22 pensieri su “Fratelli fuori d’Italia

  1. Bella! :-) E anche l’argomento è… tristemente azzeccato :-( Ho sentito dire che il problema non è tanto che i cervelli se ne vanno, succede anche in altri paesi, ma piuttosto che non ne arrivano! In pochi hanno voglia di venire qua… e perché dovrebbero visto cosa abbiamo da offrirgli?
    Ciao, un caro saluto :-)

  2. E’ davvero un peccato. Una macchia non sul passato, nè sul presente. Sul nostro futuro. Una cosa che non dovremmo permettere in nessun caso. A costo… non so, di tassare tutti gli stipendi. A qualunque costo.

  3. Mio nipote è “un cervello”: se lo dico io puoi credermi. Ormai ha perduto le speranze di trovare un lavoro dignitoso in Sicilia e ha mandato il curriculum all’estero, ha viaggiato molto e mi ha detto che gli piace la Svezia. Ormai il curriculum è partito e tra poco partirà anche lui, né io gli posso dire “resta vicino” perché qui non c’è niente tranne lotte e raccomandati di ferro. Che vergogna.

    • Consolati pensando che gli Svedesi son simpatici…
      Ps: oramai è settembre… lui sarà partito, forse tornato per una vacanza, e ripartito ancora…
      Com’è andata?

  4. Ma tanto lo sappiamo, no? In Italia non è il cervello che conta, ma la furbizia, il “saperci fare”. L’arte dell’intrallazzo, delle bustarelle, del “dì che ti mando io” è quella che va per la maggiore. L’intelletto, il genio sono doti secondarie. Quando in un Paese senti dire che “la Cultura non si mangia” che ti aspetti.? Così se i nostri cervelli vanno all’estero, arrivederci e saluti. Salvo poi ergersi pieni di orgoglio quando qualcuno di questi geni fa qualcosa di meritevole…. è uno di noi, uno dei nostri figli!
    Già, i nostri figli costretti ad emigrare perché da noi non c’è la possibilità di studiare, sperimentare….e non parliamo poi delle possibilità di lavoro.
    :-(

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