’ha inviata mio fratello -sempre lui! Scattata a casa sua.

La dedico alla mia mamma, che avrebbe compiuto gli anni oggi, e al Mostrillo, che li farà dopodomani, e alla mia amica del cuore, che li ha fatti ieri. :-)

(Circondata dagli Arieti!!! Qualcuno si offre per compierli domani, il 10?)

 

Piovono Pesci

Stavo armeggiando in sala, quando mi  è entrato un pesciolino dal balcone.

Evidentemente è un animaletto domestico, dato che saltella qua e là per pochi centimetri – senza tuttavia lasciarsi acchiappare.

Meglio di quando mi toccava farmi carico di gatti marci (abitavo a pianterreno), ma, insomma, preferirei non avere questo dono francescano.

Vabbé…

OOPPS… Scusate: intendevo dire “un canarino”; è che con tutti questi pesci d’aprile…

Ebbene, cosa faccio? Devo decidere in fretta, prima che lo veda ‘chiunque’ altro!

Ps: Mio fratello mi dice di procurarmi una gabbia per pesci. La cercherò a Caprigliola, che è una barca nel  bosco.

 

Buona Primavera!

Bellissimo il lancio di polveri colorate (che sono – o dovrebbero essere – terre e pigmenti, non aniline); quello dell’acqua – o quel che è – un po’ meno!

 

Qui sotto, gli adulti colti e ben educati. Immaginarsi gli altri.

 

Se poi mostrassi quest’altro al Mostrillo, vorrebbe di sicuro trasferirsi lì:

 

H A P P Y  H O L I ! ! !
Aggiungo un consiglio: VESTIRSI DI BIANCO! Riutilizzare la primavera seguente, o tenere per ricordo, o lavare con candeggina!

 

Tsz… uomini!!!

Dato che siamo sotto carnevale, lascio questa foto del Mostrillo scattata più o meno dieci anni fa. Tutt’altro che una maschera :-( !

 

(E già che ci siamo, ditemi se mi devo arrabbiare oppure no: Trovo una scritta incisa – beh, va’, diciamo graffiata – sul tavolino restaurato con tanto amore, usato l’altroieri dal Mostrillo & Co. per i compiti (NON E’ il suo tavolo); furibonda, mi avvicino e leggo: TUA MADRE E’ LEGGENDARIA. Secondo voi, è una presa in giro diabolicamente calcolata (“le facciamo un dispetto e un complimento insieme, vediamo se s’incazza”)? Che faccio? Dite, dite…)

La Guerra dei Bottoni 2 (sturiellett d’amore e di guerra)

Klary ed Ugo:
LA GUERRA DEI BOTTONI 2

 

Come un fulmine a ciel sereno, senz’ombra di preavviso, Ugo si innamora. Non è l’ amore a prima vista dei dodicenni; bensì un amore a primo contatto.
Succede a scuola: vedendo incedere per il corridoio la bionda Klary, una tipa di terza media tutta piercing e abiti borchiati, se ne sente irresistibilmente attratto. L’interesse dev’essere reciproco, dato che lei, passandogli accanto, avverte la stessa sensazione.
I due si guardano pieni di stupore: “Ma come,” pensa lui “cosa c’entra con me questa valchiria?’’ E lei: “Ma come, da dove salta fuori questo microbo?’’ Nondimeno, quando la campanella decreta la fine dell’intervallo e dell’idillio, lo stupore rasenta lo sgomento.
La faccenda va avanti per un po’. La scintilla non sempre scocca: a volte, pur sfiorandosi, si ignorano. Ma quando accade… eccoli lì, occhi negli occhi, che faticano a staccarsi.
E’ immaginabile che prima o poi si rivolgano la parola: e infatti accade. Non è invece scontato che vadano d’accordo; invece accade anche quello.
Il seguito è facile da prevedere: cominciano con il dividersi la merenda a scuola e poi anche ai giardini; si scambiano il numero di telefono e poi libri e videogame; si invitano nelle proprie camerette e si imbattono nelle rispettive famiglie. Infine l’amicizia prevale sull’ amore, ma il sentimento che li unisce si è fatto forte.
Un pomeriggio che bivaccano a casa di Klary arriva il nonno di lei, Benjamin.
Si avvicina corrucciato a Ugo e lo apostrofa: “Dove hai preso questo?” “Mah… me l’ha comperato la mamma al mercato.” “No, non il cardigan: questo, il bottone che ostenti come spilla!” “Eh…” risponde un po’ imbarazzato Ugo “Me l’ha portato Diablo, il mio porcellino d’India; fa vita notturna e di certo conosce un sacco di ratti. Penso che venga… ehm… dalle fogne. Perché?” “Uhmm…” fa il nonno “sedetevi che vi racconto una storia.” Chiede a Ugo il suo gingillo e si schiarisce la voce.
Quand’ero in guerra… Intendo la Seconda Guerra Mondiale, ignoranti!! Quand’ero in guerra, dicevo, avevo un bottone simile sull’uniforme, mimetizzato tra gli altri. Ma non era un bottone qualunque: ecco, vedete com’è fatto? E’ una bussola;  un po’ rudimentale, ma provvidenziale, se ti trovi a dover scappare dai tuoi aguzzini e non sai da che parte voltarti. Funziona così: la si appende a un capello e si considera verso quale direzione volgono questi due punti fosforescenti nascosti: lì, c’è il Nord; il punto singolo indica il Sud. Non indovinereste mai quanti soldati inglesi siano riusciti a tornare a casa – come me – o almeno ad aver salva la vita grazie a una spillina come questa! A volte, purtroppo, il tentativo di evasione falliva, e allora bisognava far sparire il bottone; di solito lo si ingoiava… e… recuperava – vi lascio immaginare con che difficoltà –  per poi ritentare la fuga.
Ma questo non lo racconta mai nessuno nelle eroiche cronache dal fronte, perché è la parte sporca della guerra… Non ridete, sciocchi!! I corpi a brandelli dei compagni… paura… puzza… Per noi combattenti –  e purtroppo non solo – gran parte delle battaglie significava proprio questo. Insomma: lo si recuperava e si ritentava la fuga. A volte era impossibile riprenderlo, e allora addio, giù per lo scarico.
Ed ecco che il tuo topo indiano ne trova uno e lo porta proprio a te, un bambino italiano! ”  Esclama il nonno, ritrovando il sorriso. “Non sono un topo! Cioè, non sono un bambino, e Diablo non è un topo!” finge di offendersi Ugo. Ma il nonno non ha ancora finito: “Altro che amore! Altro che irresistibile attrazione: tu con la tua bussola, lei con tutta quella ferraglia addosso!”  E scoppia finalmente a ridere. 
Questa volta è Klary a ribattere: “La mia non è ferraglia!!” Ma i due giovani sono molto impressionati e alla fine tacciono.
Benedetti ragazzi!” conclude il nonno “ Io vedo questo bottone e ripenso alla guerra; per voi, invece, è una scusa per amoreggiare!”
E se li abbraccia commosso.

FINE

Er.Pb304 (sturiellett ispiratami da Melogrande)

Questa è una STURIELLETT dedicata a mio nonno Erminio (classe 1890!) che ha sempre guardato con meraviglia ai cambiamenti, alle scoperte, e soprattutto ai ‘Giovani’ in cui riponeva grandi speranze.

———————–Godetevi il video junky———————-

4 febbraio 2514

Ieri, curiosando nell’archivio di famiglia, ho trovato questo antico file che, stranamente, porta il mio nome: Er.Pb304.
Eccovelo qui di seguito:

 

Nnn  Er.Pb304
Certe mattine mi capita di svegliarmi accoccolato su me stesso, o diritto impalato come in una bara, oppure sparso tra le coltri, ma comunque immobile e fisso, senza quasi respiro.
In queste occasioni mi pare di esere chiuso in una gabbia, una gabbia fatta di ossa e carne, sangue e nervi, con antenne sulla punta del naso e delle dita.  E mi percepisco come una macchina, non perfetta, ma funzionante.
Perché, che differenza c’è tra una macchina e un organismo vivente?
Penso:
Un organiso si nutre? Ebbene, una macchina, un robot può trarre energia dal sole o dal vento;
Un organismo si riproduce? Un robot può farlo: esistono già stampanti in 3D;
Un organismo muore? Beh, le macchine si usurano, eccome, sino a fermarsi. Vedi la mia moto Guzzi.
Un organismo cresce e impara? Certi robots sono programmati per imparare attraverso gli sbagli.
Un organismo è VIVO? E cos’è la vita se non impulsi chimici ed elettrici? O elettronici, nel caso del robot.
Un organismo ha coscienza? Volendo essere presuntuoso, non credo che un’ameba ne abbia molta, eppure da lì arriva l’Uomo. E il Web è un enorme cervello: chi può dire con certezza che non ne abbia, o che non ne avrà?
Così, tra un milione di anni, io potrei essere stato il bis-bisnonno di un piccolo Robot.
Poi
un tic a una palpebra, un sospiro involontario o un prurito all’alluce rompe l’incanto.
Tanto vale che mi alzi e scriva subito questa lettera al mio pro-pronipotino.

 

Con amore, tuo
Nonno Erminio

FINE

—————————————————————————————-

( IL TITOLO: Er.Pb304 = Er.ossido di piombo = Er.minio = Erminio  :-D  Alla faccia delle Tre Leggi della Robotica )

The lunch date (corto)

Dopo ANNI che penso a come fare per ritrovarlo, ci sono riuscita:  ecco un cortometraggio proprio carino,  visto per caso in tv una notte fonda di vent’anni fa.

Vi lascio (per un po’) augurandovi di passare delle feste belle proprio come le volete.

:-*

I BEI TEMPI ANDATI non finiscono mai – Sturiellett ( ancora postini ?!? )

I BEI TEMPI ANDATI non finiscono mai

Avete presente quei nonni che dicono “Ai miei tempi…”? Ecco. Ho quasi sessantaquattro anni – voglio dire, non sono ancora nemmeno anziana – e già illanguidisco pensando a quando la posta la consegnava il postino e all’era pre-

telefonino; a quando, durante un viaggio, dovevi programmarla la telefonata a casa: bisognava scovare un telefono pubblico, fare la coda, prenotare la chiamata, attendere, e rifare tutto se cadeva la comunicazione o se non ti rispondevano. E le lettere! Veri e propri diari di viaggio, o giornali di bordo, scritti durante interminabili traversate o giorni di treno a carbone. E le cartoline surreali, e le foto – più surreali ancora – della cabina telefonica, che sennò non ti avrebbero creduta.                         Ora cosa scrivi a fare, se un salutino te lo puoi scambiare tutte le sere? Naturalmente, le lettere, oltre che spedirle, le ricevevi. E i biglietti fatti a mano, e i telegrammi con i baci da Karachi. Ora si usa la posta elettronica. E chi ce l’ha un computer? E anche fosse, non saprei usarlo: ci ho messo un mese a capire come funzionano gli SMS, una settimana solo per impararne il nome, che li confondevo con le sigarette. Sì, sì, lo so: di sicuro c’era chi rimpiangeva il telegrafo, e prima ancora, magari, i piccioni viaggiatori – faccio per dire; gli avi di mia nuora d’oltreoceano, forse, pensavano con nostalgia ai Pony-Express: i bei tempi andati non finiscono mai.

E’ arrivato il postino. Suona solo una volta e porta bollette, propaganda e riviste delle varie ONLUS. Oggi, però, ha una raccomandata da firmare. Ho un po’ di batticuore: allora erano pacchettini della nonna, o messaggi d’amore speciali. L’ultima, invece, era una multa da Mantova: quella malaugurata idea di snobbare il fidato treno per l’auto! Comunque, prendo l’ombrello e vado alla Posta.

Non sto in me dalla contentezza: un pacco-regalo natalizio dai miei nipoti! E’ un computer sottile come un quaderno. Pensate che è più piccolo del suo manuale d’ istruzioni, e sul biglietto che l’accompagna c’è il recapito di un tecnico disposto a spiegarmi tutto (fiuu, menomale!). C’è anche un aggeggio che rende superfluo l’abbonamento telefonico speciale; e anche una mini-telecamera che mi permetterà di vedere le loro belle facce, pur lontane; scriverò a destra e a manca; e voglio anche informarmi su ‘sti blog tanto in voga…

In futuro saranno questi, per me, i bei vecchi tempi. 

 

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Prologo di ROSA (semi sturiellett)

C’è un postino che ricordo proprio bene, dato che mi ero infatuata di lui.
Il “fascino della divisa” vale anche per i postini? Boh! Io ne sono esente (anzi!).
Ma a me piaceva il cuore che batteva sotto quella divisa – oltre al resto: aveva un bellissimo brutto muso e lavorava in bici da corsa.
Consegnava la posta dalle finestre: abitavo in un quartiere di villette scalcagnate con la porta sempre aperta sulla strada di città, senza marciapiedi, invasa dalle le seggiole delle vecchie signore – ma anche signori – che facevano comarò (gossip) aspettando il postino del loro cuore.
Lui era l’ eroe che, dopo aver portato un telegramma o una missiva inaspettata (come le signore non mancavano di sottolineare, quando capitava) tornava sul luogo del delitto per accertarsi che le sue nonne non avessero bisogno di conforto.
Lo avevano tutte adottato. Non so come facesse, perché immagino che avesse da rispettare i tempi di consegna  (spiegata la bici da corsa?).  
Tra i portalettere che avevo conosciuto (tanti e tante, dati gli innumerevoli traslochi),  era il solo ad aver rifiutato un posto in ufficio, al calduccio, preferendo apparire da lontano – sotto uno svolazzante poncio arancione – alle sue protette, che lo aspettavano con un batticuore da ragazzine e che mi avevano eletta loro portabandiera, tifando per me.
Per me, che sentivo di attrarlo; ma lui non cedeva.
Ricevevo parecchia posta e quindi visite sue, ma non abbastanza, a mio parere, per riuscire ad irretirlo.
Così, spesi un capitale in francobolli e dignità per scrivermi da sola (senza mittente, eh!) ma riuscii nel mio intento.
Solo troppo tardi capii la ragione della sua – blanda – resistenza: era un Postino Pater Familiae. E ciò gli causò non pochi guai. E anche io, per par condicio, passai i miei.
 
Non mi piace ripensare a questa faccenda; per liberarmi un po’ dal disagio, ho inventato questa storiella classica a mo’ di catarsi:

 ROSA

[vedi post (ino) precedente]

Ps: La storia è QUASI vera; il personaggio del postino lo è del tutto.

ROSA (sturiellett)


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ROSA 
 
Sono una rosa.
Una rosa vera, con un sacco di spine.
Una volta mi chiamavo Rosa, ero una donna. Con una spina nel cuore.
Avevo un amante lontano che mi riempiva di fiori.  Di ogni tipo e colore, soprattutto rose: bianche, arancio, gialle, rosa; striate di viola, verde, giallo o blu; mancavano solo quelle rosse. Il perché è presto detto: nel suo giardino da mille e una notte non era mai riuscito a coltivarne, quindi gli erano sgradite.
Arrivavano tramite un negozio di fiori: tanti, ma così tanti, che avevo dovuto procurarmi dei secchi per metterceli. Quelli che non ci stavano -avevo una casa piccina picciò- li passavo ai vicini. Il condominio più profumato della città.
Andò a finire che mi innamorai del garzone del fiorista.
Anche da lui  ricevevo fiori, ma uno alla volta: una singola rosa rossa.
E fu una rosa rossa a tradirmi: era nascosta tra le altre, unica; ma il mio fidanzato, in visita, la vide e si insospettì. Mi seguì e scoprì il tradimento. Mi uccise, mi fece a pezzi e mi seppellì nel suo giardino, sotto un cespuglio di rose che cominciò a fiorire di rose rosso sangue. Io sono una di quelle.
E il garzone del fiorista?
Sviluppò una spiacevole allergia ai fiori, certo psicosomatica, e  fu costretto a cambiar lavoro.
Ma, poiché il lupo perde il pelo e non il vizio, si impiegò come postino.

 

http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2013/05/Rosa-Nudo-16.jpg

Questa è parte di una sturiellett un po’ più lunga; non sapevo se mettere fine, o segue… o forse precede? Vorrei davvero si scrivesse FINE.

 

KRISHNASWAMI (Sturiellett del 2 novembre)

 Con questa sturiellett per il giorno dei morti arrivo un po’ in ritardo…

ma tanto non hanno fretta! 

-Nemmeno io credevo nella Reincarnazione, quando avevo la tua età-

KRISHNASWAMI

 

 Nacqui che avevo cent’anni tondi tondi (gli amici scherzavano sempre sulla mia pignoleria).Non rammento le circostanze, il come e il dove: a quell’età i ricordi si fanno confusi, si sovrappongono.

 La prima cosa di cui conservo memoria è una specie di girello a cui mi appoggiavo per camminare. Sostituito poi da due stampelle, ed in seguito dal bastone.

 Con o senza aiuto, queste mie gambe, dapprima tremolanti e poi sempre più salde, hanno macinato miglia e miglia di anni luce, su questa Via spiroidale che chiamano Lattea.

Dal centro verso la periferia.

Anche i denti si facevano via via più saldi, ed i capelli pure, passando dal bianco al grigio ferro, e al nero corvino; come la barba, folta e ricciuta.

 Procedendo nello spazio-tempo, la barba di cui andavo tanto fiero lasciò il posto ad una peluria ridicola, e persino a qualche brufolo.

 Mentre le gambe, diventate meno forti ma più elastiche, non si accontentarono più di camminare: presero a saltare da una regione astrale all’altra, fermandosi di tanto in tanto per scuotere la polvere di stelle dalle spalle tornate esili, e dalla chioma morbida, che tenevo raccolta in una coda.

La stagione dei grandi balzi durò poco: mi appagava correre a perdifiato, il che mi allontanava sempre più dal centro della Galassia e mi invogliava ad ad esplorare la periferia.

 Ritornai a camminare, dapprima ben diritto, poi sempre più traballante ed infine a quattro zampe; ed intanto, grassottello, giocavo a nascondino, dentro e fuori da occasionali buchi neri.

 Poi, ho cominciato a rattrappirmi .

 Sempre più piccolo, sempre più leggero, ora non sono che una spora in attesa del mio turno sullo scivolo, in attesa del mio raggio di luce che mi riporti laggiù, su quel pianeta bianco e azzurro, sconosciuto.

 

 ENIF

EGLE, gazie per il video!

ANDREJ (Sturiellett brevebreve, come queste giornate di fine ottobre)

 ANDREJ
 
Con un sospiro di soddisfazione, Gabriela si rilassa: anche per oggi è andata. Il suo amato Sergej è tornato dalla caccia col cibo per tutta la famiglia; ora dorme come un sasso, non è di quelli che russano e si agitano nel sonno.
Non hanno mai saltato un pasto: la loro mensa è parca, ma non sprovvista del necessario; devono la sopravvivenza alla sobrietà dei consumi.
Lei ha rassettato, ha lavato e steso il bucato, così domani sarà tutto ben asciutto. Ha persino tolto le ragnatele di polvere, incubo di ogni massaia: è da secoli che si riprometteva di farlo!
Andrej e Violeta, i due figli, si sono coricati per tempo; ma il piccolo è inquieto e la chiama nel sonno. “Speriamo che non svegli Violeta, che domani ha un esame di eziologia…” pensa Gabriela. Se lo passa, le regaleranno il braccialetto d’argento, quello montato da Sergej con le pallottole recuperate qua e là; è un artista, lui! E sennò glielo regaleranno ugualmente, se lo merita: visto l’esistenza che conduce è fin troppo brava.
Pochi rumori filtrano dalla strada, tuttora tranquilla.
Può chiudere tutto per bene: porte, finestre, tendine e tendoni; tra poco si stenderà anche lei.
“Maaaaammaaaaa!!” Oh, ecco di nuovo Andrej, a volte fa brutti sogni.
“Maammaa! Vieenii!!” Vediamo cos’ha, questa volta..
“Mamma! Vieni che ho paura della luce!!”, piagnucola il piccolo Vampiro.
 
senzafine
http://pdl.warnerbros.com/wbol/it/corpsebride/flashsite/main_popup.html#MainNav.DeadNav.Pub
(CLICCATE QUA SOPRA, E’ CARINO)

 

STURIELLETT (leggera leggera, sulla coda dell’estate tipo-romagnola…)

(…NONCHE’ DEL COMUNICATO DELL’ONU SULL’AMBIENTE)

 

http://www.youtube.com/watch?v=MQ5uq5E6dLw#t=23

ELISA
Elisa chiude il quaderno dei compiti e corre in spiaggia.
Ieri si è svolta la tradizionale competizione per premiare i castelli di sabbia più belli; è mattina presto e la marea non se li è ancora ripresi.
Che poi, dire castelli è poco: ci sono piramidi, palazzi, treni, astronavi… c’è Fort Alamo, un’Arca di Noè al completo e persino un’oasi con palme e leoni.
Lei se li studia attentamente, ci danza intorno, ne rimane incantata.
Volteggiando, arriva a una cittadella che è la copia perfetta del Borgo Vecchio, quello che sovrasta la marina, proprio lì sopra. Si avvicina ad una casetta riprodotta in scala minore e… Sorpresa! Scopre una finestrella da cui intravede una stanza con cucina, madia e un tavolo attorno al quale siede una minuscola famiglia che, scorgendo quel faccione, smette di mangiare e sgrana gli occhi per lo stupore e lo spavento. Altrettanto spaventata Elisa si ritira, arrossendo per la sua stessa invadenza.
Ma la curiosità ha il sopravvento, come darle torto.
Continuando la perlustrazione accosta l’occhio a una porticina da cui fuoriesce una luce violetta. Anche qui una stanza con bambini e adulti che paion bimbi pure loro. Sono tranquilli, sembrano presi dalla tivù. Come si accorgono di lei spengono l’apparecchio, si precipitano alla porta… e le sorridono! Poi la salutano con larghi gesti di mani piccine. Elisa lucida il pezzetto di vetro colorato e levigato dal mare che ha trovato poc’anzi e lo appoggia delicatamente sul tappetino di sabbia, a mo’ di ringraziamento per l’accoglienza ricevuta. Saluta adagio con la sua manona, prestando attenzione a non provocare un tornado; poi prosegue l’esplorazione.
Ora sbircia dentro a un piccolo portone. All’interno c’è un cortile con un cane, galline, qualche gatto e ragazzi che giocano. Nel vederla, abbandonano i loro bersagli e altri trastulli e incominciano a tirarle sassi, fino a che Elisa si ritrae strofinandosi gli occhi, che le paiono pieni di sabbia.
Lascia perdere il piccolo borgo e se li risciacqua tuffandosi in mare, lo stesso mare che tra qualche ora spazzerà via la cittadella di sabbia, e tra qualche millennio tutto il resto.

fine

Appena in tempo per pubblicare un post estivo.Grazie di essere ancora qui. Un po’ sono stata in giro, è vero (e non solo per diletto); ma soprattutto avevo impallato il PC con i miei esperimenti, tanto per cambiare. Come blogger sono inaffidabile, lo so :-/  Buona fine estate.

scrisse Elsa Morante

Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuol rappresentare.”

Elsa Morante

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini.

 


25 aprile!

Due ciminiere e un campo di neve fradicia
Qui è dove sono nato e qui morirò.
Se un sogno si attacca come una colla all’ anima
tutto diventa vero, tu invece no.
Ma puoi quasi averlo, sai!
Puoi quasi averlo, sai!
Tu puoi quasi averlo, sai,
e non ricordi cos’ è che vuoi…

Ha ancora un senso battersi contro un demone

quando la dittatura è dentro te?
Lotti, tradisci, uccidi per ciò che meriti
fino a che non ricordi più che cos’ è.
Puoi quasi averlo, sai!
Puoi quasi averlo, sai!
Tu puoi quasi averlo, sai,
e non ricordi cos’ è che vuoi..
Fare parte di un amore anche se è finto male
fare parte della storia, anche quella più crudele.
Liberarti dalla fede e cadere, finalmente,
tanto è furbo più di noi.
Questo nulla, questo niente
puoi quasi averlo, sai,
tu puoi quasi averlo, sai!
Tu puoi quasi averlo, sai
e non ricordi cos’ è che vuoi,
non ricordi cos’ è che vuoi!
Se un sogno si attacca come una colla all’ anima
tutto diventa vero,
tu invece no.

Non so il perché del titolo del brano; forse per dare un senso di sfuggevolezza? Comunque, mi piace.

Voi che dite?

Tornerò fra qualche giorno, a presto!

 

….. (non anticipo)

Se vi piace, fatelo girare: cambiare prospettiva allena la mente, e una mente allenata pensa, ed è pensando che si smantellano i pre-giudizi; dopodiché, se vogliamo sparar sentenze, che almeno siano nostre.

O no?

Un po’ di musica:

 

Il sogno di Maria

Questa canzone fa parte dell’album ‘La buona novella’ di Fabrizio De André. Mi era stato regalato da mio papà, dopo che avevo dichiarato che non sarei più andata a messa né niente del genere.

‘Ho perso la fede’ che avevo dodici anni; mi ricordo esattamente le circostanze:  le Messe Mariane alle nove di sera, la dolcezza struggente (almeno nel ricordo) del mese di maggio; paradossalmente la Luce si è spenta durante  il Credo; o forse proprio a causa del Credo: lo si recitava a memoria, quasi un credere per obbligo; ma soffermandosi bene sulle parole se ne poteva cogliere l’assurdo e, per me, il ridicolo.

Non marinavo le funzioni giusto per non tradire la fiducia dei miei genitori, che mi lasciavano uscire; ma ci andavo con puro spirito polemico da adolescente, dovevo trattenermi per non alzare la mano e intervenire: “Ma scusi, Padre…!”

Ne parlai a casa intorno ai quattordici-quindici anni; ancora, mi ricordo il frangente: chiesi un colloquio, serissima, senza fratelli e sorelle fra i piedi. Sbiancarono, probabilmente pensavano che avessi perso qualcos’altro, e non lo volevano sapere. O che fossi addirittura incinta (ma lo compresi a posteriori: ero una tatina). E infatti, poi, non si scatenò la reazione che mi aspettavo.

Il giorno dopo mio papà arrivò con il regalo -‘La Buona Novella’, appunto- che mi portò a interessarmi dei Vangeli apocrifi per tutto L’ ANNO  seguente (passato alla biblioteca Sormani, e a quell’età è parecchio).

Quell’album contiene, mi pare, la sua  canzone più bella:

‘Il sogno di Maria’

Nel grembo umido, scuro del tempio
l’ombra era fredda, gonfia d’incenso;
l’angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera;
poi, d’improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese -Conosci l’estate?-
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade;
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all’ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d’ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare,
ma il braccio era nudo e non seppe volare.
Poi vidi l’angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami
nei gesti immobili d’un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l’immagine, stinse il colore,
ma l’eco lontana di brevi parole
ripeteva d’un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno, ma sonno non era.

- Lo chiameranno figlio di Dio –
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.”

………………..………….

E’ perfetta per augurarvi Buona Pasqua.

Ne approfitto per porgervi le mie scuse per il frequentare così poco il blog, il mio e soprattutto i vostri; non ce la faccio coi tempi; va così, per ora. Vi penso, ciao!

 

Risonanza Magnetica (Post bugiardino)

Ho scoperto cos’è la Risonanza Magnetica. E se voi non lo sapete, ecco: ad onta della bellezza del termine, è la scansione delle parti molli del corpo, o almeno di quelle interessanti (ai fini dell’indagine medica, stupidini!). Il tutto avviene all’interno di un tubo abbastanza spazioso a meno di non essere claustrofobici; in ogni caso si può sempre strisciarne fuori o, se si è impediti, premere il campanello d’allarme, fornito all’uopo per venir salvati. Ora che ci penso… il campanello potrebbe essere finto, una specie di psicoplacebo – ma non ditelo ai claustrofobici di cui sopra. Nel mio caso, il tubo era giallastro-muro con una striscia nera verticale a una decina di centimetri dal naso. Avrebbero potuto mettercene anche una perpendicolare, così, già che c’ero,  mi sarei allenata per il sepolcro. Vi si viene inseriti (nel tubo) su di un comodo lettino, in slip e canottiera o abiti privi di parti metalliche; la temperatura è perfetta, gradevolissima, tanto che irresistibilmente le palpebre si abbassano e si pregusta il pisolino di… una mezz’oretta? Dipende da quanto misurate, ahahah!

Invece… PIA ILLUSIONE !! Subito parte un fracasso indescrivibile, quasi insopportabile, non per la qualità ma per il volume; una campionatura elettronica di fischi e sirene navali, martelli pneumatici e trapani da dentista, treni che deragliano, colpi di mitraglia e di Marco Masini sparati nel budello infernale.

Io mi sono difesa in questo modo: ho immaginato di essere una batterista e di suonare su una base. Drum & Base. Non solo sono sopravvissuta (benché sorda), ma, quando tutto finì, mi spiacque dover abbandonare un  pubblico plaudente e danzante.

Perciò, se aveste la sfortuna di dover fare una RM nonché la sventura di non aver senso del ritmo, procuratevi dei tappi auricolari belli tamugni. Auguri!

 

Una ‘bella’ mattina al catasto

22 giorni alle elezioni; da un lato vorrei avere più tempo per decidere, dall’altro vorrei che fosse già tutto finito, come quando si va dal dentista. Una volta mi recavo alle urne con orgoglio, ora mi assale il prurito ogni qualvolta ci penso.
E dire che è un diritto.
Ma se le istituzioni traballano e la burocrazia si pasce di se stessa, ebbene, la salvezza sta sempre nell’Uomo (e ancor più nella Donna, in questo caso) :
Ieri al catasto s’era scassato il distributore di numerini con conseguente putiferio, soppressione e scavalcamento dei meno combattivi, UGH-AH-UGH-AH-UGH! , e una tipetta maestrina (da me aiutata per la massimizzazione tecnica massimalizzata very high, e da una tipa tatuata, rapata e palestrata per il servizio d’ordine) ha preso alcuni fogli da un cestino, li ha fatti a striscioline, numerati e distribuiti sedando la rivolta, favorendo il gentile scambio di epiteti e la nascita di nuovi amori.
Ho apprezzato tanto la sua idea e soprattutto il fatto che l’abbia messa in pratica: in una città dove tutto è immobile all’ombra dell’Arena, grigio dentro e bello nostalgico fuori, un piccolo fatto come questo è una perla.
Ci son dovuta stare tutta la mattina, ma mi sono quasi riconciliata col mondo e persino divertita.

ag G giornamento (ancora Gaber ? ! ?)

Sì, scusatemi, ma nel post con  “MARIA http://persemprepermai.altervista.org/canzone-di-gaber/ sono stata un po’ fraintesa (mi vergogno a pronunciare questa frase :D ).

Oltre o ancor più che la delicatezza nell’affrontare il tema di un amore, intendevo evidenziare l’imbarazzo nel NON affrontare temi sociali, quindi sottolineare come fosse normale, e lontano, che tutti partecipassero alla vita politica, che tutti si sentissero cittadini, che volessero capire, scegliere, modellare uno stile di vita, partecipare; la canzone ‘La libertà… ecc… è partecipazione’ la conoscerete e il video ve lo risparmio (casomai è questo: http://www.youtube.com/watch?v=WYAIgWu_VXI).

E allora, cos’è accaduto? E’ al solito tutta colpa di Mediaset, conflitto d’interessi disconosciuto ecc, o è il normale implodere degli imperi?

In quanto a Gaber, sì, alcuni testi geniali, visionari, ma non per questo non comprensibili ai più; a volte era didattico (per esempio

 http://www.youtube.com/watch?v=r0zbQB7Qu2A

http://www.youtube.com/watch?v=P7t30vhxT68

Ci riusciva anche perché era un bravo intrattenitore: sedia, chitarra e una luce bastavano a tenerti legato al palco per un’ora e mezza non-stop.

Un video, però, lo piazzo; canzone nota ma riascoltabile:

 

Dal Signor G al punto G

Ieri, su Rai3, serata dedicata a Giorgio Gaber.

Aspettavo questa canzone, che non sento mai e che anche stavolta non ho sentito   (ho però seguito a salti).  La metto qui:

 

Non so, questa più di altre mi dà il senso di quel qualcosa che si è perso. Le Marie ci sono ancora, ancora siamo ‘in un mondo pieno di tensioni’, e certo ancor più vicini alla pazzia; il Vietnam e la Cambogia sono l’Iraq e Afghanistan, per dirne due (e le parole Libertà e Rivoluzione non riecheggiano nelle nostre piazze, ma poco lontano sì).

Quello che mi dà la misura della distanza, è il pudore  nel parlare di qualcosa di privato come un amore, “una cosa mia”,  anziché discutere di “cose che sembrano più importanti: politica, sociologia…” di cui, evidentemente, ci si nutriva.

(Da lì a poco il Femminismo, in Italia, sarebbe diventato un fenomeno di massa saldando privato-pubblico-politico.)

Pietà!

Accendo la radio, e sento:     “IL MARTIRIO E’ FISSATO PER IL 21 GENNAIO”. 

Non so di che martirio si parlasse, né che radio fosse, perché ho spento prima che subito.

Dateci una tregua!

 

 

AGGIORNAMENTO.

Ho indagato. Si tratta di una festa, o meglio una rito religioso: la benedizione papale degli agnelli la cui lana servirà per confezionare un certo paramento vescovile.

E io che credevo riguardasse   UN ‘ ALTRA FINE DEL MONDO !
Ancora una volta sono scampata.  A Radio Maria.

Ps dubbioso: ma se usano solo la lana, perché lo chiamano ‘Martirio’? Forse perché a quel rito segue la cena?

Inazione, frustrazione, infiltrazione…

…emancipazione, partecipazione, realizzazione…

Mai avrei pensato che l’inazione forzata avrebbe comportato un problema, per una pigrona come me. Invece, oltre agli ovvi inconvenienti economici (non lavoro) e casalinghi (nemmeno in casa, oltre al minimo), mi abbatte il morale.

E come mai? Perché sento forte di non dare alcun contributo, benché minimo, al benessere sociale, al progredire dell’Uomo, alla bellezza del mondo. Che è già poca cosa anche quando sono in forma, eh! Però.. Il mio lavoro di abile (tra un po’ labile) artigiana era solo una briciolina ma c’era, ora è fermo; le visite con quattro chiacchiere alle mie vecchiette di quartiere, sospese; non do cene, e non ospito da mesi masnade di ragazzini, è il mio sempre dagli altri; e anche scrivere è difficile. Ciò mi crea frustrazione, divento intrattabile, e a momenti spreco pure il buono della situazione: più tempo col Mostrillo; il quale, quando ha pietà di me, mi permette di studiare con lui!

A peggiorar le cose c’è che siamo sotto elezioni, e allora questo senso di inutilità si acuisce, con la sgradevole sensazione di essere ininfluente e di perder di vista il senso.

E a proposito di elezioni, dato che questo post trabocca di parole che finiscono in ‘zione’, ho avuto la tentaZIONE di fare il collegamento azione – nazione  per… dare un respiro più ampio alla mia insoddisfaZIONE, ma so che non ci sareste cascati: azione deriva da agire, nazione da nascere. Però sarebbe stato carino.

Ora chiudo che devono farmi un’infiltraZIONE di nonsoché, come da titolo.  :D  Lì sì che ci siete cascati. Credevate che avrei scritto una spy-story?

Mi muovo (per dire). Ciao.

 

Christmas sturiellett

:) Sui blog fioccano neve e storielle edificanti, così, per non peccare di eccentricità, ci metto anche la mia, che mi vien più facile che pensare. Questa è dedicata al mio fratellino, molto fratello e poco ino, e da lui ispiratami (a parte Mammìk che sarei io).

STEFANO e YURI

Stefano ha dieci anni, mille idee e una testa persa tra i cirri.
Mai che trovi quel che cerca: nasconde tesori e dimentica dove; pesca un arnese e lo riperde nel mucchio; ne sceglie un altro e cambia gioco, beato.
I guai cominciano quando si prepara per la scuola. Pantaloni alla rovescia e felpa al contrario, deve scovare le scarpe. ECCOLE, finalmente, proprio nascoste, eh! Però, non una uguale all’altra. Si rivolge alla mamma (Mammìk) e lei, cattivissima: “Arrangiati.” Allora le infila spaiate, tanto anche le calze lo sono: la scarpa rossa con la calza blu, quella grigia con la verde.

Poi esce lemme lemme come sempre, mentre Mammìk, chissà perché, è già stravolta di primo mattino.

I compagni di classe ridono della sua trovata; però passano l’intervallo a scambiarsi scarpe neanche fossero figurine, tenendosele ai piedi fino a casa.

Il giorno dopo il gioco si diffonde su tutto il piano, e nel corso della settimana dilaga per l’intera scuola. Sabato e domenica, poi, per le vie del centro, s’incontrano gruppi di ragazzi stranieri con le scarpe scompagnate: la moda ha contagiato i turisti.

Si avvicinano le vacanze. La maestra assegna il compito di appaiare le scarpe disseminate per il mondo, o rintracciarle, oppure ricostruirne la storia.

Alla ripresa delle lezioni, alcuni alunni si presentano con le loro calzature, altri no: hanno barattato scarpette da calcio con scarponi da roccia, sandali spartani con pantofoline ricamate, scarpe di tela con babbucce di raso… persino stivali con un paio di pinne.
Ma tutti hanno una storia da raccontare.
Stefano ha una ciabattina infradito sola; l’altra è rimasta a Yuri, un bambino conosciuto al mare, verso Trieste. Biondo, intrepido, con un bel sorriso e un piede solo, perché l’altro l’aveva perso calpestando una mina antiuomo dimenticata da una guerra in corso quando lui non era nemmeno nato. Si erano scambiati promesse d’amicizia, indirizzi e numeri di telefono. E le infradito? Ne avevano tenuta una ciascuno, come pegno.

La maestra chiede in prestito la ciabattina a Stefano e la appende al muro, di fianco alla bandiera della pace.

 fine

 

Che la Pace sia con voi!!!!

 

Buonanotte, lunga notte

Cari amici, non sono brava a scrivere di cose serie e non ho niente di divertente da dire, non ne ho voglia, non è il caso, anche se a me non è successo niente di particolare. “E allora taci” direte voi. Appunto. Ma mica posso sparire, no? Intanto vi do la buonanotte, è importante, dato che queste sono le notti più lunghe dell’anno.

Così lontani, così vicini

Non so perché certi brani musicali mi smuovano qualcosa dentro e altri mi infastidiscano. Della musica cosiddetta colta, per esempio, non so apprezzare i Romantici (a parte Brahms, ma il perché cercherò di scoprirlo un’altra volta).

Un grande che m’è venuto a noia, che gli Dei mi perdonino, è Mozart; Colpa, credo, delle celebrazioni a martello per il centenario, qualche anno fa. S’è salvata parte della produzione operistica e sacra.

Ma perché mi sia venuto a noia, prima è dovuto piacermi, vi pare?

E sapete chi me l’aveva svelato, o almeno chi aveva reso alla mia portata la sua spiritosa leggiadria?

Questi qui:

E secondo voi, Mozart, non ci avrebbe suonato volentieri insieme?

CIAO A TUTI ! (post senza duplicazione di grafemi e senza pretese)

Devo ispezionare la madia dei ricordi per sceglierne uno da conservare. Opto per lo scomparto “Infanzia”; lo apro e la musica m’investe: a casa nostra non mancava mai.

La muti con la sua radio . . .

 . . . e il papà coi suoi dischi di Swing e Calypso, Sinfonica e Bebop (quando non era lui medesimo a suonare per noi).

La domenica si pranzava con uno dei genitori, lo paterno, e con lui si andava giù pesante di Lirica; per gli altri avi, invece, ad ogni riunione familiare ci si tramutava in un Coro Alpino;

 E se ripenso a certe feste danzanti con le zie. . .

Durante il mese mariano, poi, ci capitava di rimanere comodi a tavola dopo cena e intonare le Laudi a Maria, con le finestre spalancate e i cuori al vento (sorprendendo i vicini, dato che non praticavamo un granché).

Ma eravamo già grandine, la mini sòra ed io, quando registravamo su nastro brani a due voci per poi cantarci sopra con la terza e la quarta (cose tipo CSN&Y)

Volendo andare un po’ avanti nel tempo, voilà i concerti estemporanei del papà insieme a certi strani tipi che transitavano per casa con bonghi e zaini (l’unica ragione per cui non venivano da lui respinti).

 E poi, ancora, il fratel minore col suo primo IBANEZ . . .

Il meglio, però, lo davamo in auto (sempre guidata da una Superzia); anche lì; in parte perché eravamo dei drogati musicomani, in parte per rimediare al mio mal d’auto perniciosus.

Uno dei nostri hit popolari, dato che ben si prestava a variazioni canore, era TUTI VA IN FRANCIA. La cosa comica è che solo ultimamente ho capito che “Tuti” non era la graziosa signorina che se la svignava in direzione di Parigi con le sue scarpine bianche, bensì “la moltitudine”, proferito in Friulano, che emigrava in cerca di lavoro.

L’ho scoperto grazie a Youtube, figurarsi.

Anzi, PER COLPA di Youtube !

E a voi non sono mai capitati simili fraintendimenti?

Abiamo un problema

Miei furbisimi Blogers, avete già capito di che si trata, vero?

Necesito di suporto  tecnico.

C’è una cachio di funzione che bloca i tasti premuti  per erore, salvandomi da pastici inaspetati.  Il tuto aviene a discrezione del PC (il quale pensa che premerne due di fila non sia belo); anche l’ativazione, da me non richiesta; e che non riesco a cancelare.

Ci abiamo provato insieme, Mostrilo ed io, aplicandoci per mez’oreta e pasa, ma senza suceso:  panelo di controlo > tastiera > ripetiz. carateri > ecetera  :(  NULA !

Ora come facio, acidenti?  Buto via tuto?

Chi tropo, chi niente

SOCORETEMI !

La vostra

Lilo

Piccoli incompetenti crescono

[ …..] “
”    [ . . . . . ] “
“Ma  non sei contenta che tuo figlio prende un bel voto anche se non studia? Invece che il mio che prende cinque anche quando studia!”
“Uh… sì, però… insomma… non è che possa permettersi di non studiare perché sta attentissimo in classe, o che sia più avanti degli altri; ha preso qualche bel voto perché è stato fortunato, perché ha una memoria prodigiosa a brevissimo termine e, dato che siamo solo all’inizio… ” 
“Scusa, se va bene senza perdere tutto il santo pomeriggio dietro ai compiti tanto meglio.”
“Eh, ma non impara un accidenti, e in questo modo nemmeno gliene importa un accidenti!”
“Bè, l’importante è che prende un bel voto, no? E poi, và quante béle puteléte ghà intorno…!”
” . . . . . “
La vedo dura (col mio Mostrillo).
Speriamo non si butti in politica.

AIUT!

http://www.romasimuove.it/

 

Ciao, tutti! 

Un accidenti di problema alla schiena mi impedisce di star seduta, o ferma su due piedi, per più di dieci secondi: questo il motivo della mia sparizione. Con mia grande gioia, orizzontale sto benissimo: non chiederei altro se non fosse che… Beh, potete immaginarlo: se non fosse che nessuno fa le cose per me; e quindi, finché non guarirò, sarà un casino.

Ma una cosa buona c’è: mi son procurata un vecchio pc piccolino e leggero che non mi spiaccica se lo uso da sdraiata, e con questo posso riallacciare i contatti con voi. Vi penso come si pensa alle persone care, che si ha la certezza di non perdere nonostante i periodi di silenzio. Spero che sia lo stesso anche da parte vostra.

Mi accorgo che scrivere è scomodissimo: credevo meglio  :(
Ma leggere non è un problema: ci vediamo da voi?

(So che alcuni di voi si domandano: Ma perché non ha aperto con “With a little help from my friends ? Magari da Joe Cocker”.  Ecco, ci avevo pensato, ma non volevo spaventarvi. Voglio dire: io son messa meglio di costui.)

 

 

 

Pubblicato in AIUT

SPAM-PANATA

E BELLA FRITTA , sono, se ogni volta che mi assento per due o tre giorni – vabbè, diciamo per due o tre settimane… OK, OK ! due o tre mesi –  Bèh, se quando mi assento vengo presa d’assalto dai venditori di Viagra -anche per cani, anal, fetish, lesbian, slurp, ed insurance. Ne ho trovati circa millecinquecento, e il poco tempo che avevo a disposizione per il blog l’ho passato a spulciarli (senza aprirli, ché temo di beccarmi qualche brutta malattia) anziché a rispondere ai vostri cari commenti e a farvi visita;  ma lo farò al più presto.

Un abbraccio dalla vostra Lillo.

 “Sono in ufficio attorno alle 8.45, mi faccio un caffè, accendo il pc, cancello tutto lo spam, ed è già ora di tornare a casa.”

Perché pagare per l’inps

Quella che segue è una lettera di mia sorella Anna a LaRepubblica.

Perché pagare per 50 anni  l’inps ?

Ho un caro parente,  all’improvviso ha scoperto di avere una neoplasia diffusa , non si sa da dove sia partita , preceduta a un ictus .

Pronto soccorso per avere i primi esami , portando con se la moglie affetta da  “alzheimer”. Reparto solventi .

Due giorni 2900.00 euro ..ha dovuto pagare anche gli esami.

Rimandato a casa, ma la situazione peggiora , qualche giorno  e torna in ospedale dove con il bollino verde gli prenotano altri due esami , 10 gg. di attesa. e altri 10 gg. per avere una esito preciso.

Da quando si e’ accorto di avere la neoplasia e’ passato un mese . E ancora sta aspettando .

Sempre piu’ stanco e depresso , dove nemmeno l’assistenza sociale, pur interessandosi,  e’ stata  in grado di fornirgli  un posto.

Cosa gli e’ servito pagare l’inps? Ora avrebbe potuto permettersi  un clinica dove sarebbe stato assistito , dove avrebbero potuto fare subito gli esami, dove non avrebbe dovuto aspettare un mese … sembra un soffio un mese, ma per lui , forse era  vitale !

Magari non serebbe servito , forse il suo destino era gia’ segnato , ma le strutture della nostra societa’ avrebbero dovuto ripagarlo dell’impegno da lui preso per tanti anni .

Ogni giorno un po’ di lui se ne va !

Per quanto tempo quest’uomo sara’ in grado di aspettare ?

Anna

Passa altro tempo, 118, ed è ricoverato. Tardi, tardi.

Ora, vorrebbe tornare e morire a casa sua.

E ricomincia l’incubo burocratico affinché possa esaudire questo suo ultimo desiderio…

Kapuściński

E’ morto lo scrittore Ryszard Kapuscinski, che più di chiunque altro -persino di Chatwin- mi ha portato in giro per il mondo.

Vorrei dedicargli una canzone.

Pensavo a ‘Space Oddity’, ma i suoi viaggi sono tutto fuorché sconfinati spazi solitari e silenziosi…

o magari qualcosa di classico, in stile ‘on the road';  però, più che nomi di strade, lui riporta nomi di persone…

oppure ‘Find the River’ dei R.E.M. , o anche ‘Sì viaggiare’ del nostro;  ma se il viaggio può esser sì una ricerca interiore, ebbene, lui mi dice di cercare me stessa attraverso gli altri, altre culture, che mi fan da specchio e mi permettono di conoscermi.

Così, alla fine, gli dedico questa canzone d’amore che non c’entra niente ma trovo bellissima.

Sicuramente vi verrà in mente altro.

Se lo desiderate, prego, accomodatevi e lasciatemi il link delle vostre canzoni di viaggio preferite.

Intanto, godetevi questa.

 

Secret !

Me ne vò per un po';
Vi lascio con questa foto, arrivata puntuale affinché possiate sbizzarrirvi:
Se lo scoprite, divulgatelo.
A presto!

MARGHERITA (sturiellett)

Oggi, sono stata catapultata indietro di mezzo secolo: mi sono rivista in lacrime, abbarbicata alla severissima e amatissima maestra allorché finì l’ultimo minuto dell’ultima ora dell’ultimo giorno dell’ultimo anno delle Elementari.
Il Mostrillo ha finito oggi; della sua classe piangevano TUTTI: bambine,  bambini e maestre;  poi, le bidelle, in crescendo;  poi, i bidelli…
Come avremmo potuto, noi genitori, non avere gli occhi lucidi ?

Questa che segue è una storiella scritta per la maestra di matematica;  Margherita è la sua bambina dell’ Altroquando.
MARGHERITA
Margherita dorme beata.
Un sogno le va incontro, fluido e leggero come una barchetta di carta in un ruscello di montagna.
Guarda la piccola barca infilarsi nel bosco e gettarsi nel torrente; riesce a seguirla di cascata in cascata: è fatta di carta argentata e riflette i raggi del sole che filtrano tra le chiome dei faggi.
Ma, allorché il torrente confluisce nel fiume, la perde di vista.
Cammina lungo l’argine per un tratto, poi sale su di un ponte e si affaccia al parapetto: forse la vedrà passare sotto di lei.
Dopodiché, il sogno si trasforma in un incubo: subdolamente, una crepa si apre a pochi centimetri dai suoi piedi; e un’altra poco più in là, e un’altra ancora… fino a che il ponte comincia a sgretolarsi, e rovina nel fiume.

 

Prima di sprofondare in acqua, Margherita si sveglia; ha la testa appoggiata alle braccia, le braccia appoggiate al banco: ancora una volta si è addormentata durante l’ora di matematica.
Frettolosamente, prima che venga cancellata, copia la lezione dalla lavagna; ma poi, da sopra la spalla del compagno, controlla e ricontrolla che le virgole siano tutte al posto giusto: ieri, per una svista, aveva sbagliato un calcolo e di conseguenza tutti gli altri.
“Ecco com’è che, poi, cadono i ponti!” Si dice in uno sprazzo di lucidità.
Ce la metterà tutta per non far crollare la sua media scolastica; di certo, pensa, mai crollerà un ponte per causa sua.
E’ ancora in tempo per diventare una brava ingegnere.

fine

IperTerra S.p.A.s.

http://ilfattaccio.org/tag/del/Calpestiamo tutti, indistintamente, una sottile crosta di lava indurita che ricopre una palla di fuoco lanciata nel buio universo a girare vorticosamente su se stessa, e pensiamo e ci comportiamo come se vivessimo in un ipermercato. Quando parliamo di cultura, forse, dovremmo incominciare da qui. Ieri sera, su Rai3 -purtroppo molto tardi, quando, ormai, anche gli insonni erano esasperati dalla visione del mozzicone del campanile rinascimentale, e assuefatti al dispiacere per le interviste nelle tendopoli- su Rai3, dicevo, parlavano di fracking (?) e di stoccaggio gas.

Oggi, su vari blogs, girano  post informativi.

Come questo, http://altocasertano.wordpress.com/2012/05/31/terremoto-emilia/ trovato da SuzieQ  suzieq11.wordpress.com, o quest’altro che, un po’ approssimativamente, smentisce e incolpa altri comportamenti http://tersiscio.blogspot.it/search/label/fracking e ancora http://www.cronachelodigiane.net/article-il-vermont-banna-il-fracking-105943199.html.

Eccetera, di link in link.

Sono davvero dispiaciuta: mi piaceva l’idea di sfruttare giacimenti naturali esauriti, dove un tempo c’era gas naturale, olio o acqua, e riutilizzarli come  “magazzini” per il gas (mi ero fatta una minicultura sul sito dell’ENI).

Magari, qualcuno più competente di me può chiarirmi le idee. Ad esempio, ‘sto fracking, in Italia, si fa o non si fa ? http://www.unita.it/scienza/notizie/fracking-chi-era-costui-1.417454

Andateci, su quei link: sono molto interessanti.

AGGIUNGO: con tutto ciò, non voglio dire  che, cambiando il nostro comportamento, la Terra smetta di essere una palla di lava che  vortica  eccetera!

IMMAGINE PRESA IN RETE



Colora la tua vita

DOMENICA, 27 MAGGIO

EMERGENCY DAY 2012 - 27 Maggio @ Parco ex Trotter, Milano      https://www.facebook.com/events/224086674371143/

Da  Wikipedia:

Nel territorio italiano, sono presenti circa 160 gruppi locali legati ad Emergency, per un totale di circa 4.000 volontari. Ogni gruppo territoriale promuove nella propria zona incontri rivolti a sensibilizzare ed informare 

l‘opinione pubblica sui temi della pace e della solidarietà: interventi nelle scuole di ogni ordine e grado, presenza con banchetti informativi e di raccolta fondi a mostre, concerti, spettacoli, partecipazione ad incontri e dibattiti in cui vengono fornite testimonianze dirette dell’esperienza dell’associazione.

 

Domenica 27 maggio, all’ex parco Trotter Milano, ci sarà uno di questi incontri.

Potete partecipare direttamente, o, come me, indirettamente, pubblicizzando e facendo girare questo link :

https://www.facebook.com/events/224086674371143/

Ci si vede, lì o qui !

(Ps: COLORA LA TUA VITA è il titolo della foto)

 

23 maggio 1992-2012

Video scoperto due anni fa grazie a  RedPasion .  Che ne dite?

  

Saluto  i miei cari Visitors, nonché gli amici che solitamente visito io:  scrivo da un pc ospitante, che non è sempre a disposizione. Infatti, questo è un post programmato : scritto oggi per domani. No, cioè… scritto ieri per oggi…  Beh, capìti. 
A presto!

 

Red,  lascio pure a te i miei saluti qui, anche se dubito che ci passerai. Manca la tua…come dire… elegante taglientezza.

Dalla parte del toro, o…

I due Mostrilli, dalla guardiola di un’entrata secondaria, guatano i calciatori che arrivano alla spicciolata per un allenamento; hanno corrotto il guardiano semplicemente salutando in Catalano. Un bel tipo, che ora intrattiene la cosmopolita amica mia e me parlandoci della Corrida, che un tempo riempiva le arene come ora il calcio riempie questo stadio.

Dice, caritatevolmente in Castigliano:  “A Barcelona la Corrida, intesa come Tauromachia, è stata vietata dall’inizio di quest’anno; era in declino già da tempo, e le arene riuscivano a non andare in perdita solo grazie ai turisti.”  Provo un moto di simpatia per gli Spagnoli, pensando che forse sbagliavo a considerarli  un tantino truculenti. Poi continua, appassionato, con la descrizione delle crudeltà inflitte al toro; finché lo interrompo, prima di svenire.

Riconsidero: forse un tantino  sanguinari lo sono, o almeno: questo LO E’, visto l’atteggiamento un po’ morboso. (Ripenso anche a una scultura intravista da un bus, che ora non riesco a recuperare: dei lupi che sbranano un cervo, tipo;  voi ne sapete qualcosa?)

Continua: “Esiste un’altra corrida, la Taurocatapsia, o corrida acrobatica; nell’arena il toro attacca l’acrobata, che deve schivarlo o, come i più bravi, saltarlo.



Lo fanno anche le ragazze: sfidare i tori, non attaccare i ragazzi… AHAHAH!!!” (scemo!) “Non è che questi tori siano più buoni; è che, non essendo tormentati, sono  meno aggressivi” (Beh, insomma… per me sempre troppo) “Poi, ci sono gli scervellati che si fanno inseguire per le strade di Pamplona. Ma quelli sono Baschi! ” (Ah, a me sembravano scervellati semplici.)

“La corrida acrobatica l’avevano inventata i Cretesi; ci sono le testimonianze sui muri del Palazzo di Cnosso.”

Ma costui, prima di fare il guardiano allo stadio, era una guida nella Plaza de Toros ? Nega, sempre con passione.

Mentre fa un scappata a controllare la sua guardiola, ho modo di pensare ai Greci antichi, coi loro Dei che, crudeli come bambini disinibiti, ne combinavano di tutti i colori, con Tori semidivini che si cibavano di Vergini e con tori veri che nelle arene venivan ‘saltati’ e non massacrati;  e poi alla cattolicissima Spagna…

Penso anche a quello che un’autista -incredula ancor più che indignata- ci aveva raccontato appena arrivati: “Mentre noi sputiamo sangue (!) il nostro Re se ne va in Africa  A CACCIA D’ELEFANTI !  Che è proibita ! E non si è nemmeno portato dietro la Regina ! E pure di nascosto: se non fosse stato per un incidente, non l’avremmo neanche saputo !!! ”

Ma non ho il tempo di ragionarci su, perché il bel guardiano, soddisfatto, torna da noi e prosegue la lezione: aggiunge orgoglioso che la tauromachia è stata abolita solo nella Catalogna e, se ho ben capito, nelle isole Canarie; nel resto della Spagna tiene.

Con questa distinzione, prende le distanze dal resto della nazione che, Baschi a parte, è castigliana, dominata da Madrid, eterna antagonista sportiva e politica di Barcellona. E questo spiega anche l’attaccamento – ai miei occhi eccessivo – alla squadra calcistica della città, il BARÇ, i cui feticci imperversano ovunque; e non a caso il motto della Polisportiva Barcelona è Més que un club, scritto coi sedili sulle gradinate di Camp Nou, il bellissimo stadio.

Però questa è un’altra storia; che il loquace guardiano ci racconta, ma che ora non riporto.

Ringraziamo l’Appassionato (in Catalano), acchiappiamo i due ragazzini recalcitranti come torelli e ce ne andiamo.

…Olé! 

la Barçarola

Sui nostri quattro giorni a Barcellona, regalo collettivo per il compleanno del Mostrillo Alejandro .
Ho scoperto che i viaggi mordi e fuggi non fanno per me: ho bisogno di troppo tempo per ambientarmi, soprattutto se mi sposto in aereo (d’obbligo, in questi casi).
Ma il soggiorno si è rivelato più che gradevole, grazie alla sistemazione: un micro appartamento a Santa Caterina, quartiere piuttosto centrale, in zona pedonale, con LA finestra affacciata su una piazzetta che offriva, oltre al mercato rionale:  Kebab, Pizza Paco, ristorantino tipico gestito da due ragazze italiane :-)  (e cuoca Catalana), un bar tipo happy-hour e uno tipo bicér de vin, in cui seguire la partita Barça-RealMadrid (purtroppo perduta); e, soprattutto, schiere di ragazzini/e con pallone che dalla strada chiamavano: Alejandro!!! Clemente!!! Vamos a jugar! (in Spagnolo, dato che al Catalano non eravamo preparati).

Insomma, a parte las Ramblas, Gaudì, el Barrio; Le chiese, le tapas, il flamenco… e soprattutto CAMP NEU (lo stadio)  che ci ha preso un giorno intero…    la solita vita  :D 

Ma non a tavola.

La cosa che più mi è piaciuta,
oltre alla vita di quartiere?  Il ponte girevole! e IL VENTO, e gli spostamenti coi mezzi pubblici, quando i piedi si rifiutavano di portarci oltre.

(segue)

 

 

LO SCEMO DEL VILLAGGIO… GLOBALE

L’amico Capehorn, direttore del famigerato Ufficio Facce,   (http://quellidel54.wordpress.com/2012/04/27/ufficio-facce-aprile-2012-2/) dispera la mancanza di Stupidi autentici. Ah, la stupidera dei bei tempi andati!

MA  IO  SCOMMETTO  CHE  NON  E’  COSI’  !

Fatemi vedere di cosa siete capaci:

vi voglio acutamente ottusi, brillantemente obnubilati, furbescamente tonti.

Fuori un’idea… la più sagacemente stupida; fuori foto, vignette, ricordi, progetti…

verrete premiati con… qualcosa di altrettanto abbietto (accetto, anzi, caldeggio suggerimenti).

Ps: c’è un’espressione che mi piace tanto: ‘CRETINETTI  IN  VACANZA’.
Qualcuno mi sa dire da dove viene?

 

AGGIORNAMENTO:  Una mia stupidata
Anni fa, camminando come debosciati per le vie del centro, G. ed io vedemmo una scritta campeggiare sul muro di un palazzo:
FORZA  NUOVA.
Proprio davanti all’atelier della a voi già nota Amaranta!
Supponemmo che le ferisse gli occhi.
Mi si accese la solita lampadina e proposi di modificare la scritta in
FORZA UOVA
(si era sotto Pasqua): proposta accettata.
Senza dare nell’occhio, grattai delicatamente un centimetro quadrato d’intonaco; una volta in laboratorio, riprodussi il colore da applicare sulla N per cancellarla.
Appuntamento davanti alla scritta e… via, all’opera!
Sarebbe toccata a me l’esecuzione della burla; ma, si sa, gli uomini…
“E’ rischioso, tu fai da palo.” … qualche volta conviene accontentarli.
Così, lui lavorava di pennello, io occhieggiavo.
All’arrivo di due tizi, via, giro del palazzo e poi di nuovo lì,
ad ammirare la nostra opera.
Solo che, nella fretta, lui aveva cancellato, anziché la N, la F.
Risultato:
ORZA  NUOVA.
Una setta velista del Garda?
 Mi prendono in giro ancora adesso  :/  !


Rockettarapercaso

O per vocazione?   No no, per generazione.

Ma non intendo parlare di musica.

Però, sul blog di Masticone  ho ritrovato questo vecchio bellissimo pezzo, non so bene se il primo o uno dei primi;  ve lo ripropongo

seguito dall’ultimo.

 

Sempre lui… un po’ troppo sempre lui  !  Se li sovrapponete beccando, con un po’ di pazienza, il ritmo giusto, sembra un unico pezzo a due voci gemelle.  Provare per credere.

Insomma, lui mi piace pur senza essere la mia passione.

Eppure…

Cos’ha Springsteen di speciale?  Ha che s’insinua nella crepa che c’è tra il sogno americano e la realtà americana;  e, attraverso di essa, anche nel mio cuore.

Poco in comune con gli U.S.A. ?  Molto in comune con  ‘ste crepe tra sogno e risveglio.

Voi che ne dite?

Vi leggerò tra qualche giorno, tornata dal breve viaggio che regaliamo al Mostrillo per il suo compleanno.

Auguri, Mostrilli!

11 Aprile 2011: Alessandro (Mostrillo Figlio Di Lillo) compie 11 anni. Come sempre, festa ai giardinetti.  Anzi, doppia festa, dato che a compiere gli anni sono in due: lui e l’ottimo Leonardo. 

Questi sono i biglietti d’invito (cartacei)  per i compagni; dalla prima elementare alla quinta (…salta sull’astronave/sul batiscafo/sull’aeroplano… e vieni alla nostra festa…).


SPAZIO , VII

ACQUA , VIII

 ARIA , IX

                                               

 FUOCO , X

TERRA , XI

Ps:  L.A. , oltre che per Leonardo e Alessandro, sta per Los Angeles; ché non siamo mica qui a lisciare i ricci ai porcospini! 

AGGIORNAMENTO:
Mercole e Giove Pluvio ! !
Festa rimandata, causa diluvio e palude ai giardinetti (non a caso chiamati ‘dei Coccodrilli’). Nel frattempo si è aggiunta la Francesca;
quindi, il Taxi farà  Los Angeles – San Francisco e -forse- ritorno.
DISASTRO !
Ho cancellato i vostri commenti  e le mie risposte!

 

9 aprile

 

Da  Zonzo:

La canzone seguente, che mi incantava, è  per la mia mamma;  ma la dedico anche a Lucio Dalla -il suo cantautore preferito- e al mio papà, che è quello de  “..lo stesso colore in fondo agli occhi tuoi..”  della canzone.

AUGURI  A  TUTTI …   I  VIVI  :D   !!!

Il nostro agente in Giudea

“Caifa mi ha detto – riprese – che questo nuovo reuccio del deserto, questo ennesimo unto del loro dio non dobbiamo arrestarlo né punirlo ma anzi aiutarlo e proteggerlo. Dice che la situazione è assai tesa, che gli Ebrei aspettano un messia che stermini i Romani, che ci sono molti aspiranti al ruolo di messia e tutti parlano di guerra, e che Gesù il Nazireo parla di pace.”

Passarono alcuni minuti, lo schiavo bendava le mani di Pilato, Afranio mordicchiava dei datteri, nessuno parlava. Finalmente il prefetto di Giudea si voltò verso il poliziotto. “Che cosa ne pensi, Afranio?”

Il piccolo Greco si tolse di bocca il nocciolo del dattero e si strinse nelle spalle. “Che cosa abbiamo da perdere?” chiese. “Se non funziona, possiamo sempre ucciderlo.” 

mimmiMio fratello mi ha prestato un bel giallo storico (di cui il brano sopra è un estratto):    Il nostro agente in Giudea , di Franco Mimmi, pubblicato da DIABASIS.

Se vi interessa il genere e non l’avete già letto, non perdetevelo.

AGGIORNO:

Vi lascio a questo post pasquale e parto per una vacanzina pasquale: torno per qualche giorno al paesello natio, dove incontrerò i miei pochi ma buoni parenti. 

Auguri a tutti!

 

La barca nel bosco

Rubo il titolo ad un romanzo per darlo a questo post, che dedico a un uomo che mi manca da più di sei anni, e a un’amica da uno soltanto.

 

Una notte di quasi undici anni fa, attraversando in auto 

la Lunigiana, lui mi disse: “Cosa ci fa una nave sulla collina?” Era là, in gran pavese, con tanto di chiglia, fumaiolo, ponte di comando e murate fitte di oblò.  “Ci fermeremo al ritorno, se non sarà salpata.”

Ripassandoci di giorno, apparve chiaro che una nave non era.  Però rivelò un’altra sorpresa: il campanile della chiesa aveva tutta l’aria di essere un faro. “A Lanterna!” esclamò il mio compagno di viaggio, genovese.

 

Altre volte ripassammo, rimandando ogni volta la sosta: che mai si fece, perché salpò prima lui. Ma qualche mese dopo Mostrillo ed io fummo invitati da amici di amici a passare parte dell’estate nella loro casa di famiglia, diventata ‘residenza estiva’. In un paesino della Lunigiana, mai sentito nominare.

E indovinate di che paese si trattava?

 


INDOVINATO !  Proprio quello!

Il mio pensiero non può non andare anche a Marzia (non è la bimba nella foto, sua figlia), che lì  aveva ospitato Mostrillo due estati fa; e a mia mamma, che era rimasta incantata dalle Apuane.


Tibet in fiamme?

No, Tibetani in fiamme.

30 (TRENTA) monaci ma non solo, in tre anni, si sono autoimmolati, dandosi fuoco, per chiedere aiuto al mondo. 

http://cinechiacchiereenonsolo.iobloggo.com/348/lo-sterminio-di-un-popolo#commenti_start

EGLE, nel suo  CINECHIACCHEREENONSOLO qui sopra,   parla della drammatica situazione  vissuta dal popolo tibetano, invaso sia fisicamente che culturalmente, nell’indifferenza dei più. Si dice che nessun governo al mondo ci tenga a far pressione su quello cinese (per esempio, nel 2009, il Sudafrica http://www.ejoujo.eu/ilcoloredelgrano/?p=385 ): certo, è padrone del debito degli USA, e presto di chissà che altro. I motivi di questa volontà di annientamento di una cultura possono essere economici, politici, ideologici: forse il Tibet, a detta di chi c’è stato, è l’esempio vivente che ‘un altro mondo è possibile’, e ciò non fa buon gioco a una potenza capital-comunista emergente come la Cina.  In special modo di fronte ai Cinesi.

Girano decine di petizioni a favore di crisi dimenticate, ma il Tibet rimane alla periferia della nostra attenzione.

Certo, noi si dovrebbe dare una possibilità, coi nostri comportamenti, a quest’ “altro mondo possibile” , sennò che si parla a fare.

Poi, informarci.  A me interessa la condizione delle donne  nei vari Paesi e religioni, e anche la presa di posizione rispetto all’omosessualità, come una sorta di termometro;  facendo ricerche sul web (non vi lascio link specifici, sembrerebbero di parte) mi è piaciuto quel che ho letto.

E poi, diffondere le informazioni: chi usa bene Facebook e altri social network può far molto, se già non lo fa;  e ci son petizioni da firmare, tipo queste:


Insomma… vedete voi;  a me, scusate il pessimismo,   pare che tutto vada in una direzione; ma se c’è una possibilità di intervenire positivamente, proviamo? Sarebbe inutile dirlo, ma: più l’informazione gira e meglio è; vi ripiazzo qui il link di ‘partenza': http://cinechiacchiereenonsolo.iobloggo.com/348/lo-sterminio-di-un-popolo#commenti_startpoi http://www.asianews.ite anche il blog     http://www.freetibet.eu/ dove trovare via via gli aggiornamenti.

Un bel resoconto di viaggio in Tibet, Egle l’aveva pubblicato nel gennaio 2011, ma non lo trovo.
Egle, se passi di qui…
 E’ passata!  Eccolo (peccato non ci siano più le foto): http://persemprepermai.altervista.org/category/il-tibet-di-egle/
AGGIORNAMENTO
 Io giro pagina, e questo sta girando da solo.
Non dimentichiamoli.

Ciascuno ha la congiunzione che si merita

http://www.astroperinaldo.it/blog/il-cielo-di-notte/incontro-tra-due-pianeti-venere-e-giove-in-congiunzione/

 

I pianeti Venere e Giove si incontrano (tranquilli, è solo una visione prospettica!), e da due giorni ammorbo tutti quelli che incontro:
” Tu chi ci vedi? Ti ricorda qualcuno? Mi racconti una storia? “
Persino sul web.

 

Per il momento, vince la risposta ricevuta da Melogrande:
” Ci vedo Giunone sulla soglia di casa col matterello in mano. “
E voi, cosa mi dite?
AGGIORNAMENTO del 16 marzo: 
Si riallontanano, per altri 13 mesi.

Écho du Grand Bois (STURIELLETT)

 

ÉCHO DU GRAND BOIS

 

http://luli118961.files.wordpress.com/

 

ÉCHO DU GRAND BOIS

 

 “Eco era una Ninfa dei monti perdutamente innamorata di Narciso”  legge Donatella, prima liceo,  “Lui fuggì e lei si lasciò morire. Non ne rimase che la voce.”
Ecco come sono i maschi, conclude la ragazza cupamente, scagliando il libro lontano.
Nel giro di un’estate, da bimba spensierata che era, si è trasformata in un’adolescente lunatica e bizzarra; nondimeno, è contenta della sua vita – benché talvolta, per darsi un tono, dica che è uno schifo.  Donatella ama gli zii che l’hanno cresciuta – anche se vorrebbe tanto ricordare i genitori; adora i cuginetti – tranne quando li strozzerebbe di gusto; ama la scuola e i compagni – pur chiedendosi, di tanto in tanto, se ha scelto quella giusta; e il paesello – che comunque comincia ad andarle stretto; e soprattutto ama la montagna tutt’intorno, anche se ha l’impressione che sia cambiata insieme a lei, con quei sentieri che percorreva allegramente e che ora paiono serpeggiare infidi. Sono gli stessi che da sempre portano al Grande Bosco, dove, ne è certa, i suoi giocano insieme agli spiriti della natura che lì s’incontrano, rincorrendosi con Elfi e Gnomi.
Vi si reca sovente; a volte solo per sentirli chiacchierare con voci di foglie e ruscelli; talvolta per piangere in santa pace; certi giorni, invece, per chiedere consiglio all’Eco del Gran Bosco.
Oggi è uno di quei giorni. E’ afflitta e arrabbiata insieme.  Arriva sino al limitare della selva che si affaccia bruscamente su di un dirupo.
“Eco del Grande Bosco, amica mia, ” esclama, “perché i miei sentieri son diventati crepacci, e precipizi, e orridi ? ”
L’Eco risponde: “… RIDI …”
“E di cosa? Non c’è più niente che m’incanta! ”
L’Eco risponde: “… CANTA …”
“Non posso, ho un nodo alla gola … le persone a cui io volevo bene, erano le stesse che amavano me, ma ora … più niente combacia … ”
“… BACIA …”
“Come?!?  Figurati!  Non sto ad annoiarti con i fatti miei, ma …  insomma, son diventata timorosa!”
“… OSA …”
“NO!”
“… NO ...”
“Osare, no! Non ci penso proprio, non voglio … non voglio un rifiuto, voglio … essere cercata… non voglio che i ragazzi … ehm … approfittino di me, e magari neanche un grazie, sai cosa intendo. Lo dicono anche i grandi: se sbagli, la vita non perdona!”
L’Eco risponde: “… DONA …”
A questo punto, Donatella si blocca.  DONA …
Il suo nome sarebbe Donata, gli zii dicevano di lei che era stata loro donata.  Gli amici però la chiamano Dona e forse in quel nomignolo sta un segreto. O un suggerimento.
Pensierosa, riprende il sentiero verso casa.
Fatti pochi passi, si ferma, si rivolge al Grande Bosco e sussurra: “ Grazie, ora sto meglio.” E aggiunge, ridacchiando: “Non andar via, eh! A presto!”
Ed Eco mormora: ”… RESTO…”
 
Fin
 
https://www.youtube.com/watch?v=SeV8AnpuTmM
https://www.youtube.com/watch?v=qYi_WTsJ3ic

 

Esattamente un anno fa postavo una storiella dedicata alla mia mamma e al mio papà.  Questa, invece, l’avevamo scritta insieme, lei ed io. Avevamo preso spunto da una poesia che mi recitava quand’ero bambina:   L’Écho du Grand Bois .  Non so se mi piacesse di più la poesia o il suono della sua voce. 

 Ps: Mia mamma si chiamava Angela; Donatella è vivissima, sta benone, la saluto :-)

 

9 marzo, Giornata della lentezza


Non posso crederci, una giornata dedicata a me ! !
Però non sempre “Chi va piano, va sano e va lontano” :
Chi va piano, va sano e resta indietro!
Voi cosa ne dite ?
                                                                                                                                  
.

10 marzo, Giornata della Donna

In occasione dell’ 8 marzo, RI-ripropongo questo vecchio post (risale al 2011) non mio, che trovo ancora valido; mentre io non ho niente da dire.

‘Stavolta senza chiedere il permesso.    Speriamo bene…  :\ …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

 Utente: egle1967 Ecco un  commento lasciato ieri dall’amica Egle. 

Mi è piaciuto per originalità al punto di volerlo evidenziare,
per tutti voi:

Ieri mi sono piovuti auguri da donne e uomini; io educatamente ringraziavo, ma non sapevo bene per cosa (e forse neanche loro).
Ho pensato a che significato potesse avere -oltre a quello della commemorazione del fatto storico che hai raccontato a tuo figlio- il significato che poteva avere, dicevo,  per me.
In quanto persona/donna mi sono sentita io in animo di ringraziare coloro che apprezzano non solo me come persona, ma, in particolar modo, ME in quanto donna.
Quindi ho comprato dei fiori, per mio figlio e per il mio compagno.
A mio figlio li consegnerò stasera (ieri non era con me) e lo ringrazierò per la possibilita’ che mi dà di esprimere sentimenti come la protezione, la responsabilita’, l’amore senza giudizio, senza competizione.
Per il mio compagno ho voluto essere coerente con i miei sentimenti ed allora, prima gli ho tirato tre pugnetti dicendogli che erano per tutte le volte che mi aveva fatto sentire “una merda” e poi gli ho dato i fiori, ringraziandolo per le volte in cui mi aveva fatto sentire una vera donna, in cui mi aveva viziato, amato, e desiderato in quanto donna.
Ce ne sono, per entrambi, di motivi per cui ringraziarli – altri, intendo- ma quelli riguardano la “persona Egle” e non , nello specifico, la “donna Egle”. 

  Egle

 

Niente sesso, siamo Intesi

Mentre cucinavo un risottino, ho beccato un programma alla Rai dedicato alle coppie e al sesso.
Parlava di vari casi, tra cui i “matrimoni bianchi”, ossia quelli che non vengono consumati, o per una sorta di accanimento religioso o per incapacità di scopare, nello specifico. Solitamente, pare, queste ultime coppie si rivolgono alla terapia dopo un paio d’anni.
Ho pensato che potesse anche esserci una qualche volontà di convogliare diversamente l’energia; non fosse stato per il risotto in working-progress avrei telefonato al microfono aperto per buttar lì qualcosa di diverso. Certo mi sarebbe piaciuto ascoltare l’intervento di diretti interessati/e.
Si argomentava poi che mediamente -ma sempre nell’ambito di rapporti che funzionano- il calo del desiderio è dovuto: per gli uomini, a preoccupazioni e frustrazioni di carattere sociale; per le donne, sia pur in carriera, a insoddisfazioni privatissime, quali la mancanza -vera o presunta- di attenzioni eccetera eccetera.   Psicologi/e, teorici/e, tuttologi/e, dispiegando statistiche, mi informavano che le donne preferiscono far l’amore di sera, gli uomini al mattino (ma pensa!).
Allora io ho immaginato, in una coppia eterosessuale, un uomo che alla sera si sente calpestato dalla giornata trascorsa, e che al mattino ha bisogno di essere combattivo, e far l’amore gli ridà sicurezza in se stesso.
E ho pensato a una donna, che alla fine della giornata vuole riconciliarsi con se stessa, col suo uomo, col mondo (che comunque la vita è dura).
Così, pensavo, in astratto.
Voi, che ne dite?

facce dell’amore

Sono ancora in tempo?

Massì, siamo ancora nella settimana di San Valentino.

Lascio a tutti quelli che si amano due frasi d’auguri due; due frasi che -mi sembra- toccano gli estremi: l’inconsapevolezza istintiva ed empatica,  la consapevolezza razionale. La prima è della poetessa Wislawa  Szymborsk, dalla poesia OGNI CASO; la seconda di Pasolini, dal film-documento COMIZI D’AMORE;
Ci tornerò, eh, ci tornerò.
Intanto, ecco:
Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”

 “Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore.”

E il sesso?
Che c’entra, quella è la Natura…
No, qualcuno dice?
Ok, ci tornerò su, ho detto  :)

nera su bianco

Scenetta  inventata da  Mostrillo, figlio di Lillo:
 Alcuni negozianti, visto l’aumento della richiesta di generi di prima necessità causa preoccupazione o paranoia da neve, han pensato di alzare i prezzi. Tipo: un litro di latte a tre euro (almeno, stando a quanto trasmesso alla radio).
Primo negoziante:Siamo ricchi! Siamo riusciti a vender tutto.
Secondo negoziante: – Anche quei biscotti che…..
- Certo, a 7 euro al pacchetto.
- E le lattine di fagioli?
- Finite!
- La verdura?
- Venduta a peso d’oro!
- Il Latte?
- 3 euro al litro, a saperlo lo mettevo a 6.
- Benone! Tira fuori i bicchieri che brindiamo! Facciamoci un antipastino.
- Oh-oh… non abbiamo più niente…

Spleen der

C’è stato un tempo in cui abitavamo sul pianeta Effìmera; avevamo fondato la città di Bloggherìa e ci facevamo visita l’un l’altro salpando da Stazioni Di Sola Partenza o viaggando sul bel Camper di Riposo di Feritìn; perché i quartieri eran tanti e diversi e alcuni anche lontani.
C’erano le Torri dei Poeti e gli Antri dei Filosofi, i Muri del Pianto e i Giardini Matematici; Caffè Letterari non ne conoscevo, allora, ma Il Caffè della Peppina eccome; Covi Anarchici e Blu-CanteenSalottini Lellici, Praterie StellariCineSpiagge e ClassiMiste: tutti ragionavano o cazzeggiavano con tutti,  dimentichi di essere ospiti.
In quanto McDadaistibevevamo Flüssigmalz mangiando WürstFrettau e Macedonia Baudelaire da  McDada’sma non sempreIn un cantuccio c’era pure un’ottima Cretineria.
Per strada potevi incontrare Monaci Bianchi, Streghe Assortite, Q.Suzettes e Brumbri Impennati; Fatine Boreali e Cuccioli Da Salvare popolavano vicoli, viali e Piazze Di Sogno,
 dove Nica girava in blue-jazz e Pasion in Red.
 
E molto, molto altro, claro, tipo Sandroni e Romanine.
E musica, tanta.  
Splinder non c’è più e noi invece sì.
Uno solo mancava :  MIO CUGGINO.
(Però, mi rode non poter più commentare con immagini e suoni.

A voi, no?)

 

Ah ah! :( Che ridere !!

Uff!  Queste scosse mi hanno scossa…
 
A titolo scaramantico, eccovi una storiella di Dario Iacobelli .
Piacerebbe all’amico  Astrogigi. 
 
LA SECONDA FRA DIECI GIORNI
 
Per milioni di anni i Grandi Rettili furono padroni incontrastati.
 
- Non credevo che me ne sarei accorto se non avessi fatto le analisi per altri motivi. -
- Lei è fortunato, gliel’ho detto. Vedesse che devono sopportare quelli che sen’avvedono solo quando cominciano i disturbi. Lei è al primissimo stadio… anzi, direi che siamo in fase d’incubazione.
Faccia così: mi fa la prima punturina stanotte, poi fra dieci giorni ne fa un’altra per sicurezza, e vedrà che fra un mese… Mi stia bene, arrivederci. -
 
La sera fece la prima iniezione.
 
    Il cataclisma sconvolse l’intero mondo, l’asse terrestre si spostò solo di un centinaio di metri, ma l’effetto per il pianeta fu devastante. Per secoli la Vita sembrò scomparsa.
    Tutti gli esseri di una certa massa sparirono dalla faccia della Terra. Ma spore e piccoli unicellulari resistettero. Quando la Vita tornò ad organizzarsi, i suoi schemi furono più virulenti e veloci. E padrone incontrastato fu l’uomo, la forma perfetta: pollici e opinioni opponibili!
    Dal fango s’innalzò sulle prime palafitte e col ferro dettò legge sulla natura. Decise di rendersi visibile al cielo e nel grembo caldo del Nilo innalzò la Piramide, realizzazione di intuizione e sogno. Il Re che moriva, nel farla edificare, con la morteedificava l’immortalità.
    Ora aveva bisogno di un’organizzazione migliore, per cui scolpì le tavole della legge e le perfezionò al vento dolce  del ponentino fra le colonne del Foro nella grandezza dell’Impero. Ma la legge doveva raggiungere tutto il mondo esistente. Qualche secolo di oscura ricarica ed eccolo con rinvigorita energia spingersi verso le terre lontane, mentre allo stesso modo il piombo dei Guttemberg Tracciava nuove rotte di comunicazione. C’erano voluti uomini forti e spietati per raggiungere tutto questo, ma ora si decise che non ci arebbe stato più abuso dell’uomo sull’uomo, e nacque la democrazia, prima forma di autogoverno.
    Il sogno dell’ubiquità già rideva realizzato in ogni televisore, quando calpestò la bianc Luna una notte d’estate e gli occhi del Mondo furono come occhi d’un solo uomo.
Ma ancora non bastava ed allora scoprì le grandi arterie magnetiche, vere e proprie autostrade fra pianeti e galassie. Il grande balzo stava per compiersi.
 
Dopo dieci giorni fece la seconda.
 
    Un nuovo cataclisma spazzò via il pianeta Terra, e del fastidioso virus del sig. Cosmo non rimase né memoria né traccia.
 
 

Hannah

Da Fossoli,  Hannah è stata deportata al lager di  Auschwitz.

Non sa che è chiamato ‘campo di sterminio’, crede ancora di trovarsi in una prigione; crede che prima o poi uscirà, che rivedrà la sorella e la mamma, che forse tornerà a Venezia. Cerca di tenere salde le immagini rassicuranti dentro il suo cervello, dietro lo specchio dei suoi occhi che invece le rimandano visioni terrorizzanti. Desidera con tutta se stessa che il tempo scorra in fretta, affinché  quel che sembra un incubo, da cui si fa fatica a riemergere, finisca.
Presto capisce la verità: da lì non uscirà viva.  Si dà della stupida ed ora vorrebbe  fermarlo,  il tempo, che non si vada di corsa verso non sa quale orrore.
Quando era a Venezia, seduta in qualche Campo o lungo un Rio con le gambe a penzoloni, ripensava alle banalità enunciate dai grandi:  Se ci si diverte il tempo passa in fretta, sentenziavano, se ci si annoia non passa mai.  “Niente di più falso” ribatteva lei “il tempo si dilata se lo riempio; sono le giornate vuote a trascorrere a tradimento. Ieri, per esempio:  ne ho fatte di cotte e di crude, e mi pare impossibile che sia trascorso un giorno soltanto.”
Ecco, sì, pensa ora, posso fare così: allungare il tempo usandolo.  Non vorrebbe nemmeno dormire, nonostante lo sfinimento, ma cosa può fare più di quel che già la costringono a fare? Può occuparsi degli altri, ce n’è che stanno peggio di lei, quella donna con quella bambina piccola, appena arrivata, può aiutare a pulirla e cambiarla privandosi di qualche straccio. Sarà la sua nonna, o la bisnonna? Chissà…  Presto la piccola morirà, ma finché vive, che possa stare il meglio possibile, lei non sa di dover morire.
Ma la donna lo sa, e lei sa che lo sa, e  sa che lei sa che lo sa.  Con questa consapevolezza non riesce a guardarla negli occhi.
Prima di quanto si aspettasse, rientrando nella baracca, non le trova più. Non può fare niente per le compagne e quindi per lei stessa. Il tempo è scandito  a passo di morte, ma Hannah tenta ancora di fermarlo. Elabora  tutto in un minuto,  lunghissimo, che prova a rendere eterno:  se questo minuto lo scompongo in secondi, si dice, ed i secondi in momenti, ed ogni momento lo spezzetto in tanti istanti, e così via…  Ma se penso non funziona, spreco gli attimi, devo ancorarmi a qualcosa…. La neve ! ,  ce n’è tanta, e non un cristallo uguale all’altro, ecco, li vedo, li distinguo, salto su questo, è simmetrico, è come il mio nome palindromo, HAN-NAH;  mi perdo nella sua geometria, nel gioco di specchi, non mi basterà la vita per esplorarlo tutto…
La sua mente getta l’ancora in quel mare bianco, freddo e senza dolore.  E si sente in salvo.
Si salverà dai reumatismi, dai dolori del parto, da un  incidente sugli sci,  dalla vecchiaia; si salverà dall’impotenza di fronte alla sofferenza altrui; dalla paura di perdere una felicità intravista; si salverà dall’amore e dalla tragicità che segna la condizione di chi ama tra i mortali.  Il suo corpo si salverà dalla vita e la sua mente, senza saperlo, sarà sconfitta.
Il giorno dopo il camino scioglierà quel cristallo di neve, quella zattera, ma la sua anima sarà già salpata.

 

Fine

Postato altrove, scritto anni fa per un’amica persa di vista, la quale porta il nome di una ragazzina deportata con la sorellina e la mamma da Venezia e assassinata nel 1944 ad Auschwitz: Anna Scaramella.
Non è una storia vera, forse possibile. A differenza di Anna Frank che scelse la vita per la vita in sè, comunque fosse, questa bambina si distacca da essa.

 

UN RICORDO DI SAPORE FELLINIANO

Primo giorno di mare: Sono spalmata sulla sabbia, sotto un riparo di fortuna, assopita.

Emerge a tratti la consapevolezza di avere un figliolo lì in giro; in quei momenti, schiudo appena gli occhi e l’intelletto per scrutare il mare piatto.
In questo stato di dormiveglia ho una visione:
Una signora molto vecchia cammina sulle acque a decine di metri dalla riva; con una mano tien saldo il cappello sul capo, con l’altra si appoggia ad un bastone. Da qualche parte, non so se dentro o fuori da me, attacca una musica di Nino Rota.
Lo struggimento mi sveglia; la vecchia signora non c’è più: balzo in piedi…  :o   Molto distante dalla riva c’è una secca. Non lo sapevo.
 
Ps: Mi chiedo tutt’ora come abbia fatto ad arrivare fin là…..
 
E voi? Avete ricordi surreali da raccontarmi?  Dite, dite…
   

Sillypercaso

Buongiorno!

Siccome tenere un blog aggiornato e illustrato come si deve richiede un tempo di cui per ora non dispongo (tra l’altro devo reimparare a gestire il tutto: postumi del web-trasloco), vi racconto un fatterello personale che solo pochissimi sfortunati tra voi conoscono: condividete la nostra pena.

Il misfatto si compie nella mia piccolissima cucina, con alcuni bambini accalcati a tavola per la merenda.
Mi chiedono se ho dei würstel. Da pucciare nel tè, mi pare. (Ah, no, era un budino.)
Scruto nel tupperware: sì, ci sono, sotto le schifezzine, i bocconcini, le robioline.
Ma come poso il contenitore sul tavolo, mi accorgo di essermi sbagliata: dei würstel non c’è traccia. Boh..!
Lo riporto al frigo…  Ma…che sbadata, eccoli qui, proprio nel tupper. Come ho fatto a non vederli.
Lo riappoggio sulla tavola… SPARITI !
E ancora e ancora: vicino al frigo riappaiono, sul tavolo svaniscono.
Questa volta svuoto la vaschetta, sotto gli occhi colmi di aspettativa dei bambini: non tanto per i salamini (si mangiano il resto), quanto perché pensano stia recitando una scenetta e pregustano il finale.
Ueh!
:o sono quasi spaventata: non ci sono davvero!!
Torno confusa verso il frigorifero -col contenitore semivuoto- e realizzo con sgomento che i würstel altro non erano che le mie dita, intraviste sul fondo, in trasparenza.
Non dico niente, ripongo il tutto e vado a guardarmi allo specchio. 

auguri minatòri

Bene, inauguro questo mio insediamento con gli auguri di buone feste: che sia di buon auspicio per voi tutti e per me.

Ma… sentite un po’, anche voi siete ammorbati da messaggi terroristici di questo tipo: 

“…..se, entro 7 minuti e 77 secondi, rispedirai questa mail a 77 amici che ami diventerai ricchissima  -anche se non te ne deve importare nulla dato che coi soldi non si compra l’amore  il rispetto ecc ecc. Se invece non lo fai, ti accadrà qualcosa di terribile. Non ci credi? Ad un amico mio che l’aveva persa si è ammalata la figlioletta; quand’era in punto di morte, la sua segretaria l’ha ritrovata e inoltrata come richiesto e la ragazzina è guarita, non solo, ma gli ha dato subito un nipote; Una mia vicina l’aveva stracciata e in officina si è amputata una mano; allora l’ha recuperata e spedita (la lettera) e le è subito ricresciuta (la mano); ma poichè aveva aspettato più di 7 ‘ e 77 ”, le è cresciuta all’incontrario. A uno che l’ aveva dimenticata hanno investito il cane, ma appena l’ha inviata si è accorto che trattavasi del carlino dell’odiato vicino.  A un altro, per aver riso,  han rigato l’auto nuova, così ha smesso di ridere…” 

Eccetera.

 Secondo voi, uno che mi ama, mi manda una cosa simile :o ? 

CHE SENSO !

Allora:
Dovete sapere che, più che dalla sensazione tattile, più che dai colori, più che dai gusti, sono presa dai suoni e dai profumi.
In effetti sugli odori sono un po’ fissata: combatto il Fantasma Del Fritto (che talvolta cucino per glorificare dei sapori) e gli Spiritelli di Nicotina (io non fumo da mo’, ma altri sì) tenendo finestre spalancate in ogni stagione, possibilmente creando correnti cicloniche.
Di conseguenza, mi son beccata la sinusite.
Di conseguenza, mi si è tappato l’orecchio sinistro.
Di conseguenza, scuotendo la testa ci sento dentro il tintinnio di un campanellino.
Ho controllato: è un FA diesis.   SCOMODO ! ! ! 
Dico io: non sarebbe potuto essere un bel DO, un SOL, al limite un FA pieno, se pretendere il LA fosse stato troppo?
Comunque, ora sono in grado di darvelo, il LA.
Chiedetemelo, tacete qualche secondo e non fatevi sentire mentre ridete: ad occhi chiusi mi tapperò l’orecchio destro, farò NO-no-nononò-no col capino, emetterò tre flebili lamenti in scala e, quindi, vi elargirò un timido LA naturale.

Ps: Lo stavo provando in auto: ferma ad un semaforo, socchiudendo un occhio per sbirciare lo scatto del verde, ho notato lo sguardo a dir poco perplesso dell’autista in coda dietro di me. Ha messo la freccia e cambiato direzione.  

 

 Ma qualcuno mi sa dire se esistono significati o corrispondenze a riguardo delle note musicali, così come per i colori ecc? 
E poi, domanda ancora più importante: càpita anche a voi, magari anche solo qualche volta?

 

assenza e lontananza

La vita cambia di botto quando una persona cara esce all’improvviso e completamente dalla tua.
 Mica deve per forza morire: può essere che ti abbandoni , o che sia tu a doverle assolutamente sfuggire , o che insieme si decida di tagliare di netto per salvarsi (dicono che succeda).
Se si condivideva il quotidiano, tutto viene stravolto: ritmi, abitudini, tante cose non le farai più e sarai libera di farne altre. Ti sembrerà strano guardarti un film da sola e aver invece voglia di commentarlo con quella persona, per esempio, ricordando le volte che ti riusciva di uscire per conto tuo e come vivevi quei momenti: intimi e personalissimi ritagli di libertà.

In qualche modo, il cambiamento coatto segna un confine (ma forse coatti, i cambiamenti, lo son sempre).

Se al contrario non ci vivevi assieme, o vicino,  è sì  tutto diverso, maledizione, senza però che nulla cambi. Uno straniamento, una schizofrenia che a me manda in tilt.
 
Chi è lontano in chilometri pur essendo molto vicino sentimentalmente te lo porti sempre dietro: annoti senza volerlo ogni particolare per poterglielo raccontare, telefonare, scrivere. Una presenza sotto pelle. Una buona qualità di vita permette di tenere il passo di un amore grande  e la lontananza è un filo di oro e acciaio che lega, sei sicura che in ogni momento sia con te come un diamante piantato in mezzo al cuore.
Forse per questo motivo ho avuto amori sempre lontani; almeno finché ho potuto, cioè fino al figlio; confesso che in quel caso la coabitazione mi era stata quasi imposta dal padre, al quale sarò sempre grata per avermi fatto scoprire che è possibile godere della quotidianità condivisa, bisticciando con amore.
E ho anche capito perché ci si può legare tanto ad alcuni amici di blog, mai visti di persona: grazie a loro, a voi, le antenne son sempre sintonizzate.
Mi mancate affettivamente ed intellettivamente.

Bè. Due mesi fa o poco meno avevo iniziato una relazione che prometteva essere amorosa. Tra l’altro, sarebbe stato il primo fidanzato veronese. Un mese: non ha retto alla prima prova. O non abbiamo retto.
(BRUM… la battutaccia… evitala ché non posso risponderti… non fare il furbo!)
Già, perché il problema con Splinder non è risolto (mi han risposto anche grazie al vostro intervento, ma forse non dipende da loro); anzi, si è aggravato, dato che mi ha abbandonato il monitor.
Infatti, sto usandone uno preso in prestito.
 

  Ciaociao!! 
 

  .. Cosa che non avviene se non ci vivevi assieme, o vocino. .

storie di famiglia

 Visitors del mio cuore,
tra un po’ vado a riprendermi il Mostrillo. 

Ha passato la giornata con gli Scout per i consueti ‘4 passi di Primavera’ , come chiamano la passeggiata in collina di 12 Km. C’era la possibilità di aggregarsi, alcuni genitori l’han fatto. Ma ho preferito che si facesse la domenica per conto suo.

E’ una scusa, dite? :-D Avete in parte ragione… Ma mi ci vedreste lì in mezzo? Una incursione di branco nei boschi -certo più di 100 persone?
ORRORE ED ABOMINIO!! 

Così, ve la conto un po’ su.   

Ho rivisto parenti con i quali, pur non avendo mai interrotto i contatti, non mi incontravo  da tempo.
Mi hanno raccontato vecchie storie di famiglia, tipo quella della Rusìn, una vecchietta che,
negli anni 1940/50,  aiutava in casa Guarneri (mio bisnonno materno) (sì, quei Guarneri); non sapeva scrivere e  un nostro Sandro (allora bambino delle elementari)  a poco a poco le aveva insegnato a leggere ma, in quanto a scrivere, era riuscito solo a farle copiare il proprio nome: Rosa moglie di Eugenio detto Geni  il quale, a ottant’anni, si era tinto da solo i capelli facendoli diventare  un misto di arancione scuro e blu, e se ne girava d’estate con un berretto di lana perché non voleva lasciarseli tagliare, cosa che alla fine fece comunque perché ormai erano arancioni, blu e… bianchi.
Che tempi!

Il  bambino  è Sandro, in Svizzera,
durante la Seconda Guerra, credo.
Ci sono mia mamma, mia zia e una
cuginetta con la mia bisnonna.

 

NO COMMENT

Accolgo il suggerimento di Brum, re del pragmatismo, e rispondo aggiornando, come la volta scorsa.
Ad alcuni avevo risposto tramite PVT, anzi, CREDEVO di esser riuscita a raggirare Splinder; era invece lui ad aver imbrogliato me. Sono ancora tagliata fuori. Ho scritto alla redazione la quale ha gentilmente replicato che provvederà, dimenticando di sottolineare dieci volte in rosso l’uso del tempo futuro. O forse mi è sfuggito il condizionale.

Bè.

La foto del post precedente (non questa) :
La diavoletta a destra è la mia mamma, probabilmente stava escogitando qualche burla. Lo spilungone è il mio papà, si morde li labbro impacciato come fosse il primo ballo, invece avevan già due figli. La bella moretta sorridente è la mia super-zia Sandra, bella tuttora.

Se non risolvo ‘sta storia del non potervi rispondere e neppure commentare e polemizzare da voi, smetto di scrivere. Mi mancate.
Al limite, posterò storielle, tipo Francesco e Angelina  I protagonisti son tutti bambini, si chiamano come i miei familiari – e dintorni- , per i quali le ho scritte. La maggior parte dei personaggi sono ispirati alle persone reali, altri ne portano solo il nome.
Giusto perché son già fatte.
E ne approfitterò per riordinare la casa, che in queste due settimane si è disfatta.
Non è mai stata un esempio di ordine, ma ora sembra un covo di banditi abbandonato all’improvviso dopo un mese di appostamento.
Fortuna che non ho la web cam.

Bè.B

Primavera non bussa, lei entra sicura anche in questo caso

Non ho scritto post su mia mamma, e quindi non la conoscete; ma lei conosceva voi perché le parlavo spesso dei miei amici ‘invisibili'; la cosa la affascinava e quando veniva a trovare me ed Alessandro amava girovagare sul mio blog e anche sui vostri.
Stavo preparandone uno, col suo permesso, che iniziava con una delle sue ultime uscite da brava Cristianarchica a proposito dell’ingerenza del Clero nella politica dello Stato laico: ” Gesù si è sempre rivolto alle coscienze in-di-vi-du-a-li  e stava alla larga dai politicanti. In effetti, gli unici citati nel vangelo sono Pilato ed Erode: non dico altro! “ 

Per il momento mi riesce doloroso continuarlo, ma presto lo farò, e sarà un post divertente, di certo.
E’ morta all’improvviso (e per lei senza dolore) undici giorni fa; mi piacerebbe pensare che abbia raggiunto dopo tanti anni il compagno della sua vita, mio papà,  che una volta disse: Se muoio per primo vi tengo un posto vicino ai finestrini.
Vedremo se ha mantenuto la parola!

Non vi ho risposto, e forse non vi risponderò nemmeno stavolta, perché ho la funzione commenti -e anche PVT- fuori uso, sul mio blog e non solo. Posso solo postare.
Perciò vi ringrazio e vi abbraccio tutti da qui.

Intanto, guardate se riuscite a indovinare chi sono Francesco e Angelina detta amorevolmente La Perfida (familiarmente Franco e Lalla) cresciuti e fidanzati e sposati da cinque anni.  E c’è pure la mia zia Sandra… protagonista di una prossima STURIELLETT.
A presto, invisibili amiche e amici miei!

FRANCESCO E ANGELINA (a mia mamma e mio papà, bambini)

  FRANCESCO  E  ANGELINA
Stamattina, niente scuola.
Francesco si sveglia con tutta calma, si stira, sbadiglia e si gratta il naso.
Poi, la giornata prende una strana piega; va in bagno, beve dal rubinetto del lavabo e si sciacqua il viso; ma
quando si raddrizza per guardarsi allo specchio… PUFF…la stanza è sparita : la finestra in fondo e le tende bianche… i vasi di fiori e le saponette colorate… le piastrelle con le foto del mare… la doccia, gli accappatoi e tutte le cose che vedeva riflesse non ci son più.
Al loro posto, a dieci centimetri dal suo naso, SBAM!! IL MURO, contro cui gli sembra di sbattere la faccia.
Dov’è finito lo specchio ?!? Ieri sera era qui. Che scherzi sono?
I suoi sono usciti presto e non torneranno prima di cena; così non sa neanche con chi arrabbiarsi.
Gli pare che volessero cambiarlo, questo sì, ma smontarlo senza dire niente….
Rimuginando su questi pensieri, mentre si lava i denti, gli sembra di notare un pezzo d’intonaco diverso dal resto. Sarà l’umidità? No, no, sicuramente c’è sotto qualche mistero.
Prende il primo aggeggio che fa al caso suo – una lima per i piedi! – e raschia l’intonaco fino ai mattoni.
Tutti uguali. Anzi, tutti diversi, e perciò tutti uguali.
Volendo, ma proprio volendolo tanto, ce n’è uno forse un po’ stortino… inizierà a lavorare su quello.
Usa un paio di forbicine ricurve per attaccare la malta tra mattone e mattone, che è sabbiosa e si sgretola facilmente.
Quando le forbicine si rivelano troppo corte, trova un ferro più lungo (da calza, d’ora in poi inutilizzabile) e continua con quello; allorché gli sembra di essere arrivato abbastanza in profondità, cioè quando è stufo e ha fame, prova a smuovere il mattone.
Tira, spingi, molla, gira.. si muove! Con uno strattone a tradimento, ecco che gli rimane in mano, urrà !!
Sbircia incautamente nel buco e deve trattenere un urlo di spavento allorché, dall’altra parte, vede due occhi neri e assassini che lo fissano.
OH, NO! E’ la figlia dei vicini: ha due anni meno di lui ma lo batte nella corsa, è dispettosa e si dà un sacco di arie.
Si chiama Angelina, ma lui la chiama Diavolina.
E adesso? Non può chiederle Cosa ci fai lì? : logicamente, starà facendo la stessa cosa che fa lui. E nemmeno può rimettere a posto il mattone come se nulla fosse.
Così le dice: “Ci vediamo in giardino, alla scaletta.”
E ritappa il buco immediatamente.
Prende pane, cioccolato, latte, due bicchieri e va incontro al suo destino come l’eroe del suo libro preferito.
Mentre fanno colazione parlano, parlano, parlano… non sono poi così diversi, a parte il fatto che lui è un maschio, chiaro, e che è allampanato e biondo quanto lei è morettina e minuta.
Di sicuro, hanno in comune tre cose: amano ridere, leggere ed esplorare il mondo.
Così, terminata la colazione, si lanciano alla riscoperta del giardino che circonda le villette a schiera delle loro famiglie; c’era un recinto di divisione, ma, molti anni prima, era stato smontato e usato per costruire la capanna sul noce che troneggia dietro l’edificio, dove ci sono anche il garage e la rimessa degli attrezzi.
Francesco mostra ad Angelina il cespuglio nascosto ed inselvatichito che fa le rose più profumate del mondo; la tomba della sua tartarughina; uno strumento (sperimentale) che dovrebbe risuonare con la luna piena.
Angelina, in cambio, gli mostra come strisciare di nascosto nella rimessa dei vicini, dove una gatta ha fatto i gattini (da non toccare, eh!); gli mostra il suo nascondiglio di pietre focaie e una rientranza dove le piacerebbe allestire una sorta di teatro.
Ed è propri lì, curiosando tra altri oggetti, che scoprono gli specchi rimossi dal bagno. 
Si bloccano, trattenendo il fiato: dentro, ognuno nel proprio specchio, col giardino come sfondo, vi sono riflessi loro due , in pigiama e con lo spazzolino da denti appoggiato ad una pietra, che discorrono silenziosamente, come se si conoscessero da sempre.
E’ a questo punto che Francesco pensa: Chissà, se non ha il fidanzato, forse da grande la sposerò.

 

 Fine

 

per girar pagina (da qualche parte bisogna pur)


 

Ecco l’aggiornamento.
 Sono dell’anno scorso,
ché questo non ho 
tanta voglia di fare la
 cretinetti
(semmai aggiungerò una fotina in seguito).

           ……………..…….……….………………..…….…….……..…….

. . ..... . . ..       

RI-AGGIORNO  IN  LOCO : 

Allora, già che si è in tema di carnevalate, facciamo un salto in Parlamento:

Ma voi, a proposito delle famigerate quote rosa , cosa ne pensate?
Intendo: una donna gestirebbe diversamente il potere?  Sarebbe meno corruttibile?
 
Al di là dei luoghi comuni sia pur sensati del tipo ‘Ci son buoni e cattivi da ambo le parti’ , o ‘Le donne hanno una marcia in più perché abituate ad organizzare eccetera’ oppure ‘Hanno una marcia in meno perché si sentono già nobilitate dal fatto di esser donne e quindi bla…’. E ok che sarebbe meglio il 50, e che sono oserei dire umilianti, e che però da qualche parte si deve pur.
Avete esempi concreti da portare?
 
Penso che parecchie donne in gamba e competenti nel lavoro, anche politico,  si trovino a far conti stretti con l’organizzazione di un paese che non è per donne, perciò qualche proposta concreta sul come farlo funzionare meglio potrebbe essere messa in atto, e così iniziare davvero il cambiamento. Dalle cose quotidiane.
 
A fagiuolo, prendiamo l’integrazione razziale: chi, più delle mamme, dopo il lavoro, si trova a condividere chiacchere e merende ai giardini e a casa di una o dell’altra tra compagni di scuola Islamici o Indiani o Filippini o Centrafricani? (Ma i Cinesi… ?) Con conseguente contatto reale coi problemi pratici, più che di principio.
 
Però.. però.
 
Io ho un po’ il pallino della criminalità organizzata che strangola le istituzioni. Mi domando se le donne potrebbero venirne a capo diversamente.
 
Voi che ne dite?   
E se sì, perché?  Come?
    
   

          

INGURGIGRUGNI EROSORE ACIDODICA

     SOS11022011SOS   
1    Un fiore invitante, tumido, bello;
1    un colono curioso e con poco cervello.  Lo
0    zero in botanica: l’avresti pensato?
2    due bei bocconi ed il conto è saldato.
2    Due soli minuti e sei già digerito,
0    zero secondi e sputato è il vestito.
1    Un fiore mutante che ieri non c’era;
1    una Felce che chiede:  “Di cosa sapeva?”
   

Era il marito di Aissia, abbandonato a se stesso il primo febbraio duemiladieci (01.02.2010), chi lo ricorda? ( http://persemprepermai.altervista.org/01-02-2010/ )
E l’amante di Ada che fine avrà fatto?
Magari lo scopriremo il trentun febbraio duemilatredici.
(31.02.2013).

 Arrivederci ! ! 

..………………………………………………………

  ! ! Ci siete cascati !  

 Al due febbraio duemilaventi (02.02.2020), allora.

  

O vi scanso o vi scanno

O vi scannerizzo, o vi scansisco, o vi scansiono.
Già, perché finalmente ho uno SCANNER , termine inglese che sta per congegno periferico per la conversione di oggetti o immagini in immagini digitali.
Non voglio scrivere di neologismi o anglofonia.
Ma ho letto che la lingua inglese consta di 600mila vocaboli (usati), quella tedesca tra i 300 e i 500mila, l’Italiano sta sui 300mila, lo Spagnolo 250mila e il Francese, forse regolato per non avere intrusioni straniere (dovrei dire autarchico) 100mila.
Avere più vocaboli a disposizione consente di essere più sintetici: un termine che indichi esattamente una cosa o un concetto mi risparmierà il dover fare giri di parole per esprimerli.
A beneficio della velocità di comunicazione.
A discapito, forse, della vivacità del linguaggio?
A proposito di immediatezza -piuttosto che di ricchezza- mi sovviene un fatto risalente a quando avevo appena imparato a leggere. Sui treni, un avviso in varie lingue diceva ‘è severamente vietato servirsi della ritirata durante la fermata del treno nelle stazioni . ‘ In Inglese, la frase risultava breve: ‘Non usare il gabinetto mentre il treno è fermo.’   E semplice.
Ad una semplicità di linguaggio corrisponde una pulizia di pensiero?

E io cosa ne so?!?
Voi che ne pensate ?
Nel frattempo traffico con lo scanner, e studio il Mediablog di Splinder.
Magari posso già postare qualche foto, quelle recenti di Natale. Poi provo..

Ah, casomai voleste rinfrescare il vostro Inglese, vi lascio questa:

PERCHE’ DI SI’ ! ! !

Oppure  Perché di no!! , come preferite.

Questo post si scrive da solo, lisio lisio, sulla scia del precedente.
Si disquisiva sull’utilità o meno di un bel  Perché lo dico io!  dato che, comunque, ‘sti ragazzi si troveranno a fronteggiare situazioni non controllabili.

Questo principio, l’accettare senza discutere, è applicato  dagli Scout.
E’ imposto anche ai genitori: “Come mai la riunione (sigh!) è stata rimandata a SABATO SERA ?  Risposta: “Direttive dall’alto (Dio?). Gli ordini dei capi non si discutono.”   Ah !

Ovvio che bambini non catechismizzati siano insofferenti alla disciplina un tantino militaresca (punto 7 della promessa scout: saper obbedire).

Ma poiché gli Scout non son solo questo – anzi, sono soprattutto altro: paiono una barricata contro la dissoluzione, benedetti ragazzi! -, e i più piccoli, li vedo, si divertono un mondo ed hanno modo di starsene per giorni senza la mamma tra i piedi,
dicevo, per questi motivi, il mio Mostrillo ci va volentieri.

Ed io volentieri ce lo spedisco: ecco che posso aggiornare il blog !

Tutta questa pappardella per mostrarvi questo video:

Il Tibet di Egle

Questo è un regalo di EGLE ( http://cinechiacchiereenonsolo.iobloggo.com/ ); lo ha salvato dal vecchio Splinder.   Mancano le foto, peccato.

TIBET – AGOSTO  1993

CUORNO – GENNAIO 2010

Barkhor, il cuore popolare e religioso del Tibet.
Con l’esilio del Dalai Lama, i comunisti cinesi hanno ridotto il maestoso palazzo del Potala in un museo. La splendida costruzione attira pellegrini da tutto il paese con lo stesso fervore di quando era abitato dal Dalai Lama. Ma il tempio più sacro di tutti, quello più venerato, il Jokhang, sta al centro della città. Emerge rosso ed incoronato dai parasoli dorati e splendenti e dalle vecchie case d’abitazione a due piani. E’ circondato da una strada ad anello che è costantemente percorsa da viandanti impegnati in numerose e incessanti circoambulazioni. E’ il Barkhor, epicentro religioso per eccellenza. E proprio per questo motivo, covo delle insurrezioni del popolo tibetano che saltuariamente esplodeva, ed esplode tuttora, con rabbia contro gli odiati dominatori cinesi, persecutori della loro fede.
E’ presidiato a vista da numerose guardie vestite di verde ed è soggetto a continue ristrutturazioni edilizie decise dagli invasori con il solo fine di estirpare dal cuore di ogni tibetano uno dei simboli viventi della loro millenaria cultura.
Cercano di trasformarlo in uno squallida ed anonima strada per turisti.
Vogliono distruggere quell’atmosfera di pulsante sacralità ormai introvabile in altre capitali d’oriente.
Il Barkhor è sacro. E’ così pieno di vita genuinamente tibetana. Gente proveniente dalle regioni più lontane del Tibet esibisce i costumi variopinti dei giorni di festa e divide il tempo tra preghiere e contrattazioni in un incessante e sereno tragitto.
Come non fermarsi davanti ad un tale senso di profonda consapevolezza di trovarsi a contatto con qualcosa di sconosciuto, misterioso e al contempo solido, inattaccabile. Mi fermai , infatti, davanti al venditore di tsa tsa, gli stampini dorati del Buddha, al monaco che a occhi chiusi offriva le sue preghiere vestito di strati di tessuto di differenti tonalità di rosso. Mi fermai davanti alla traballante teca piena di capsule dentarie di oro puro che non hanno altro scopo che rendere la bocca più bella alle donne, esattamente come i cerotti che le ragazze si applicano con civetteria sulla fronte da quando li hanno visti usare ai turisti occidentali. Mi fermai davanti al bambino con l’eterno moccolo che scende sulle labbra, con il cappello militare messo di sbieco, davanti ad un altro monaco seduto per terra davanti al suo altarino coperto di libri, la campanella, un thermos e che esibisce inchiodate a un pannello di cartone da imballo, tre fotografie del Dalai Lama. Interminabili mantra “Om Mani Padme Hum”, si confondono con le chiacchiere delle donne dal grembiule a strisce colorate, allineate in interminabili cordoni umani tra fumi profumati dei rami di ginepro offerto nei due bracieri di fronte alla facciata del tempio, dove, proprio lì, sotto il porticato, altri devoti fedeli si stendono per lunghe ore in religiose prostrazioni sulle lastre di pietra, rese levigate e lustre dalla secolare usura.
I tibetani credono che le prostrazioni siano un mezzo per rafforzare sia la disciplina mentale che fisica e qui, davanti al tempio più sacro, accorrono pellegrini da ogni dove e si prostrano devotamente, protette le mani con tavolette di legno, le ginocchia da strisce di cuoio o da una robusta veste di pelle di capra rivoltata.
Mi fermo con un vecchio contadino che, mulinello in mano, si congratula con me dell’acquisto di un recipiente di rame ed io gli scatto una foto e gli regalo il recipiente, lui si toglie dal collo una consunta corona del rosario che molto probabilmente lo accompagna dalla nascita e la infila sul mio collo.
Imponenti uomini della regione del Kham a cavallo, hanno facce tondeggianti, le sottovesti chiare, i vestiti marroni, percorrono il sacro anello esibendo i neri capelli gonfi di trecce di tessuto e sfavillanti gioielli di ambra e turchese.
Mi metto a seguire alcune donne che imboccano una via stretta e s’immergono in interminabili trattative sul prezzo del burro di yak, delle foglie di tè compresse in nere mattonelle e poi…
..preghiere e preghiere
Decine di rosari
Decine di mulinelli che ruotano nelle mani della gente, chiacchiere, trattative e seduti per terra tra le bancarelle, monaci che recitano i sutra con una voce bassa e profonda a un ritmo costante.
Provo un profondo senso di stabilità , di essere al sicuro, nessuna paura e sfiorando la corona regalatami inizio a pregare anch’io con le uniche parole imparate in quei pochi giorni: “Om Mani Padme Hum”

“Ma perché ‘Perché’ ? “


Avete mai giocato al gioco dei perché?
Di solito viene imposto da un bambino. E’ semplice: vi pone una domanda; voi vi impegnate a rispondere -dopo aver ben ponderato le conseguenze sul suo sviluppo fisico e mentale; lui ci pensa un po’ su e poi chiede:  Perché?
E così via fino ad esaurimento (vostro).
In questi casi si è costretti a prendere atto di quanto siamo incrostati di frasi fatte, di pregiudizi, di cose date per scontate e di lacune. Se le lacune sono tecniche o scolastiche è presto fatto: si va su Google e, almeno approssimativamente, le si colma (purtroppo la tortura viene per lo più subita in auto). Ma se si tratta di lacune esistenziali sono cavoli vostri, rimpiangerete quella volta che avete speso diversamente i soldi destinati all’analista.
Poi però realizzerete che un piccolo analista sta giusto seduto sul sedile posteriore, e gli proporrete di interrompervi la terapia per spendere qualche altro eurino di quelli risparmiati allora in una gelateria, in un cinema, in cartoleria, o simili.
Lui domanderà: Perché?
Non cascateci e mantenete la calma: vuole solo verificare la vostra saldezza di carattere. Se superate la prova, vi concederà una tregua.

Se non avete tempo per fermavi e diversificare, potete invertire i ruoli; ma le fantasiose risposte degne di essere annotate sono una su dieci (per non dir delle domande), e se non siete insegnanti elementari o terapisti, e soprattutto se non è un vostro caro pargolo o nipote o facente funzioni, dopo poco diventa di una noia mortale.

 Nota: più il domandatore cresce, più le domande si fan difficili; eppure, sarà sempre più facile rispondere; in parte perché vi sarete sveltiti di cervello; in parte perché il suo, di cervello, si sarà espanso nel cognitivo ma ristretto entro i confini del socialmente praticabile.

 Comunque, è un giochino che consiglio caldamente. A me serve per non sedermi sulle mie convinzioni quando non ho tempo per leggere e commentare i vostri blog ;-) ; a loro per sviluppare quello spirito critico  che riteniamo tanto prezioso per la loro autonomia di pensiero e di scelta, ma che a volte, a denti stretti, malediciamo.

Prequel di Natale

Ora, ditemi voi come succede che da questo testo…
Silent night, Holy night
All is calm, All is bright
‘Round yon virgin Mother and Child
Holy infant so tender and mild
Sleep in heavenly peace
 Sleep in heavenly peace

ovverossia:
Notte silenziosa, notte santa!
tutto è calmo, tutto è luminoso
intorno alla Vergine, alla madre e al bambino
bambino santo così tenero e mite.
dormi nella pace divina
 dormi nella pace divina

…si arrivi a questo:
Astro del ciel, Pargol divin,
mite Agnello Redentor!
Tu che i Vati da lungi sognar,
tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti
pace infondi nei cuor!

“Papista!” Mi diceva un amico! (A me  :o  ?)

Vabbè.
Quali sono le vostre canzoni natalizie preferite?
Dite dite!  ..E postate, se ne avete voglia (grazie!).
Starò via per un po’, al ritorno mi piacerebbe trovare ancora un pochino di Natale che mi aspetta!

Io, per non rubarvi ‘proprio quella’ canzone, vi propongo un PREQUEL: e ve lo lascio insieme agli auguri . Di cuore, davvero.
 

Chi è Chi

ASPETTANDO  I  BARBARI    di Kostantin Kavafis

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?

Stanno per arrivare i Barbari oggi.

Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?

E’che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.

Perché il nostro Imperatore,
levatosi sin dall’aurora, siede su un baldacchino
alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?

E’ che i Barbari arrivano oggi.
L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.

Perché i nostri due consoli e i nostri
pretorisfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d’ametista
e di anelli scintillanti di brillan ti?
Perché portano i loro bastoni preziosi
e finemente cesellati?

E’ che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti
costosi abbagliano i Barbari.

Perché i nostri abili retori non perorano
con la loro consueta eloquenza?

E’ che i Barbari arrivano oggi.
Loro non apprezzano le belle frasi
né i lunghi discorsi.

E perché, all’improvviso,
questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze si svuotano
così in fretta e perché rientrano tutti a casa
con un’aria così triste?

E’ che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo
che non ci sono affatto Barbari…

E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione

(trad F. M. Pontani)

A quanto pare non è un nostro problema 

 

UN-COMFORTABLY NUMB

Ancora musica.
Questa volta, però, brutta; ma così brutta che ho bisogno di condividerne la croce. E l’ilarità che mi suscita. E fin’anche la pena per questi sciagurati.

“Chi non fa non falla”,  diceva mio nonno Erminio.
Aveva ragione: io non dovrei star qui a far la criticona, dato che non so suonare.
Ma ditemi voi: questi, mica li avran costretti, no?

Ps: Se qualcuno vuol piangere, NON li ascolti dal 2.35 al 2.55:
io rido ogni volta, che dio li strabenedica!

P.P.S. di qualche giorno dopo: tra gli ultimi commenti, un Giustiziere Gentile ha postato l’originale ! !

post di servizio (idraulico)

Per chi è a corto di eurini:

ASPETTATE A CHIAMARE L’IDRAULICO se la lavastoviglie perde acqua, nonostante abbiate verificato (dopo aver staccato la spina della corrente) che i tubi di carico e scarico siano integri e ben innestati, e nonostante l’amorevole manutenzione  (anticalcare, pulizia del filtro ed ogni  tanto pure dei braccini rotanti o come cavolo si chiamano) che manco un marito se la sogna. (Ma i mariti umanoidi trattateli diversamente, mi raccomando: solo Brum gradisce l’anticalcare).
 Ascoltate:
Levando i cestelli si vede una ghiera  sulla parete di fondo : è l’imbocco dell’acqua che vien sparata nei braccini; svitata la ghiera, si esamina la sua guarnizione: nel mio caso era cotta dall’uso; perciò, immagino, l’acqua colava nell’intercapedine tra la ‘camera interna’ e la ‘carrozzeria’, per poi finire sul pavimento.
A titolo di prova ho incicciottato la ghiera col nastro per elettricisti, l’ho riavvitata ed ho attaccato la lavastoviglie: fuoriuscita d’acqua quasi nulla.
Accordandomi fiducia :-)  ho telefonato ad un negozio di ricambi ed ordinato la ghiera del modello giusto (ce l’avevano  già lì pronta!); e poi al tecnico per annullare l’appuntamento; sono andata a ritirare il pezzo nuovo (4 euro), ho rimontato tutto e ho fatto partire la maledetta: va a meraviglia. 

A me piace ‘pasticciare': il mio gioco preferito era smontare qualunque oggetto mi capitasse a tiro (i regali più belli erano i piccoli elettrodomestici rotti: ero una bambina molto economica), e siccome le vere passioni non invecchiano, in attesa del summenzionato ed inafferrabile idraulico mi son messa a trafficare sull’ingrata macchina.
 Ma se qualcuna di voi non si sentisse portata, prenda un Gentilone e si limiti a dare ordini.
Ma ATTENZIONE:  che ordini non sembrino, né consigli e nemmeno suggerimenti, bensì solo domande di chi non ne capisce niente. QUESTA è la parte più difficile!!  Ma è il prezzo da pagare  per chi non vuole spaccarsi le unghie (che le mie.. lasciamo perdere).

.. ..Se invece potete non badare al soldo, fate girare l’economia e chiamate un tecnico fidato: non mi offendo. 

Ecco… lo sapevo !!

Una decina d’anni fa, i miei parenti stretti vollero fare di me
una personcina perbene regalandomi a forza un cellulare (no, non questo)
  ►►►

ed una lavastoviglie.  Il cellulare vabbè, è piccolo e posso scordarlo in ogni dove, smarrirlo e ritrovarlo, spegnerlo o scaricarlo: insomma, è di facile gestione, la reperibilità non è mai assicurata, e così nemmeno la dipendenza  – mia e quella di chi mi cerca.
Ma la lavastoviglie…  Ahh!!  E’ entrata in casa mia come una vacca grassa e mi ha viziata e poi seguita, lustra e ridondante, per traslochi e coprifuochi. Ed ora mi ha mollata, la maledetta.
Allagandomi, per giunta.

Com’è che basta un giorno per abituarsi alla comodità, e per disabituarsi… non lo so ancora, ma
sicuramente di più?
 

come eravamo



Brescia. Sgomberato il presidio degli immigrati che protestavano sulla gru.                                                  
                                                               A Milano come a Brescia.
                                                                                  .

Montacarichi precipita dal 5° piano. Un morto e due feriti a Milanofiori. 

BRZZANGH !

Ciao, sono Tippy Rompini e mi frego la consolle  mentre Lillo elucubrazza in solitaria.
Lei non dà spiegazioni perché si crede Tata Matilda; e allora vi dico io come è messa:
Dice che le zone d’ombra sono luoghi mentali dove non riconosce le sue emozioni, non concorda con le sue motivazioni, si comporta ambiguamente e perde la strada.
Non è la zona buia, dice, dell’animale feroce o pauroso od in calore o solitario infuriato libero….  E’ una zona di superficie -sociale, relazionale- dove non è arrivata la luce, dove c’è sporco, dove non  invita gli amanti e nemmeno gli amici.
Nella zona buia non può, lei crede, intervenire; deve tenerne conto e convivere con l’animale proprio ed altrui.
Ma in quelle d’ombra  può far chiaro e pulizia, e POI portarci gli amici per mano, e gli amanti a cavallo.

Eccola che torna..      …  telare!!

DIS-ORDINE

Post Post del 21 ottobre.

Il titolo originale era LA BELLEZZA DEL DISORDINE , poi modificato per non influenzare i commenti.
Io ci ho trovato la bellezza per le chiazze di colore inaspettato, indubbiamente, ma anche per il fatto di saperle effimere, in quanto sarebbero state presto ridipinte -da
 Brumbru- (trattandosi non di mosaico, ma di vernice); vogliamo parlare di effimericità e bellezza?
Ma la cosa che più mi piace è che casi come questo appaiano all’improvviso e ti risveglino una parte di cervello che spesso, su percorsi noti, va in automatico ed è cieco a tutto ciò che esce dalla norma. 

Come, poniamo, una persona stesa a terra.


La foto è stata scattata in una via di Milano.

Per aggiustare le tubature sottostanti, i cubetti di porfido eran stati rimossi, indi risistemati in modo casuale, senza che ricostruissero le strisce blu che delimitavano il parcheggio nè quelle gialle della corsia preferenziale dei filobus.  E non so che altro.

 

 


 

I tombini dovevano esser stati utilizzati come tavolozze per le prove di colore con cui ridipingere le strisce.

 

La casina nel Bosco

Cari Visitors, non potrò aggirarmi per Bloggherìa per qualche tempo.
Mi rammarico per gli amici appena incontrati e già abbandonati…
per quelli da poco tornati e giusto giusto salutati…
Gli aficionados mi conoscono e sanno che non andrò lontano.

 Per farmi perdonare, vi regalo una simpatica targa da apporre sul portoncino d’ingresso della vostra bella casina di Orchi ed Orchesse.

 .

(Fotografato in un supermercato della Valpolicella.
Il ‘fumetto’ è una citazione da Stefano Benni)

GEPPIN DE L ‘ ËGUA

Siamo invitati a dare un ultimo saluto al mare in mare: come resistere?
Così, eccomi qui, aggrappata alla coda salmastra dell’estate che sta per migrare.
E’ tutto un biancheggiare : di nubi in movimento,  di vele, di spuma sulle onde, di denti – alcuni rivelano il sorriso, altri battono… RAT TAT TAT TA .. BRRR !!
Pioggia, sole a tratti ed acqua gelida. Per me. Non per i bambini: loro sono degli Alieni; ma lo scopro troppo tardi, ad immersione avvenuta.
A vista, infatti, sono l’unico adulto ad aver osato il tuffo: per far colpo su Mostrillo, a momenti viene un colpo a me.  (Ma spero che domani)

Ah, no… Vedo ora che a mollo c’è anche un vecchio eroico…
Chissà da quanto… chissà se è vivo o surgelato…
Forse è lo stesso che a Loano, una vita fa, girava per il litorale senza  mano sinistra, ma con una pietra appesa al collo e sorretta dalla destra.
Geppìn de l’ëgua:  Così zavorrato, dava spettacolo immergendosi cianin cianino fino a sparire sott’acqua e rimanendovi in apnea per eterni minuti tra lo stupore e l’ammirazione di noi piccoli, il compatimento dei grandi e l’apprensione dei Liguri che, ogni volta, temevano di perdere un’attrazione turistica (felliniana: erano i primi anni 60).
Ed ogni volta, invece, sempre passin passetto sulle gambe magrette e scure, riemergeva e raccoglieva le 20, le 50, talvolta le 100 lire che facevamo a gara a portargli, per il brivido di essere accarezzati dal moncherino.

Domenica sera, 19 settembre
Di nuovo alla mia consolle, infreddolita ma soddisfatta.

Voi, che infilavate 50 lire nel flipper e che comperavate il
ghiacciolo a 20, che ricordi felliniani avete?
E voi, che i juke box li avete visti solo al cinema, che mi raccontate?

un pezzo (anzi, due) di costume

Uff!  Devo comperarmi un costume…
Peccato,  quello che indosso è davvero carino…
però è vecchiotto… comincia a perdere il pelo, e la coda che fungeva da vezzoso cinturino è stata tranciata da un morso di smilodonte.
Inoltre, questo bel blu tanto oceanico ora vira un po’ al livido, e -chissà perché- richiama vagamente il rigor mortis.
Cosìcché…
Solo che trovarne uno di mio gusto, che mi doni, in cui entri (io) bene sopra e sotto, e che entri (lui) nel budget-spese è come trovare un cammello in un pagliaio.
E per di più, che barba fare shopping senza mia sorella!
Ma quello che ho, dove l’avevo comperato?
Boh !!
Comunque, beato il mercante che me l’aveva venduto: gli era stato sufficiente brandire la clava ed abbatterla sul cranio del modellino prescelto!

STRATEGIA DELLA TENSIONE QUOTIDIANA

 
( Sul  treno  da  o  per  Zonzo )   
 
Mostrillo – mio figlio – dorme; è il solo, ma la sonnolenza è diffusa; sferragliare di rotaie…  luci nel buio di case intraviste dal treno…
Dall’altoparlante, improvvisa, una voce: “Due agenti della Polizia Ferroviaria nell’ultima carrozza…  Due agenti della Polizia Ferroviaria nell’ultima carrozza…”
Càpita: qualcuno colto da malore, oppure una valigia abbandonata, od un portoghese che non vuole – o non può – pagare il biglietto… Niente di particolare, insomma. Tranne una cosa: noi SIAMO nell’ultima carrozza!!
E’ del tipo open- space, in cui si vede tutto quel che accade.
Siamo in nove, più uno sulla piattaforma della “ritirata” (ma rientrerà a precipizio).
Controllo: è proprio l’ultimo vagone, guardandomi alle spalle vedo fuggire i binari.
Tutto procedeva come di consueto, all’insegna della più discreta ed educata disattenzione sociale: Un breve cenno del capo al dirimpettaio, una sbirciata alle sue scarpe (ricambiata), una sua celata curiosità per il titolo del libro in mano mia (io, idem).
Gli altri passeggeri? Mah..! Indifferenza percettiva reciproca.
Questo, fino al momento dell’annuncio.
Dopodiché, in pochi secondi tutti si alzano in piedi; io li imito.
Guardiamo a destra, a sinistra, davanti, dietro; ci studiamo l’un l’altro, chi incredulo, chi sospettoso; tutti, comunque, con atteggiamenti da film western.
TUTTI CONTRO TUTTI:  CHI SPARERA’ PER PRIMO ?
Il messaggio ci ha messo in allarme, ma qualcosa ci sfugge:
Dov’è il pericolo?
Ci risediamo, ma rimaniamo rigidi.
Rompo la tensione dicendo, futilmente, al dirimpettaio: Ma questa è l’ultima carrozza! E lui, sorprendendomi per l’affinità dei nostri pensieri: “Sembra una scena western!”
Dopo qualche minuto, invece dei Polfer arriva Tizio (sùbito segretamente bollato da noi tutti “un giovinastro”), uno magro e alto, che si pianta a gambe larghe in corridoio, ci osserva uno per uno, allarga appena anche le braccia…
 
E’ a questo punto che penso (ma è solo un lampo: il pensiero compiuto lo formulerò solo dopo, a “pericolo scampato”) che penso ad Orwell ed a un suo libro, in cui raccontava come le cronache di una guerra fittizia ottenessero una tensione che generava paura, e creassero situazioni che, alla fine, richiedevano per davvero l’intervento dei gendarmi o della Polfer.
Insomma, il massimo effetto sociale di allarme si otterrebbe quando il pericolo non c’è, o meglio, quando non è verificabile.
 
Per concludere la storia:
Tizio, scuotendo la testa, lascia ricadere le braccia lungo i fianchi, gira i tacchi e se ne torna donde è venuto, scomparendo alla nostra vista.
Noi tutti tiriamo un sospiro di sollievo: CI HA RISPARMIATI !!!
 
Ed i Polfer?  Non arriveranno mai.
 
E i mandanti della strage di Bologna?..
E Ustica?..
E l’ Italicus?.. 

MUSICA (d’addio)

Non esageriamo… diciamo ‘di arrivederci’ !

La Musica è la forma d’espressione che più mi emoziona. Forse perché è così effimera…
Crea momenti irripetibili,

non c’era niente prima, non ci sarà niente dopo (al Cosmo, importa?);
non cambia niente né prima né poi, è solo quel ‘durante';
Ma
nella chiesa dalle alte volte, dal silenzio sospeso che precede l’inizio del concerto, il canto sgorga od esplode,  rimbalza, si rincorre, riempie tutte le fessure;
nella tua stanza, il woofer dei bassi ti fa tremare i vetri e lo stomaco;
ed il pavimento si allaga per quel blues così malinconico,
con quella voce tanto roca da lasciare graffi sulle pareti e sul cuore;
lo strumento che suoni in cantina diventa un amante,
ed al concerto heavy-metal ci vai per farti spellare vivo dalla chitarra elettrica.
Perché
la musica ti avvoge e si svolge, disegna l’aria per un brevissimo arco di tempo, ed è tutto. 

 

L’aria si piega. Le onde sonore modificano lo spazio che le circonda; prendono la forma dei pipistrelli e si propagano; spostano un poco le nuvole, si perdono nella stratosfera e si riorganizzano nella ionosfera.  

Là, tentano il salto nelvuoto

 

 Il suono, nel vuoto, non si propaga? Io non ci credo.
Tutto quel pulviscolo luminoso… Lo vedo incresparsi.
Quell’energia smisurata, là fuori, è anche l’energia dei nostri morti.
Anche loro saranno toccati dall’interferenza che la musica crea

(Avevo pensato di postare un pezzo di Bach – cercato inutilmente – che fa così:
TAT TARATA TARAT TARAT TARAT TARARA’ TARAT TARAAAAAAA…
Se qualcuno lo conosce e lo trova per me… )

Aggiorno: Migro per qualche tempo.
Sperimenterò per la prima volta l’internet point: aspettatevi incursioni anonime in Bloggherìa.
Mi raccomando, portatemi  ops.. postatemi souvenir musicali da vostri eventuali viaggi, o siti di villeggiatura, o dall’angolo sotto casa.
Buona estate a tutte e tutti voi, care e cari.

Assurdo!

Non sarebbe propriamente argomento da post, però…
Mi scuso per la schifezza, ma devo raccontarlo a qualcuno…

No, dico… UBUNTU qui,  UBUNTU là…
poi stasera scopro  che non-so-chi ha VOMITATO su COFANO e PARABREZZA della mia auto in sosta…
Da non credere!!

E mio figlio : “Poveretto, non l’avrà fatto apposta, sai, quando uno sta male…”
Mannaggia!! Ma vomitare sulla ruota no, eh! 
Deve aver fatto anche fatica…

Cosa dovevo fare… ero così esterrefatta… che mi son messa a ridere!!  Mi son vista come in un film!!

Come quella volta che, parcheggiando, ho falciato in velocità e in retromarcia  due specchietti laterali..  Sono scesa imprecando, ma mentre lasciavo il biglietto da visita è arrivato il padrone dell’auto che, dall’interno di un bar, aveva assistito alla mia fulminea e nefanda manovra…
Bè, che ridere!! Me lo son immaginato mentre,  ad occhi sbarrati, mi vedeva piombare sul suo bel SUV…

A voi non capita di vedervi dal di fuori e di farvi ridere?

DITE DITE...

(PS: Non tutto il male eccetera: finalmente siamo andati all’autolavaggio…) (ma solo dopo la partita… così, mentre il Sudafrica le prendeva, mi si è corrosa la vernice, acc!)

UBUNTU

UBUNTU : « Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?. »
 

Nelson Mandela

 

“Umuntu ngumuntu ngabantu”
Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo.

 

La parola UBUNTU  mi ricollega al post precedente, che dedico a lui, POVERO INVICTUS!
 

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

                                                                               William Ernest Henley

MAI VINTO

 Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l’indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

 

E a chi ancora guarda la vita in faccia

 

Circolo virtuoso

Fatterello piccino  che merita un postino.

Tempo fa, la mia amica Amaranta, sapendomi in difficoltà, si accollò l’onere di accompagnare e prelevare a e da scuola mio figlio, attraversando Verona quattro volte al giorno (36 chilometri).
Non ho mai ricambiato (meglio così).
Però, due settimane orsono, un’altra amica mia si è trovata con lo stesso problema -logistico- ed io ho avuto l’occasione per fare altrettanto.
Per affetto, certo, non per mettermi in pari.
Ma mi piace pensare che, in parte, di ciò si debba ringraziare anche Amaranta, e che l’altra amica, nella stessa situazione, si comporterà similmente con qualcun altro.

Ps: A ben vedere potrei affrontare l’analisi di questi ‘circoli virtuosi’ e farne un bel post;
ma i due mostrilli, benché spassosi, mi ciucciano anche le energie che non ho;
tipo:  durante i fine-settimana, beccarli nello stesso letto, alle 3, ancora a chiacchierare.. e poi vederli puntare la sveglia alle 7 onde sfruttare appieno il tempo insieme  !!!

Bè, la scuola è alla fine;  ciononostante mi concedo un mini-pisolo, e lascio che voi traiàte le vostre personali conclusioni.
In compagnia della musica.

 

Solo in India ! Re-intitolo: XCUSSIONI CHE PASSIONE

Mi è capitato fra le mani un ritaglio di un Venerdì di Repubblica di qualche anno fa… mi manca l’angolino con la data, appena la scopro ve la dico.  Eccolo:
 

 In India chi non paga le tasse è torturato dai ‘finanzieri’ al suono dei tamburi
GLI  EVASORI  PRESI  PER  LE  ORECCHIE
Non pagano le tasse? Gli fanno la serenata. Assordante, però: a colpi di tamburo.
Succede a Rajahmundry, una città del sud dell’India, dove i cittadini hanno evaso il fisco per una cifra complessiva di circa 900 mila euro. Ritenendo inutile ogni altro mezzo, gli amministratori hanno deciso di affiancare agli ufficiali giudiziari dei percussionisti che, arrivati sotto casa dell’evasore, battono con tutta la loro energia sui tamburi, per ore o giorni. In un mese, il 75 per cento del debito è stato versato, ed il bilancio della città è tornato quasi in attivo.

Somari Patentati

Ho rinnovato la patente di guida alla Motorizzazione.
In attesa del mio turno, ho avuto tutto il tempo di farmi ben più di due risate, che voglio condividere.
Ecco alcune perle pescate nel libro dei quiz per l’esame, ovvero: come diventare SOMARI  PATENTATI.

Vero o Falso?

DEFINIZIONI
Corsia: pista riservata alle vetture da corsa V-F.
Carreggiata: riservata ai soli carri a trazione animale V-F.
Incrocio a raso: intersezione di strade senza alcun tipo di precedenza V-F.

SEGNALI
Cartello con chiave inglese significa: posto telefonico pubblico V-F.
Cartello STAZIONE DI POLIZIA significa: Alt-Carabinieri V-F.
Sono iscrizioni regolamentari sulla carreggiata: quelle che incitano i corridori di una gara ciclistica V-F.
La sosta è sempre vietata: nei parcheggi autorizzati V-F.
La fermata per la semplice salita e discesa dei passeggeri è sempre vietata: quando i passeggeri che scendono sono più di uno. V-F.

INCIDENTI
Per segnalare il pericolo ai veicoli che sopraggiungono, si deve: di notte, accendere un falò vicino al veicolo incidentato V-F.
L’individuazione di testimoni è utile: solo se è colpa dell’altro conducente  V-F.
O anche: solo se l’altro conducente è un tipo palesemente poco affidabile V-F.
Chi è obbligato a risarcire i danni causati da un sinistro, può: far riparare il proprio veicolo V-F.

PRONTO SOCCORSO
Se la vittima è in stato di shock, occorre: percuoterla con garbo ma con decisione V-F.
Se è incosciente: immobilizzarne completamente il corpo V-F.
O anche: domandarle se avverte male al capo V-F.
Se è ustionata e son presenti residui di fiamme vive: aspettare che si estinguano, indi intervenire V-F.
In caso di fratture: se l’osso fuoriesce, cercare di reinserirlo nei tessuti V-F.
In caso di incidente, il soccorritore deve: non fare nulla e attendere che giungano i soccorsi. (Ah, menomale!!  (ndr) ) V-F.

SICUREZZA STRADALE- 
Per evitare incidenti, è necessario: Moderare la velocità quando si gareggia con un altro veicolo V-F.
Non superare la velocità massima indicata dal tachimetro V-F.
Agli incroci, dare sempre la precedenza a tutti i veicoli V-F
Lasciare i catadiottri coperti di polvere affinché non scoloriscano V-F.
Controllare spesso il peso degli pneumatici V-F.  
Lubrificare sovente il volanteV-F.
In caso di stanchezza, spegnere le luci del cruscotto (e buonanotte! (ndr) ) V-F.
E’ causa di pericolo dovuto alla struttura della strada: La mancanza di curve pericolose VF.
E’ causa di disattenzione: L’abuso di caffelatte V-F.

COMPORTAMENTO 
Per limitare i consumi, bisogna: usare carburanti più economici V-F.
Per limitare l’inquinamento acustico, si deve: Eliminare la marmitta V-F.
Sostituire i catadiottri deteriorati V-F.
Chiudere le portiere con violenza per non doverle richiudere V-F.
Ma soprattutto: non trasportare materiale esplosivo! V-F.
E’ opportuno, quando un pedone NON sulle strisce tarda a scansarsi: richiamare la sua attenzione con qualunque mezzo affinchè ci dia la precedenza V-F.
Oppure: non curarci di lui, tanto abbiamo la precedenza V-F.
E’ opportuno, in autostrada: concedere passaggi agli invalidi V-F.
Alla partenza dalla carreggiata, se in discesa: inserire la retromarcia V-F.
Effettuando un sorpasso: assicurarsi di disporre di uno spazio libero di almeno 3 metri V-F.  
Effettuatolo: rientrare immediatamente a destra rallentando V-F.
In caso di forte vento laterale: chiudere le bocchette di ventilazione per evitare eccessiva turbolenza nel veicolo V-F.  
In caso di nebbia: procedere a zig-zag per essere meglio individuati V-F.
O anche: inforcare occhiali da sole V-F.  In caso di sbandamento: restare innanzitutto padroni di sè stessi (ma va?) V-F.

La guida in stato di ebbrezza è vietata: solo durante i fine-settimana V-F.
L’alcool influisce positivamente sulla guida in quanto: la rende più allegra e meno noiosa V-F.  ALE’ !! 

 

NUCLEARE – ri-posto (sul non riposto)

Ritorno al vecchio post, dato che ci sono nuovi commenti. E tanto per non farmi poi cogliere di sorpresa.  L’amico Mario Maggi ha creato un sito che raggruppa più iniziative, con una visibilità maggiore rispetto a Splinder:
 www.energeticambiente.it
 
Una ventina di anni fa, al referendum sul nucleare, votai contro (cioè SI’).
Non so con quanta cognizione di causa, tant’è che poi cambiai idea.
In seguito, con la diffusione delle informazioni sull’energia rinnovabile, cambiai nuovamente parere, e per il momento lì son rimasta.
 
Non riesco a capire come sia stato possibile rendere irrilevente il referendum dell’87, ma mi pare di rischiare di rimaner fregata alla grande. Parlo a titolo personale perchè non so voi come la pensiate;  ogni parere è più che benvenuto, anche perchè serve a tener aperta la discussione e acceso l’interesse.
 
Tra i tanti video che girano, mi è pervenuto questo: mi imbarazza postarlo da tanto è un pugno nello stomaco. Ci sono siti molto più esaustivi, ed interessanti, ma magari ci si stufa a leggerli… questo colpisce al cuore, fa piangere.
 
Non voglio impressionare voi, ma se qualcuno, contrario al nucleare, ritiene che possa servire lo faccia girare: ovviamente non a chi la pensa allo stesso modo.
 
Attenzione: questo video commenta il delirio mentale di Berlusconi tramite immagini molto forti. La visione è scondigliata a persone facilmente impressionabili.
 
So che questo genere di post (propagandistico) disturba alcuni bloggers, ma la posta in gioco è troppo alta per curarmi di risultar pesante o petulante o che so:
abbiate pazienza, c’è di peggio.
 

…Non passa lo Straniero ! Zum Zum

C’è qualcuno che non ha mai cantato questa canzone?
Sì ?!? Non ci credo !!
I Canti degli Alpini sono legati alla mia infanzia -e oltre- più di quanto non lo sian lo Zecchino D’Oro e Carosello. Li ho usati persino come ninna-nanna (mentre, per la sveglia, ricorrevo a La Marsigliese :-) !)
Degli inni della II Guerra Mondiale, invece, non c’è quasi traccia. O, almeno, non si sentono mai. Son più popolari quelli partigiani.
Perchè? Bè, quella è stata una guerra persa.
Ma forse c’è un altro motivo: se le canzoni della II scandivano i passi dei Fanti esaltando pugnali fra i denti e bombe a mano, quelle della I sembravano cantate da soldati capitati al fronte per caso:
La Sentinella che sogna la sua bella, quello che ha la mamma che sta bene ma il papà l’è ammalato, le migliaia di Alpini su quel lungo treno che andava al confine, un aprile, primavera, come nella guerra di Piero.
Il patriottosmo espansionista si è sbriciolato, l’aspetto umano è rimasto.
E con cosa si va su pei monti a guerreggiare, quando non si colgono le stelle alpine? Con una lunga penna nera!!

 

La Leggenda del Piave è una delle poche che sembra cantata da guerrieri; anche se lo Zum-Zum che sempre si aggiunge alla fine rivela la razza pulcinella che siamo.
Ma, insomma, la guerra ci appartiene o ce lo vogliono far credere, come anche ora accade?
Qui, siamo già alla II:

i bambini a scuola – la scuola ai bambini

AFGHANISTAN
Gas contro la scuola femminile
I Taliban avvelenano 80 bambine

Attacco all’istruzione delle ragazze a Kunduz, nel nord del paese,
teatro di un episodio simile la settimana scorsa.
Quando erano al potere, gli estremisti islamici
avevano chiuso gli istituti alle donne
 

Contemporaneamente a quest’articolo, leggevo, più o meno una settimana fa, il post dell’amico Sandro-Dormisepolto a proposito del diciassettenne che, nel Napoleteno , impugnava un’arma durante una spedizione punitiva, in un regolamento di conti camorristico. E leggevo pure i relativi commenti, alcuni riguardanti i bambini-soldato, altri  la  difficoltà d’insegnamento nelle scuole siciliane, a causa non dei bambini, ma delle carenze istituzionali.
http://sandroviaggiatore.splinder.com/post/22629801/girati )

Il 6 aprile 2003, su “Parade”, Kevin Fedarco scriveva:

“Mentre gli Stati Uniti si scontrano contro il regime di Saddam Hussein, Greg Morteson sta conducendo la sua campagna pacifica contro i fondamentalisti islamici, che spesso reclutano membri nelle scuole religiose chiamate Madrase.
L’approccio di Morteson si basa su un’idea semplice: Costruendo scuole laiche e promuovendo l’istruzione – in particolare per le ragazze – nella zona di guerra più instabile del mondo, il sostegno ai Talebani ed ad altre sette estremiste alla fine verrà meno.

IL NEMICO E’ L’IGNORANZA 

( http://www.parade.com/articles/editions/2003/edition_04-06-2003/Greg_Mortenson )


 

 

un’altra Resistenza

La nuova Resistenza è quella alla criminalità organizzata.

Sul blog di Lucycy ho trovato questo bell’articolo:
 LA POLEMICA SAVIANO, IL CAVALIERE E LA COSMESI UNIVERSALE    
di Adriano Sofri
 http://battelloebbro.splinder.com/post/22592573 
 

A scuola, alle elementari, si insegna Educazione Ambientale, Alimentare, Stradale; Educazione Civica non credo esista più, forse alle medie. Ma  mi piacerebbe venisse reinserita come materia di studio. Chissà, magari sarebbe la volta buona anche per me d’impararla!
 
L’articolo sopracitato non è adatto ad un bambino, certo!  Ma ho trovato un bel libro per ragazzini ‘dai 10 anni’, di Pina Varriale, intitolato RAGAZZI DI CAMORRA, edito da ‘Il Battello A Vapore’. Ho provato a leggerlo, e l’anno prossimo lo passo al figlio.

La scuola del mio quartiere è dedicata a Rita Rosani, nata a Trieste il 20 novembre 1920 da una famiglia ebrea di origine cecoslovacca (Rosental);  lì studiò, si diplomò ed insegnò nella scuola elementare ebraica.
Nel 1938 la sua famiglia, come tante altre, fu perseguitata a causa delle leggi razziali; tuttavia riuscì a non abbandonare Trieste. 
Ma, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, convinse i suoi a rifugiarsi in Friuli ed a salvarsi così dalla deportazione. 
Lei, invece, aderì al movimento della Resistenza, organizzando i collegamenti tra le formazioni partigiane. Si trasferì a Verona e fondò l’ ‘Aquila’, una banda di soli quattro partigiani, attivi nelle zone di Zevio e della Valpolicella per quasi un anno, crescendo di numero fino ad essere in quindici. Una baita sul Monte Comun era la loro base. Lì, il 17 settembre 1944,  furono accerchiati in una operazione di rastrellamento da parte delle forze nazifasciste; decisero una sortita; Rita uscì per prima; fu ferita, catturata e poi uccisa da un sottotenente della Guardia Nazionale Repubblicana. Non aveva ancora 24 anni.

Dato che mio figlio frequenta quella scuola, e poichè è il 25 aprile, ricorrenza della liberazione dal nazifascismo, ho pensato di parlargli di lei e della sua storia, senza nominare  destra e sinistra. Anche perchè vedo che, in quella che potrebbe essere la nuova Resistenza, questa demarcazione salta. 

Questa, invece, la pubblico per me. Questa versione degli Ustmamò e non un’altra, per un piccolo passaggio musicale che mi strugge.

demenza senil-piuomen-precox

…….ehm……………………………………………….MMM…………………………………….hhhhh……………………………………..

Tra pochi giorni sarò a Milano, dai miei, per le vacanze pasquali; ora vi scrivo un messaggio augurale very-very-very smart…………………………………………………………………………………

( Un tale sosteneva che per esser creativi bisogna soffrire.  Si chiamava Frèid, mi pare, o Fròid, uno di Vienna.  Se lo diceva, ben lo sapeva.  Se lo sapeva, è perché lo lera, lui, un creativo – la barba scolpita con Grafìc.  Chissà di che soffriva?
A me, per esempio, duole un piè.
Aspetto… aspetto… ma la creatività non arriva.  Forse non mi fa male abbastanza.  Soffro anche di freddo, in questo sottoscala pieno di spifferi dove mi son ficcata per creare……..
Mi spoglio, e ci riprovo……

IL TELEFONO…  Wait…

Un tipo. Mi son fatta elencare le sue magagne, dato che ogni tanto gli succede di esser creativo e scrivere nientepopodimeno che poesie d’amore, dice.   Mi sono aggiornata, così……………………………………..

Sono al punto di partenza.  Anzi, retrocessa, dato che parla parla mi è passato il freddo.
Dovrei concentrarmi sul piede dolente… ma non riuscirei a creare del tutto… e ben che ci riuscissi, immaginate che poema dei miei stivali ne uscirebbe ! ? ! !

Ma sto aggirando il problema.         Dunque ……….      HO  FAME!  (Meglio!) …….

SOFFRO!   (Persisti!) …………..           ………       ORA  CREO …………..           ………..    )

Bè, sarà per un’altra volta.                  Un  banale  ARRIVEDERCI!

PRIMA O POI ci becchiamo.
    
 (ecco un Aldilà che mi piacerebbe..)

ee”>                                                                                                                                         

giovedì 25 marzo: Una notte contro il buio mediatico

Dal blog TEA TIME di RedPasion

 

24 marzo 2010
di Luigi De Magistris                       http://www.gliitaliani.it/?author=1 

“Rai per una notte” è una iniziativa di resistenza pacifica democratica. Uno sciopero bianco dell’informazione libera e indipendente contro il “grande manipolatore”intento a svuotare le coscienze sfruttando la complicità dei fedeli cortigiani delle istituzioni, degli organi che dovrebbero essere di garanzia per il pluralismo mediatico e della sempre più nutrita pletora di giornalisti dalla schiena ricurva, pronti a rispondere si obbedisco in direzione di Arcore. Mentre il premier tenta di rafforzare il suo rapporto padronale con il servizio pubblico, per riformalo a voce unica del regime e consolidare consenso politico-elettorale, i giornalisti liberi e il sindacato della stampa reagiscono alla censura di stato continuando semplicemente a fare il loro lavoro. Perché in questo Paese berlusconizzato, anche la normalità, come compiere il proprio dovere professionale rispettando solo la legge e la deontologia, diventa un atto rivoluzionario. Ora che l’illegittimo “regolamento-bavaglio” ha mutilato la libertà d’espressione ed il diritto all’informazione cancellando i talk show dai palinsesti Rai, la Rete ha ripristinato la libertà di informare e garantito il diritto ad essere informati che spetta, secondo Costituzione, ai cittadini. Contro il silenzio che si vuole imporre si è detonata un’esplosione civile e pacifica on line: di bacheca in bacheca, di pagina in pagina, sulla Rete è passata l’energia democratica. Il sito web di “Rai per una notte”, nella sua prima versione, è crollato sotto il peso delle migliaia di connessioni: da tutta Italia, senza differenze sociali, i cittadini si sono collegati per leggere, sapere, difendere il loro diritto ad essere informati, a costruirsi un’opinione critica ed indipendente. E il sistema dell’informazione ha risposto positivamente mettendo a disposizione una schiera di siti, oltre che gli spazi televisivi (da Rainews a Sky, passando per i giornali on-line) per trasmettere la diretta streaming della trasmissione allestita al Palodozza di Bologna, dove per giovedì già si registra il tutto esaurito. E la Rete , a cui pure tende la longa manus del potere che non tollera il confronto e la circolazione delle idee tanto da volerla azzerare per legge, si è fatta strumento di democrazia e viatico del diritto. L’oscuramento mediatico è figlio di un potere terrorizzato dall’idea di una coscienza sociale informata che non sappia solo comprare ma anche pensare e scegliere, quindi svelare le bugie del sovrano e chiedere al sovrano un passo indietro. Da questa stagione buia, è scaturita una risposta luminosa che non dobbiamo far affievolire.

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si può seguire qui:                  http://networkedblogs.com/p30241652

(non conosco il trucco per aprirlo direttamente, bisogna digitarlo su Google)

piccole cose che cambiano la vi(s)ta 2


 

http://www.youtube.com/watch?v=-MhgnMX73Pw&feature=related (al posto di Emanuele Filiberto c’era questo, l’originale, ma me l’hanno rimosso, dannaz)

 

Premetto: lo so che la vita è fatta più che altro di cambiamenti impercettibili se non nel lungo periodo, ma su quelli è difficile farci un post del tenore dei miei.
Perciò riporto il ricordo di un altro fatto piccolo ma determinante per il mio modo di guardare il mondo.
Avrò avuto 11 anni;  mio papà arrivò a casa con un libro di fantascienza e dopo cena ci lesse questa storia, famosissima, ma stravolgente, allora, per una bambina di quell’età. La conoscerete sicuramente, ma la copioincollo nel caso che qualcuno non. 

SENTINELLA
di Fredric Brown (1954)

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa.Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella cui era abituato, faceva d’ogni movimento una agonia di fatica.Ma dopo decine di migliaia d’anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unica altra razza intelligente della Galassia … crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.Stava all’erta, fucile pronto. Lontano cinquantamila anni luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l’avrebbe mai fatta a riportare a case la pelle.E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante che tutti loro facevano, poi non si mosse più.Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti col passare del tempo s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle di un bianco nauseante, e senza squame.

 

 

piccole cose che cambiano la vi(s)ta

Lascio perdere cose come catastrofi che spazzano via la casa o peggio; od un trasferimento di lavoro da Aosta a San Diego; oppure la nascita di tre gemelli e conseguenti cambiamenti eclatanti. Parlo dei cambiamenti interiori, magari altrettanto improvvisi, come illuminazioni.
Da piccoli capita in continuazione. E’ tutto un  ‘AHH!’   ‘OHH!!’
E chi se li ricorda: sono ormai matrice.
Le mie prime emozioni ‘intellettive’ sono legate alla musica: a tre anni avevo un ‘pianofortino’ di legno, con i semitoni solo disegnati, e diventavo matta perchè non corrispondevano alla canzoncina che avevo nell’orecchio; mio padre capì, portò a casa una robina un po’ più seria, ed io venni Investita dalla Luce. Ricordo poi l’emozione di quando lessi la prima parola, di quando scoprii che quei segni che conoscevo come lettere, se messi di seguito, non solo davano per risultato una parola finita, ma addirittura evocavano la cosa reale che quella parola designava per me.   Ed ancora, meraviglia, i numeri: lì mi inoltrai proprio in un universo parallelo, in cui giocare con loro come con altrettanti amici, ognuno col proprio carattere e legame con gli altri. Peccato non aver studiato Matematica, mi sarei divertita. 
Eccetera.
Avanti col tempo e le scoperte, e arrivano i 12 anni x la ragazzina incantata che ero, bella famiglia aperta e amorevole, mondo non ovattato ma certo protetto.
A questo punto càpita la cosa che ti fa spostare di un passo, e ti cambia la prospettiva di vedere le cose; il mio cervello apre una finestrella ancora chiusa, da cui si intravede un altro mondo: ascolto Via del Campo di tale De André, un Genovese, che non abbandonerò più.

 

schede e speranze

Copio e incollo da Mauropiadi e volentieri diffondo:

 
Cittadino laziale, cittadino lombardo,
  • se paghi una bolletta in ritardo ti applicano gli interessi di mora; se la paghi molto in ritardo o se non la paghi affatto ti tagliano l’utenza;
  • se vuoi partecipare a un concorso pubblico e presenti la domanda fuori dai termini, la tua domanda viene respinta;
  • se richiedi una concessione edilizia e alleghi documenti falsi, la tua domanda non solo viene respinta ma sei passibile di denuncia;
  • se da domani tolgono quel fastidioso e inutile divieto di sosta davanti casa tua, non ti viene certo rimborsata quella multa salata che i vigili urbani ti hanno affibbiato la settimana scorsa.
A questi signori invece è stato permesso, grazie alla prepotenza di chi governa questo paese (che ritiene evidentemente che la sostanza, la loro sostanza, sia più importante della forma), di bypassare ogni certezza di diritto.

Che in questo paese ci sia un deficit democratico è sempre più evidente.

Il 28 e 29 marzo si voterà per scegliere i presidenti delle Regioni Lazio e Lombardia. Come possono queste persone governare e governarti se sono loro i primi a non rispettare le regole? E per quale ragione tu, cittadino laziale o lombardo, devi avere più doveri e meno diritti di quanti ne abbiano loro?

Quindi il 28 e 29 marzo impedisci che Renata Polverini e Roberto Formigoni diventino presidenti della tua Regione.

Diffondi questo post, copiaincollalo ovunque, linkalo dappertutto. Per ridare un minimo di speranza a questo paese.

 

 


 

 
 

DELITTO E CASTIGO

Oggi, alla radio, ho ascoltato un’operina di Cocteau, musicata da Milhaud (Milò!),  dal titolo “Le pauvre matelot”, Il povero marinaio, probabilmente ripresa da vecchie ballate popolari:

Una bella donna sola aspetta il ritorno del suo sposo, marinaio, che non vede da lungo tempo.
Un bel giorno il marinaio arriva e decide di mettere alla prova l’amore della donna.
Camuffato, le si presenta come compagno di bordo del consorte, il quale non ha potuto tornare da lei perchè troppo povero. Ma lui, l’amico, ha fatto fortuna, e di soldi ne ha un sacco!  Le propone di tenergli compagnia; lei acconsente e gli prepara un comodo letto.
Nel cuore della notte la donna si riinfila nella camera del marinaio, che dorme di sasso nel tanto comodo letto;  con una martellata lo uccide per rubargli i soldi da spedire al povero marito.
Dopodiché lo dice al padre, il quale l’aiuta a disfarsi del cadavere.
 

 
fin

… E GIOCHIAMOCI ANCHE INTERNET…

(Questa è una delle vignette di Vauro censurate l’aprile scorso, in seguito al terremoto a L’Aquila; non c’entra con la seguente faccenda, ma in qualche modo vi si riallaccia.)

L’ennesima spacconata su Facebook ha indotto il nostro governo, sempre attento alla salvaguardia dei più deboli, a pensare a serie misure restrittive riguardo alla libertà di espressione  in rete.
Alcune opinioni espresse sono a parer mio davvero abominevoli.
Secondo voi è giusto mettere paletti a tale libertà?
 

Mercimonio


Museo Napoleonico di RIVOLI VERONESE ove, nel 1797, si svolse una battaglia tra Francesi e Austriaci -
 -Teca con ritagli di giornale -e traduzione-  da me ricopiati.

Premessa: nel 1815 Napoleone evade dall’Elba e marcia verso Parigi, per riconquistare il potere.
Durante i 10 giorni della marcia, il quotidiano “Le Moniteur” esce con i seguenti titoli:

 1° giorno:  L’ANTROPOFAGO è uscito dal suo nascondiglio.
2°     ”    :  L’ORCO della Corsica è sbarcato a Golf Juan.
3°     ”    :  LA TIGRE è arrivata a Gap.
4°     ”    :  IL MOSTRO ha dormito a Grenoble.
5°     ”    :  IL TIRANNO ha attraversato Lione.
6°     ”    :  L’USURPATORE sarebbe a 60 leghe dalla capitale.
7°     ”    :  BONAPARTE avanza a grandi passi, ma non entrerà mai a
Parigi.
8°     ”    :  NAPOLEONE sarà domani sotto i nostri bastioni.
9°     ”    :  L’IMPERATORE è arrivato a Fountainebleu.
10°    ”    :  SUA MAESTA’ IMPERIALE ha fatto la sua entrata ieri
al Castello delle Tuileries, in mezzo ai suoi fedeli sudditi.
!

CANZONI E CANZONI E CANZONI D’AMORE

    Canzoni d’amore!! Mi assento qualche giorno, ve ne lascio una un po’ insolita; vorrei cantarne cento, fatelo voi se state al gioco: al ritorno mi piacerebbe trovare le vostre canzoni d’amore preferite:  a chi e a cosa volete, gioiose o strazianti, poetiche, malinconiche, nuove, antiche, scritte da voi… con o senza video, solo testo, solo musica, solo titolo..  se le avete sentite una volta e mai più raccontatemele… se invece voleste farmi la serenata di persona, bè, ci metteremo d’accordo!!

in maschera uguali a sè stessi

 

Se fossi nata popolana secoli fa, non avrei rinunciato alla possibilità di prendermi gioco dei Signori e Padroni e dei Re, e , sì, probabilmente mi sarei travestita per assicurarmi di mantener la testa attaccata al collo, una volta terminato il Carnevale.
E forse così fu, dato che questa è l’unica festa comandata che mi godo in prima persona, delle altre me ne faccio un baffo da quando… boh? da quand’ero bambina, benchè gioisca del riflesso del piacere altrui, come ai più accade, da quel che leggo nei vostri blogs.
Questa che vedete è solo una maschera di carta appoggiata al viso, ma il costume prevedeva la cura del minimo dettaglio: dagli stivaletti alla Mary Poppins al fazzolettino bianco, profumato di 4711, infilato nella manica del golfino; dalla camicetta nera in macramé (ereditata) al bastone con tanto di testa di Barbie a mo’ di pomolo… dai capelli alla camminata alla voce: non riconosciuta nemmeno dagli amici stretti. Oggi non lo farei: la maschera è troppo simile a ciò che cela. Ma allora, che soddisfazione! davo il tormento palpeggiando tutti e tutte, e bastonavo i giovanotti perchè mi cedessero il posto…
Fu l’ultima festa in maschera a cui partecipai; Oggi mi potete incontrare tutta per benino dall’ortolano, in Posta o sull’autobus con un naso quasi esagerato, o senza qualche dente, o coi baffetti ben curati…  Perchè?  Boh, penso per avere l’alibi di poter essere qualcosa di diverso e sentirmi autorizzata a comportarmi fuori dalla norma, come da manuale scolastico di psicologia. 

 

‘E allora dove vuole arrivare questa, dato che i manuali di psicologia spiccia li conosciamo tutti?’ 

 

Bè, intanto avevo fretta di postare qualcos’altro – e lo si capisce perchè scrivo come se stessi commentando uno dei vostri post – e poi perchè ho fatto un parallelo con l’anonimato dei bloggers.
In molti m’avevan preso per un ragazzo, visto il soprannome Lillo, non intenzionale, un vero Lillopercaso.  Perciò uno potrebbe facilmente giocare ad esser qualcun altro, sesso diverso, età diversa, soprattutto personalità diversa: gusti diversi, scrittura diversa,  soprattutto  convinzioni  diverse. Quello, se fatto come gioco in trasparenza, sarebbe anche utile: difendere con passione e cognizione di causa l’ opinione opposta scalfirebbe non poco i pregiudizi che uno ha, penso. Un tempo, quando avevo vita sociale più ricca, lo facevo; Come i bambini:  “Facciamo che io ero un creazionista e tu un evoluzionista…” e via dicendo.  Si potrebbe fare anche qui, qualche volta. Ma prendere un’identità fittizia.. quello, non ci riuscirei più, oramai mi sono affezionata a voi, e mi parrebbe di tradirvi, no?  Uff, troppa carne al fuoco. devo scappare di nuovo, ma: ditemi di voi: Vi piace il Carnevale, a parte i dolcetti? Vi mascherate? Fate festa? Ora? Una volta?… voglio sapere tutto!

A..A… PROVA-PROVA A..A..

Ma lo sapete che da quando ho scoperto il virtual mondo ho più che dimezzato il tempo dedicato alla lettura? A voi non succede? Sarà che queste ‘prove’ mi prendono troppo tempo?  La mia libreria si va striminzendo..  Ma ho trovato la soluzione: basta scegliere la tonalità adatta al mobilio…  

Topo da biblioteca

Hai voglia di avere una bella libreria, ma non di perdere i tuoi weekend a togliere la polvere dagli scaffali? Ecco la soluzione che fa per te: una carta da parati con l’immagine di una libreria… firmata Graham&Brown
Carte da parati Graham&Brown - carta da parati libreria
Ps: la scritta in rosso non l’ho aggiunta io, è una pubblicità vera, PURTROPPO…

01.02.2010

Ecco, apro questo mio primo blog precipitevolissimevolmente per non perdermi la data palindroma.

Lo inauguro con due filastrocche dedicate a due amiche, palindrome pure loro: la prima ha trovato la forza di lasciare un marito più che prevaricatore; la seconda ha finalmente strappato un finesettimana al suo pusillanime amante.

          AISSIA

 0       Zero in condotta:
 1       una pasta ch’è scotta;
 0       zero occasioni per
 2       due figli buoni;
20       vent’anni di sberle e
 1       una, questa, da me:
 0       zero i minuti che resto con te.

          ADA

 0       Zero in condotta:
 1       una Gatta che scotta;
 0       zero illusioni, ma
 2       due notti buone;
20       venti maniere che piacciono a me,
10       dieci i minuti che bastano a te!