Inazione, frustrazione, infiltrazione…

…emancipazione, partecipazione, realizzazione…

Mai avrei pensato che l’inazione forzata avrebbe comportato un problema, per una pigrona come me. Invece, oltre agli ovvi inconvenienti economici (non lavoro) e casalinghi (nemmeno in casa, oltre al minimo), mi abbatte il morale.

E come mai? Perché sento forte di non dare alcun contributo, benché minimo, al benessere sociale, al progredire dell’Uomo, alla bellezza del mondo. Che è già poca cosa anche quando sono in forma, eh! Però.. Il mio lavoro di abile (tra un po’ labile) artigiana era solo una briciolina ma c’era, ora è fermo; le visite con quattro chiacchiere alle mie vecchiette di quartiere, sospese; non do cene, e non ospito da mesi masnade di ragazzini, è il mio sempre dagli altri; e anche scrivere è difficile. Ciò mi crea frustrazione, divento intrattabile, e a momenti spreco pure il buono della situazione: più tempo col Mostrillo; il quale, quando ha pietà di me, mi permette di studiare con lui!

A peggiorar le cose c’è che siamo sotto elezioni, e allora questo senso di inutilità si acuisce, con la sgradevole sensazione di essere ininfluente e di perder di vista il senso.

E a proposito di elezioni, dato che questo post trabocca di parole che finiscono in ‘zione’, ho avuto la tentaZIONE di fare il collegamento azione – nazione  per… dare un respiro più ampio alla mia insoddisfaZIONE, ma so che non ci sareste cascati: azione deriva da agire, nazione da nascere. Però sarebbe stato carino.

Ora chiudo che devono farmi un’infiltraZIONE di nonsoché, come da titolo.  :D  Lì sì che ci siete cascati. Credevate che avrei scritto una spy-story?

Mi muovo (per dire). Ciao.